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Conclusa la ricca e variegata stagione estiva all’accogliente Spazio Giardino Pippo Fava, in via Caronda 82, a Catania, dopo le tante repliche de “La Bottega del caffè”, nell’adattamento e regia di Elio Gimbo, la rassegna “Giardino d’estate”, tra musica, cabaret e poesia, organizzata da Elvio Amaniera e le serate tra batteria e voce curate da Giuseppe Carbone e Francesco Cusa, il Centro teatrale Fabbricateatro, si prepara alla stagione 2017/2018 con una serie di iniziative e novità che sicuramente impreziosiranno le proposte culturali e teatrali della città etnea.

Il Centro Teatrale

A farci un bilancio dei primi mesi di attività in residenza artistica alla Sala Di Martino e nello Spazio Giardino Fava ed a parlarci dei prossimi appuntamenti, sono i due responsabili del Centro teatrale Fabbricateatro, il regista Elio Gimbo ed il presidente Daniele Scalia.

“Dallo scorso Marzo ad oggi – spiegano Gimbo e Scaliadopo aver inaugurato la nostra sede e residenza artistica, abbiamo prodotto, nella Sala Di Martino e nello Spazio Giardino Fava, “Il Principe” da Machiavelli, “La Bottega del caffè” da Goldoni e proposto poi la nuova rassegna “Giardino d’estate” con vari artisti, delle serate tra batteria e voce curate da Giuseppe Carbone e Francesco Cusa ed inoltre abbiamo cercato di riunire degli operatori culturali per ragionare sul Teatro come impresa economica ed eventualmente suggerire dei nuovi modelli di gestione. Finora abbiamo prodotto due creazioni teatrali originali, ma abbiamo anche ospitato creazioni indipendenti di artisti inquieti come noi”.

Il regista Elio Gimbo

Qual è la caratteristica del Centro Teatrale Fabbricateatro e qual è il bilancio di questo primo ciclo di lavoro nella nuova sede?

“La caratteristica principale sta nella gestione del Centro Teatrale – spiega Elio Gimbo – ovvero di offrire alla città un modello radicalmente diverso dagli esercizi teatrali tradizionali. Dobbiamo interpretare gli errori e le lacune del “Primo Teatro” per trarne vantaggio e semplicemente continuare a sopravvivere. La sala Giuseppe Di Martino e lo spazio en plein air Pippo Fava permettono al gruppo artistico una varietà di programmazione che può impegnare stabilmente l’intero corso dell’anno e siamo liberi da ogni condizionamento privato o pubblico in merito alla concessione di spazi per il teatro. E’ appassionata, continua, maniacale in noi la ricerca di modelli nella nostra attività. Forse è una ribellione allo squagliamento generalizzato dei modelli istituzionali e perfino delle sovranità nazionali che avviene sotto i nostri occhi. Siamo alla ricerca di nuove forme atterriti dall’usura delle vecchie. E’ indubbia la vitalità della pratica teatrale in città, ma latita – però – il principio dell’organizzazione. Con l’apertura, a Marzo, di un nuovo spazio teatrale abbiamo forse costruito una utopia, ma il bilancio del nostro primo ciclo di lavoro nella nostra nuova sede di via Caronda 82 è senza dubbio più che positivo. Si può fare il bilancio di una utopia? E’ come raccontare un sogno appena svegli…”.

Quali saranno i prossimi appuntamenti di Fabbricateatro per la stagione 2017/2018 nella Sala Di Martino?

“Partiremo ad Ottobre – con le selezioni – nella Sala Di Martino con un Laboratorio permanente dell’attore che vedrà coinvolti il sottoscritto Elio Gimbo (Training e recitazione), Daniele Scalia (Storia del teatro e drammaturgia), Giuseppe Carbone (Dizione e recitazione) e Cosimo Coltraro (Teatro comico). Sarà un laboratorio di sperimentazione e ricerca teatrale.

Un aspirante attore o attrice dovrebbe dar prova di ostinazione e accanimento, dovrebbe dimenticare fuori dalla sala orologio e telefono per sottomettersi a ritmi intensi di  lavoro fisico e vocale, tanto da morire al mondo che l’aveva cresciuto per rinascere attore; dovrebbe avere principi e valori personali e poi la ricerca costante della tecnica atta a realizzarli, vivere ogni giorno come fosse l’ultimo e al tempo stesso come se avesse di fronte tutta la vita. Questa è la tensione che guida ogni apprendistato teatrale di lungo corso: rinuncia alla facilità e aspirazione all’essenza, al dettaglio che diventa deposizione giurata, testamento, insieme all’ebbrezza per l’infinità del tempo utile a disposizione per conoscersi tra simili, per scoprirsi con i compagni, per sorprendere sé stessi. Una scuola di teatro dovrebbe insegnare l’arte dell’incanto, come saper pungolare i sensi degli spettatori e le loro riflessioni: allora l’attore si può trasformare nel Grande Provocatore; libero dal bisogno di ascoltare il canto delle sirene del proprio tempo”.

I prossimi spettacoli alla Sala Giuseppe Di Martino

Cosimo Coltraro in Don Procopio

“Sono ben definiti i prossimi campi di lavoro – aggiunge il regista Gimboattorno ai due nuovi spettacoli. Il fulcro di entrambi sarà la presenza ed il lavoro dell’attore Cosimo Coltraro. Impegno importante sarà “Sperduti nel buio – (La Divina Commedia di Don Procopio) – Viaggio nell’inferno di Catania”. Questo spettacolo vede attualmente Nino Bellia, autore di “Tutta un’altra storia”, testo teatrale su Angelo D’Arrigo, nelle vesti di Dramaturg di compagnia ed è questa una funzione che raramente Fabbricateatro ha sviluppato negli ultimi anni, uno scrittore che prepara una drammaturgia apposita per un gruppo teatrale.

La ricerca parte da un rifacimento di Nino Martoglio, sulle pagine del “D’Artagnan”, della Commedia dantesca; qui l’invenzione martogliana sta nell’uso magistrale della lingua, a metà tra il dialetto catanese e un maccheronico italiano e nell’approfondimento di uno dei suoi personaggi più significativi, Don Procopio ‘Mballaccheri, già incarnato da Cosimo Coltraro in una nostra trilogia martogliana di anni or sono.

Il libro

Ma “Sperduti nel buio” non sarà tanto un omaggio al grande uomo di teatro belpassese quanto un riconoscimento della sua statura di intellettuale civile espressione della migliore “catanesità” possibile, una riflessione di nostre suggestioni personali su un possibile collegamento ideale tra il destino di Martoglio e quello di Pippo Fava, tra le funzioni che questi due “martiri laici” scelsero di ricoprire nella nostra cultura. Sarà in definitiva uno spettacolo sulla città come non ci capita dal 2001-2002  (gli anni di Ballata per San Berillo e L’oro dei Napoli), sarà un viaggio nell’inferno di Catania alla ricerca, fantasma dopo fantasma, anima dopo anima, delle origini precedenti all’evidente trauma che ha generato  l’attuale depressione, sfiducia, mancanza di stima verso se stessa, che ancora avvolge questa città stuprata in un passato recente da mascalzoni in giacca e cravatta ma con il fango ancora attaccato alle scarpe”.

“L’altro lavoro sarà “Il tempo stringe”, ancora con Cosimo Coltraro e liberamente ispirato ad un racconto di Antonio Tabucchi. E’ uno di quei spettacoli – come i recenti “Discorso su noi italiani” e “Il Principe” – che partono come un enigma da risolvere. Questi spettacoli partono in genere con una domanda personale del regista all’inizio del lavoro teatrale, in questo caso la domanda è: Cosa succede nella nostra coscienza dopo la morte? Ritroviamo noi stessi? Rivediamo il nostro passato? Compiamo un ultimo e definitivo bilancio di chi siamo stati? Nei precedenti “spettacoli-enigma” la risposta a ciò che abbiamo cercato appariva nel corso delle repliche, quindi attingendo molto alle reazioni ed alla presenza degli spettatori; saremo capaci anche stavolta di vedere oltre? Per i due spettacoli si stanno definendo le date e la programmazione e presto tutto verrà annunciato ufficialmente.

Questo e tanto altro (sono in fase di definizione altri appuntamenti) quindi per la nuova stagione di Fabbricateatro che vuole offrire delle nuove proposte ed iniziative, cercando di stimolare il dibattito culturale in una città tropo apatica e distratta”.

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