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Svegliatemi, fate qualcosa, datemi un pizzicotto, spruzzatemi dell’acqua gelida in viso, scuotetemi… Ditemi che è stato un incubo, che quel cavolfiore affogato è stato indigesto… È uno scherzo, vero?

A Monopoli

Sull’entità della vergogna si sono espressi i diretti artefici, a tutti i livelli. Che cosa aggiungere? Ricordo un 7-0 patito a Roma davanti a oltre diecimila, dicasi diecimila, catanesi in trasferta (per “quei fatti”, Spalletti non recupererà mai da parte mia un briciolo di considerazione: “esonerando” a vita), anche allora fu un evento catastrofico e vergognoso ma, fatte le debite proporzioni a questo 5-0 di Monopoli si avvicina di più Castellammare di Stabia (4-0; dicembre 2016), peraltro con lo stesso arbitro, il ternano Proietti (d’ora in avanti, se si dovesse apprendere della sua designazione, toccarsi sarebbe d’obbligo). Nella memoria c’è anche una cinquina raccattata a Palermo, fortunatamente e in qualche modo – poi – compensata dal mitico zero a quattro in casa loro, quello con il “drone” teleguidato da Mascara sino alle spalle di Amelia.

Monopoli-Catania: 5-0

Ancora (pomeriggio di martedì 20 febbraio) nulla di ufficiale – malgrado l’ampio chiacchiericcio mediatico – riguarda l’allenatore.

Lucarelli? La rottura con il popolo catanese non si è consumata con la recente catastrofe (pregresse inspiegabili scelte hanno figliato infauste conseguenze); è maturata, soprattutto, al sole delle incaute e nervose dichiarazioni del “dopo Cosenza” seguite alle contestazioni per l’evidente inadeguatezza del calcio espresso dalla squadra. È chiaro a tutti che non è il (pur bravo e “sostenuto”) Lecce a “scappare” ma il Catania ad ansimare nel “Monopoly” della promozione diretta. Del resto, se non rendi “gagliardo” il centrocampo, non vai da nessuna parte, neanche se in quella zona schieri Rivera, Pirlo o Platini. Lodi è stato neutralizzato più volte con marcature ad hoc, ma Lodi non è il solo componente del reparto né – diciamolo pure – si sta dimostrando quello di una volta; tanto che mi domando – bestemmiando, forse – se, per caso, il rapporto costi-benefici non stia risultando condizionante per il gioco d’assieme? Allo stadio, vedendo quanto espresso dalla squadra, con i vicini di posto ci domandiamo spesso: ma negli allenamenti che schemi provano? La domanda rimbomba più che mai portando inesorabilmente al “Livornese che tornò da quel paese” (specialmente se restasse) perché a ciò obbliga la regola non scritta… Ma sono tutte sue le colpe? Chi conosce veramente cosa accade nelle segrete stanze (e nei segreti campi)? E chi lo sa, lo dice?…

L’Ad Pietro Lo Monaco riflette…(Ph. calciocatania)

In verità, ai catanesi che si sono spinti sino alla cittadina pugliese (e non solo a loro) con fiducia cristallina (collegati – ironia della sorte – col Massimino, dove il Lecce incontrava la Sicula Leonzio da cui subiva pure una marcatura che, però, per l’arbitro non valeva) era stato dato un consiglio, esplicito e direttamente dal tecnico: andate a giocare al Bingo!

Un peccato. Perché Lucarelli cose buone ne ha fatte ed esprime, per certi versi, un modo di pensare alternativo. Persino quando, infelicemente, sottolinea che i suoi calciatori percepiscono (sarà, poi, vero?) meno dei loro colleghi che lottano per i medesimi obiettivi. Infelice, perché nasconde – neanche bene – un alibi intollerabile; ma è controcorrente, per una certa sensibilità insita. Espressione, pur tuttavia, induttiva di sospetti; a cominciare da quello che possa trattarsi di un’idea serpeggiante ma da altri non espressa. Parlare del vil metallo è sempre pericoloso, per quanto sia argomento ovunque ricorrente… La fantasia pura (che non può non essere creativa) ne può pensare cento e, come diceva “quel tale”, «a sospettare si fa peccato ma spesso ci si azzecca». Pericolosissima idea in momenti delicati e determinanti come questo; pericolosissima in epoche in cui la disoccupazione, la sottoccupazione, lo sfruttamento del lavoro dilagano; pericolosissima anche perché quando si firma un contratto (si suppone, liberamente) ci si impegna a dare il massimo (anche nell’interesse della propria carriera). La cosa, del resto, è reciproca (si ricordi, tra gli altri, il caso Rosina). Non è applicabile il detto: «tu mi runi ppi quanto non moru, iù ti dugnu ppi quantu non sudu»… Non può funzionare così…

Il Catania a Monopoli

Televisivamente, la partita – preveggenza? – è stata oscurata; esiste la “mirabile” sintesi prodotta dal “Monopoly” della Lega; l’ho “guarducchiata”. A me la prima rete è sembrata viziata da fuorigioco. Non è il caso di parlarne? Se non è un’illusione ottica, potremmo persino ipotizzare l’ennesimo condizionamento arbitrale. Perché è ovvio che lo status mentale dei “nostri”, già non dei migliori, ne abbia ricavato un effetto mazzata. Adesso, gli alibi, seppure bisbigliati, non servono; i fattori “ostili” non sono pochi, ma i fatti (visibili) hanno dimostrato come, senza certe disavventure, oggi parleremmo d’altro. Speriamo, comunque, di poterlo ancora fare e presto.

Salvo Nicotra

Salvo Nicotra si è occupato di così tante cose da sentirsi – talora – come uno che non ha concluso niente (lo diceva anche Luigi Tenco ma lui era un grande!)… Laurea in Lettere all’Università di Torino con tesi in Storia del Teatro (più precisamente, sull’attualità dell’Opera dei Pupi; Antonio Attisani, relatore; Alfonso Cipolla, correlatore), regista teatrale, uomo di cultura e di sport, ha collaborato sin dalla (lontana) giovinezza e collabora – nella “maggiore età” – con varie testate giornalistiche; nella “precedente vita” è stato lavoratore pubblico e dirigente sindacale.

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