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“Non c’è nessuna maledizione, anche nel ‘profondo Sud’ del nostro Paese si può fare eccellenza, come dimostrano la storia e l’esperienza della Scuola Superiore di Catania, che oggi festeggia il traguardo dei primi vent’anni dall’istituzione”. L’importante riconoscimento è giunto dal prof. Vincenzo Barone, direttore della Scuola Normale di Pisa, ‘modello’ sul quale, nel 1998, è nata la scuola d’eccellenza dell’Ateneo catanese grazie all’intuizione – anzi, è meglio dire alla ‘visione’ – dell’allora rettore Enrico Rizzarelli. “La scuola oggi – aggiunge il presidente Francesco Prioloè un luogo dove i talenti possono essere valorizzati, senza essere forzati ad emigrare”.

Di visione e visioni, di sogni e prospettive, dell’impegno dei docenti e della ‘risorsa’ studenti, che sono il vero tesoro di questa particolarissima istituzione formativa, si è parlato ieri pomeriggio nell’aula magna di Villa San Saverio, dove è stato presentato il libro curato da Giorgio Romeo, collaboratore del quotidiano La Sicilia e direttore del magazine Sicilian Post, che – su invito dei vertici della Scuola – ha raccolto la sfida di raccontare in un volume i primi vent’anni della Ssc. “Visioni. In viaggio con la Scuola Superiore di Catania” s’intitola il libro che riporta in copertina una suggestiva immagine della Sicilia vista dallo spazio: “Un’isola dinamicamente protesa verso il Continente”, ha osservato Lina Scalisi, coordinatrice della Classe di scienze umanistiche e sociali, che in maniera simbolica restituisce lo slancio che ha sempre contraddistinto un’iniziativa che non ha mai voluto essere provinciale.

“Raccontare vent’anni di una realtà come la Scuola Superiore di Catania, ricchi di avvenimenti istituzionali importanti – ha spiegato Romeo – è stata una sfida appassionante e impegnativa. Ho cercato di includere quanto più fedelmente possibile, attraverso la selezione di alcune parole-chiave, la molteplicità di visioni che ho riscontrato, che nell’insieme riesce a far comprendere come questo progetto sia tutt’altro che provincialistico, ma costituisca invece un’opportunità concreta per ripensare la Sicilia, i giovani, il futuro”.

Documenti e materiale d’archivio, interviste, colloqui con docenti, personale, allievi ed ex allievi: queste le fonti privilegiate dell’opera, che riesce a raccontare, come ha rilevato il prof. Priolo, “ciò che questa scuola è stata e ciò che sarà, grazie alle capacità di allieve e allievi, al lavoro di presidenti, coordinatori, docenti e tutor, che hanno dedicato e dedicano le loro energie a questa realtà”.

Concetti come “condivisione”, “ricerca”, “osmosi”, “merito”, “territorio”, “ritorno” e altri, scandiscono i vari paragrafi del libro, che – secondo la prof. Scalisi – “recupera la memoria sottolineando però sempre l’intreccio tra passato e futuro, grazie anche all’affinità generazionale dell’autore con gli studenti e i diplomati, e costituisce un importante tassello del quadro complessivo delle iniziative pensate per celebrare il ventennale, come la mostra al Palazzo centrale e la lettura magistrale del professor Salvatore Settis, archeologo di fama mondiale e direttore della Normale vent’anni fa, consolidando le parole e i ricordi in un ‘manufatto’ che rimane come testimonianza e auspicio per il futuro”.

“Le Scuole a statuto speciale – ha concluso il prof. Barone – devono continuare a contraddistinguersi per un genere di formazione che metta gli allievi in grado di occuparsi di problemi complessi, come di fatto sono la nostra società e persino la democrazia, proponendo modelli di sviluppo per il Paese a medio e lungo termine. E la loro missione è anche quella di aiutare i giovani a ricominciare a sognare, a riguadagnare la prospettiva del futuro, in un periodo storico nel quale hanno meno certezze e speranze dei loro genitori”.

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