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Apertura della decima stagione al Teatro Brancati di Catania, in via Sabotino 2/C, all’insegna delle emozioni e delle risate. Lo scorso 26 Ottobre ha debuttato in scena l’opera di Luigi Capuana, scritta nel 1912, “I fratelli Ficicchia”, una sorta di “drammone” sentimentale che la regia di Giuseppe Romani– supportato dall’aiuto Riccardo Maria Tarci – ha saputo rendere godibile ed allo stesso tempo commovente, emozionante e divertente, grazie anche alla solerzia ed alle indubbie capacità artistiche degli interpreti guidati dall’inossidabile coppia Musumeci-Magistro. Lo spettacolo verrà replicato al Teatro Brancati fino al 12 Novembre.

Tuccio Musumeci, Miko Magistro, Margherita Mignemi ed Eleonora Sicurella (Ph. Dino Stornello)

Al centro della vicenda di  un dramma siciliano di inizi Novecento, con i toni tragici che vengono alleggeriti da  battute e situazioni comiche, c’è Don ’Nzulu Trombetta, un generoso e pacifico maestro elementare (il solito esilarante, dosato, umanissimo Tuccio Musumeci) che cerca di placare in ogni modo l’ira tra i fratelli Giovanni (un poliedrico Miko Magistro, davvero abile a passare dal tragico al comico) e Jacopo Ficicchia, (un esemplare e misurato Riccardo Maria Tarci), in perenne lotta a causa di un’eredità che ha favorito il primogenito.

L’odio dei fratelli Giovanni e Jacopo verrà trasmesso ai rispettivi figli Lisa e Peppino, ma dietro però, si nasconde il grande amore tra i due giovani. I due fratelli alla fine supereranno il loro orgoglio e la loro superbia e per far felici i due figli, si ritroveranno ed il loro abbraccio fraterno chiuderà la lunga parentesi di litigi ed odi.

L’intero cast de “I fratelli Ficicchia” (Ph. Dino Stornello)

Estremamente azzeccati nel loro ruolo  gli altri protagonisti in scena: la moglie del maestro, Anna, resa con la solita esplosiva verve e comicità da Margherita Mignemi, la figlia Saridda resa in modo estermporaneo e spassoso da Margherita Papisca, la vicina di casa -donna Peppa- di Maria Iuvara, il Minnucu di Francesco Fichera, l’Eugenio, l’ispettore forestale, di Gianmarco Arcadipane ed il medico di Enzo Tringale. Convincenti, infine, nei ruoli centrali dei due figli innamorati Giovanni Strano (Pippinu, il figlio di Jacopo) ed Eleonora Sicurella (Lisa, la figlia di Giovanni), quest’ultima apprezzata anche per le sue doti canore quando, in due occasioni, trasmette al pubblico con il canto la disperazione di figlia e donna che deve subire la volontà paterna.

Mignemi, Musumeci e Papisca (Ph. Dino Stornello)

Il lavoro – poco rappresentato e che omaggia il nostro teatro di tradizione –  in due agili atti, con le semplici scene di Susanna Messina, i costumi delle Sorelle Rinaldi , le luci di Sergio Noè e le musiche di Matteo Musumeci, riesce a regalare una piacevole serata al pubblico, alternando momenti drammatici e di assoluta commozione, all’insegna dei sentimenti e dei valori di una volta (di assoluto pregio la scena dell’abbraccio tra i due fratelli che si ritrovano dopo tanto odio) ad altri di ilarità e risate, sempre con stile e garbo (automatiche e d’effetto le battute tra don ‘Nzulu, la moglie Maria e la figlia Saridda). Un mix, insomma, di tradizione ed attualità che contribuisce a far riflettere il pubblico che, alla fine, tributa i doverosi applausi allo spettacolo ed all’intero cast.

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