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Si concludono stasera, 25 Giugno, al Chiostro dei Minoriti, a Catania, per la rassegna “Altrove” organizzata dal Teatro Stabile etneo, le repliche del progetto teatrale “Studio per Carne da MACELLO” di Valentina Ferrante e Micaela De Grandi, che analizza, seziona, senza fronzoli, il tema della violenza sulle donne in modo completamente diverso, intrigando il pubblico che si ritrova nei panni di vittima e carnefice allo stesso tempo, riflettendo su un tema diventato oggi davvero virale.

Banned Theatre per sviluppare una tematica tutt’altro che semplice utilizza un linguaggio teatrale estremamente accattivante, che ingloba recitazione, un tappeto sonoro tra il moderno e l’antico, coreografie e movimenti ben studiati che richiamano la situazione di donne che sanno di subire, di rischiare, ma che non si vogliono ribellare e portano avanti la loro pseudo esistenza di stenti, soprusi, violenze, umiliazioni sino a quando, in una notte qualunque, il marito, il fidanzato, il padre, l’amico, il branco, le massacra.

Una scena (Ph. Dino Stornello)

Lo spettacolo, in circa 60’, mette in campo una validissima squadra di sole donne che, attraverso storie terribili folgora lo spettatore catapultandolo sin dal primo minuto della pièce in una dimensione tragica, spietata, sanguinaria come quella del femminicidio con delle povere donne – trattate come autentica carne da macello – che vengono massacrate dall’istinto animalesco dell’uomo ma che muoiono una seconda volta per mano di giornali, tv, o spietati talk show dove si da ampio spazio – per fare audience –  alle interviste con gli assassini oppure in dibattiti in cui si cerca una spiegazione a ciò che è avvenuto, attraverso le opinioni di addetti ai lavori.

Nell’incantevole spazio del Chiostro dei Minoriti, le straordinarie protagoniste della pièce sono Elisabetta Anfuso, Giovanna Criscuolo, Micaela De Grandi, Valentina Ferrante, Laura Giordani e la sessuologa Susanna Basile. Vestite di nero, tra giacche, sedie, cellophane, balli sinuosi, le donne protagoniste, palpeggiate, insultate, usate, annullate, umiliate, con delle movenze da manichino, raccontano di una accomodante e semplice moglie, di una madre disperata, di donne lapidate, strangolate, di mariti frustrati ed assassini, di uomini che le usano come oggetti e poi le buttano via, mentre una sessuologa disserta sul fenomeno da approfondire e da non sottovalutare. Ad orchestrare i movimenti, il dipanarsi della tragica ed intrigante piècè, l’intensa ed inquietante Raniela Ragonese che, da aiuto regista, conclude poi lo spettacolo con il suggestivo e calzante brano degli anni Sessanta “Amo” del cantautore italo-belga Salvatore Adamo.

Laura Giordani e Raniela Ragonese (Ph. Dino Stornello)

Scorrevole la regia di Valentina Ferrante e Micaela De Grandi, convincenti le musiche di Luca Mauceri, le canzoni sono interpretate da Betta, i costumi sono di Nunzia Capano, il vocal coach è Armando Nilletti, assistente alla drammaturgia Federico Fiorenza e assistente tecnico è Carlo Giordano.

Pubblico intrigato e piacevolmente sorpreso da una pièce che, pur affrontando un tema particolarmente sanguinario ed abusato, riesce a coinvolgere grazie ad una messa in scena originale, mai banale e che tiene sempre alta l’attenzione dello spettatore che, alla fine, è prodigo di applausi per le convincenti protagoniste.

Gli applausi finali (Foto Dino Stornello)

Lavoro che, inerpicandosi per le impervie strade della violenza e del tragico, ci riporta ad un retaggio, ad una cultura maschilista tutt’altro che superata, ad una sequenza di immagini e storie sanguinarie in cui le donne sono autentiche bambole, manichini da manovrare, da usare, per la famiglia, per il possesso, per un capriccio e poi da avvolgere nel sacco della spazzatura e gettare in pasto ad un martellante tam tam mediatico, ad un voyeurismo televisivo davvero spietato .

“Studio per Carne da Macello” risulta, quindi, un azzeccato esempio di teatro cronaca, dove l’orrore prende il sopravvento e in una società capace di mostrare – senza alcuna perpressità o dubbio – di rivendere in tv il dolore di una madre, l’assassino di una ragazza, l’omicidio più efferato, costruendoci un dibattito, un programma, un social show che piace e quasi seduce. Tutto in nome degli ascolti che crescono a dismisura….Questa oggi è la nostra società.

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