Cultura

Il prof. Sergio Paradiso

La generosità umana ha una spiegazione scientifica? Premesso che per generosità s’intende la nobiltà e la grandezza d’animo, derivante etimologicamente da chiara e nobile generazione, che si manifesta soprattutto come altruismo, disinteresse, prontezza al sacrificio e al perdono, una qualità che rende felici di dare e di condividere il proprio tempo, denaro, cibo o qualsiasi altra cosa con gli altri, svariate sono le teorie che spiegano la generosità che si osserva negli esseri umani.

 Di recente si è dato peso alle capacità empatiche ovvero alla particolare attitudine gli esseri umani di “sentire” l’emozione che un altro individuo prova. Come si spiega che l’osservare una persona che soffre porta ad un atteggiamento generoso nei suoi confronti? Alla base della propensione ad aiutare chi soffre ci sarebbe una capacità di “mettersi nei panni di” colui che soffre. Questa capacità indirizzerebbe poi il gesto e il comportamento generoso.

Janelle Beadle (University of Nebraska)

Due studiosi statunitensi, Janelle Beadle (University of Nebraska) e Dan Tranel (University of Iowa), insieme a uno studioso catanese, il prof. Sergio Paradiso, psichiatra, psicoterapeuta, ricercatore, conferenziere a livello internazionale e autore di numerosissime pubblicazioni scientifiche, da alcuni anni rientrato nel capoluogo etneo dopo oltre 20 anni d’insegnamento nella facoltà di Psichiatria nell’Università dell’Iowa, si sono chiesti quali fossero i meccanismi cerebrali che spingono a un comportamento generoso quando si è di fronte ad una persona che soffre.

L’esperimento scientifico è stato pubblicato su Frontiers in Neurology (aprile 2018) ed è intitolato Ventro medial Prefrontal Cortexis Critical for Helping Others Who Are Suffering.

Beadle_Paradiso_Tranel_2018

Dan Tranel (University of Iowa)

Janelle Beadle, Sergio Paradiso e Dan Tranel hanno dimostrato che la corteccia ventrale prefrontale (la parte del cervello che si trova circa sopra le nostre orbite e che ha, tra le altre, funzioni di autoconsapevolezza) esercita un’azione fondamentale nel trasformare la conoscenza empatica della sofferenza dell’altro in un comportamento generoso e altruistico.

L’esperimento è proceduto confrontando soggetti sani con persone che avevano un danno cerebrale alla corteccia ventrale prefrontale e con persone che avevano un danno in parti del cervello che non includevano la corteccia prefrontale.

Nella figura si vede la sovrapposizione delle lesioni dei soggetti con lesione della corteccia prefrontale mediale presi in esame. I colori più caldi (rosso-giallo) indicano che in quella zona si trova maggiore sovrapposizione di lesioni mentre i colori più freddi (blu-verde) indicano aree dove si trova meno sovrapposizione di lesioni. L’area di maggiore sovrapposizione è la corteccia prefrontale mediale (area del cervello per intenderci che si situa al di sopra delle orbite). La regione di destra include tutti e otto i soggetti esaminati.

L’esperimento è consistito nel chiedere ai partecipanti di offrire una somma in denaro che si sentivano di devolvere ad un altro soggetto all’uopo istruito dai ricercatori, il quale chiedeva loro un aiuto economico, dicendo che aveva bisogno di denaro dopo un lutto significativo.

I ricercatori hanno trovato che, sebbene vi fosse una risposta empatica pressoché simile nei soggetti dei tre gruppi, quelli con danno alla corteccia prefrontale ventrale serve che trasduttore (0 elemento intermedio) tra l’empatia (percezione) e il comportamento (azione) congruente (ovvero generoso) che ne consegue.

Oltre alla portata teorica evidente in tale scoperta, i tre medici scienziati ci ricordano che molte malattie neurologiche mostrano alterazioni significative della corteccia prefrontale (vedi Demenze) e quindi i risultati di questa ricerca hanno delle importanti ricadute pratiche per coloro (medici, infermieri, familiari, ecc.) che si prendono cura di persone affette da demenza aiutandoli a prevedere meglio i comportamenti di tali malati e pianificare delle strategie di supporto mirate.

L’esperimento scientifico è servito anche a sottolineare che non sempre la mancanza di generosità è solo un fattore emotivo e psicologico, a volte essa è dovuta anche ad alterazioni neurologiche del cervello.

 Antonino Blandini

 

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