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Dopo l’improvviso buio delle Rocce di Taormina, a seguito della sentenza del Cga, che ha offeso i sogni di un’intera comunità, il mecenate Antonio Presti – come annunciato – prosegue nel suo percorso artistico e spirituale, volgendo lo sguardo a Librino, periferia catanese da sempre amata e da vent’anni al centro dei suoi grandi progetti culturali. Il ritorno del rinomato fotografo franco-iraniano di National Geographic Reza Deghati – questa volta accompagnato dal pluripremiato fratello e collega Manoocher – segna un nuova tappa del lungo viaggio del presidente di Fiumara d’Arte, che ha sempre manifestato con forza il suo impegno etico e civile per la difesa del bene comune.

Presti e Reza

Prende il via, in questi giorni, il progetto “Il Cantico di Librino”, installazione fotografica monumentale su migliaia di pali della luce del quartiere, dell’Asse dei servizi e della strada che conduce all’aeroporto, dove i protagonisti saranno gli stessi abitanti, immortalati dai dieci fotografi siciliani. Inoltre, la semina di bellezza, che Antonio Presti coltiva instancabilmente, si rinnova anche con una mostra fotografica di Reza che attraverserà vari comuni etnei e della fascia ionica.

Tra questi anche il Comune di Mandanici, dove il sindaco Armando Carpo, insieme a tutta l’amministrazione, sono in fermento per accogliere gli illustri ospiti che daranno nuovo prestigio al piccolo centro collinare.

L’incontro, organizzato in collaborazione con  “Archetipi e Territorio”, Osservatorio di Antropologia Cognitiva diretto dal neurologo Giuseppe Mento, prevede un percorso attraverso le bellezze storiche, architettoniche e paesaggistiche del luogo.

In particolare, il gruppo si soffermerà per una visita al Monastero di S.S. Maria Annunziata a Badia, al Duomo di S. Domenica e alla Chiesa di S. Salvatore adibita a Museo Etnoantropologico.

Un percorso, attraverso tracce reali ma anche metafisiche e dell’immaginario, che mette insieme esploratori della bellezza, cultori di scienza e amministratori del territorio in una visione unitaria della cultura contro l’incombente pericolo dell’abbandono dei piccoli centri per restituirli allo sguardo del mondo. 

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