Cronaca

Nel pomeriggio di mercoledì 20 giugno, nel palazzo dell’ex Ente Sviluppo Agricolo (ESA), uffici della Presidenza della Regione Siciliana in Catania, a cura dell’Ordine dei Giornalisti di Sicilia, dell’Unione Cattolica della Stampa Italiana, dell’Associazione Donatori Volontari di Sangue (ADVS) della Federazione Italiana Donatori di Sangue di Catania FIDAS) e col patrocinio del mensile “CataniaMedica” dell’Ordine dei Medici della provincia, si è svolto un convegno-seminario di formazione per giornalisti e per operatori sanitari (medici, infermieri, biologi, chimici, ecc.) dal tema quanto mai importate e attuale “Informazione sulla donazione di sangue ed emocomponenti: comunicare la donazione del sangue”, responsabile scientifico il dottor Vincenzo Caruso, medico ematologo, pediatra e cardiologo, che ha aperto e diretto i lavori in sostituzione del dottor Salvatore Caruso, presidente FIDAS Sicilia, impedito ad intervenire.

Dopo i saluti del preside emerito di scuola media prof. Giuseppe Adernò, presidente UCSI sezione di Catania, il medico dottor Santi Sciacca, direttore UOC SIMT dell’ospedale “Garibaldi” di Catania, giornalista pubblicista, è intervenuto come moderatore dei lavori.

Molto interessanti e seguiti da tutti i presenti le relazioni in programma: 1° “Dai dati di attività del Centro Regionale Sangue alla qualità e sicurezza del sistema sangue” a cura del medico dottor Giovanni Garozzo, direttore UOCC Servizio di Immunoematologia e Medicina Trasfusionale Azienda Sanitaria Provinciale 7 di Ragusa, delegato regionale SIMTI Sicilia, che ha illustrato il <sistema sangue italiano> alla luce della Legge 21 ottobre 2005 n.219 “Nuova disciplina per le attività trasfusionali e degli emoderivati”. 2° “L’importanza di una corretta informazione sulla donazione del sangue: il ruolo delle Associazioni di Volontariato” a cura del dottor Feliciano Medeot, vicepresidente nazionale FIADS, GO, giornalista pubblicista. 3° “Quale ruolo dell’Ufficio Stampa dell’azienda sanitaria nella promozione della donazione del sangue?” a cura del dottor Francesco Santocono, responsabile dell’UOS Comunicazione ed Informazione ARNAS ospedale “Garibaldi” di Catania, giornalista pubblicista.

“La donazione di sangue è…medicina preventiva” è stata la relazione illustrata con chiare e didattiche diapositive dal dottor Vincenzo Caruso, persona responsabile dell’Advs-Fidas di Catania, giornalista pubblicista, il quale si è soffermato in modo particolare sugli esami obbligatori ad ogni donazione e ai controlli periodici e sul concetto fondamentale che la <donazione di sangue…è medicina preventiva>. “Ad ogni donazione -ha evidenziato il relatore- il donatore deve essere sottoposto a esame emocromocitometrico completo e ad esami per qualificazione biologica del sangue e degli emocomponenti. Il donatore periodico è sottoposto, con cadenza almeno annuale, agli esami di: glicemia, creatinemia, ALT, colesterolemia totale e HDL, trigliceridemia, protidemia totale e ferritinemia. L’esame emocromocitometrico e il dosaggio della ferritina sono sistematicamente tenuti in considerazione ai fini della prevenzione della riduzione patologica delle riserve marziali nel donatore e della personalizzazione della donazione”.

Il direttore Caruso, inoltre, ha spiegato il perché della suddivisione in fasce d’età, ognuna delle quali ha particolari problematiche: La 1^ fascia (18-30 aa.) è quella che difficilmente fa analisi del sangue e va dal medico. Con la donazione di sangue si “scoprono” anemie (soprattutto carenziali), ipertensioni arteriose, ipercolesterolemie, positività di malattie sessualmente trasmissibili; e nel donatore periodico viene avviata un’educazione ad uno stile di vita sana, dal punto di vista dell’alimentazione, sull’uso e gli abusi di sostanze e di comportamenti sessuali a rischio. La 2-3^ fascia (31-65 aa.) è quella a più alto rischio cardio-vascolare, attraverso il monitoraggio dei livelli di colesterolo LDL e le relative terapie, dei livelli pressori e della frequenza cardiaca e, anche se facoltativo e con tutte le riserve del caso, il dosaggio del PSA totale per la prevenzione del Ca prostatico soprattutto nei casi di familiarità.

   “La periodica donazione -ha evidenziato lo studioso- ogni 3-6 mesi e il ripetersi degli esami ematochimici permettono di instaurare una relazione di aiuto con il donatore che porta ad un personale e attento controllo del proprio stato di salute, del peso, dell’attività fisica praticata, dell’aderenza alle terapie prescritte, specialmente frequenti quelle per l’ipertensione arteriosa, non sempre efficaci e richiedenti un controllo cardiologico più attento”.                 

Antonino Blandini

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