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Cos’è cambiato durante la pausa che mi sono concesso? Tutto e niente; altro che siciliana! La cultura gattopardesca, certificata da Giuseppe Tomasi di Lampedusa (e per lui dal principe di Salina), era il “nuovo” che avanzava insieme alla cosiddetta “Unità”. Se la coerenza fosse la virtù dei forti, i “padroni del vapore” sarebbero invincibili! Così, nel bel pieno dell’estate, quando già si gioca la Coppa Italia che è come il “preludio” dell’opera “Campionato”, non si sa ancora chi dovrà disputare quello o quell’altro torneo, dalla A alla C. Frettolosamente bocciate le rivendicazioni di Palermo e Crotone, pendono ricorsi e controricorsi. In B e C è stato creato un groviglio di fili che chissà quanto tempo ci vorrà per dipanare. Il risultato è che le “bande” (per carità, nel senso di “orchestre di fiati”!) interne al potere palleggiano con tutte le palle possibili – dal numero di squadre (20 o 22) al nome delle stesse – propedeutiche alla compilazione dei calendari.

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E, nel pieno dell’estate, per il Catania è entrato festosamente e prepotentemente all’ordine del giorno il rientro in Serie B, dalla stessa porta da cui era uscito; sembra proprio cosa fatta, ma manca ancora – come si usa dire – la firma. Il sacro mondo del pallone (credo, dai tempi della ministra Melandri) è un miscuglio di pubblico e privato, di politica e affari, di governo e autogoverno, di norme interne e diritto comune; tanto che anche l’attuale ministro (Lotti) dice di volerci mettere le mani. Nel mezzo, le regole ondeggiano tra il “rispetto” e il “rospetto”.

Tuttavia, se è anche vero che un calcio così non può entusiasmare (eufemismo ciclopico!), è altrettanto vero che la prospettiva di lasciarsi alle spalle la bolgia della C entusiasma, comunque.Formalmente, sembra che la prossima tappa sia il Coni, ente cui, l’inclita università, proprietaria della Ternana (ma che forse a Terni ha appena un “ufficio”, come a Catania) è intenzionata a rivolgersi per avere non si sa quale “giustizia”. Ternana che dice anche di voler percorrere tutti i gradi e le sedi disponibili sino ai tribunali interplanetari. Cito il “paesino delle cascate” perché è da lì che provengono alcuni degli sproloqui più esagitati nei confronti del Catania e dei suoi rappresentanti, scompaginando quei giocattoli che (per vergogna?) qualcuno chiama “cabasisi”, parola non ancora accolta da tutti i dizionari che, invece, hanno sdoganato “zebedei”: «zebedei / s. m. pl. [dal nome di Zebedeo, padre degli apostoli Giacomo e Giovanni], eufem., scherz. – [ghiandole sessuali maschili, quasi esclusivam. nell’espressione rompere gli z.]; coglioni, corbelli, didimi, marroni, palle, testicoli»!

Per gli azzeccagarbugli produrre grappoli di appigli è come trovare l’acqua nel deserto. E per il Catania, quasi a ogni estate, parlare di tribunali più che del gioco è un’abitudine. Ai tempi di Matarrese (mi pare oltre dieci anni addietro) la FIGC utilizzò per fotterci un termine difficile da ricordare e di non immediata comprensione: “ofemilità”. In realtà sembra che anche allora in “alto loco” fecero cilecca, sbagliando termine (cfr: http://forum.lasiciliaweb.it/index.php?topic=1296.0)… Per una strana ironia della sorte, stavolta il Catania non ha dovuto schierare propri avvocati. Ci ha pensato il Novara che si è affidato – nientedimeno! – a Cota, ex presidente leghista della Regione Piemonte (ma i titoli sono innumerevoli; ha fatto parte anche del governo Berlusconi), il nuovo – guarda un po’ – che avanza.

La sentenza che ha rimesso in gioco il Catania per il passaggio, “ope legis”, in Serie B, mi pare che si fondi sul principio della non retroattività delle sanzioni penali. Ciò significa che oggi non puoi emanare una legge secondo la quale è vietato il cosiddetto “ripescaggio” a chi ha subito negli ultimi tre anni qualche punizione per motivo di carattere amministrativo (per il Catania, si trattò della questione relativa a Castro che – oltre ai soldi, mi pare comunque versati – costò un “fottìo” di punti di penalità, scontati in campionato).

La festa per il ritorno in B al “Massimino”

Se, al tempo del cosiddetto “reato”, la pena è ics ed essa è stata espiata, non si può in seguito creare una nuova norma che aggiunga un’altra sanzione da applicare in aggiunta anche ai casi pregressi.

Si ricorderà ai soloni del “piripicchio” che, peraltro, quella dei “Treni del gol” – che non c’entra niente con questa storia – al Catania costò la secca retrocessione.

Per dirla alla Patanè (che è avvocato), è una questione di “ex tunc” (da allora) e di “ex nunc” (da adesso). Invero, qualche arca di scienza – con pretestuoso appellarsi a valori etici –pretenderebbe che il Catania continuasse a subire, oltre alle pene previste per proprie eventuali colpe, anche i capricci estemporanei di una discrezionalità che, purtroppo spesso vigente, ha portato il mondo del pallone nel caos in cui versa. E non si dica che non è così.

Il commento – che mi par proprio che superi i limiti della decenza – di un tal Minciarelli (tranquilli, non è ragusano!) insinua ben più del fatto che Lo Monaco “potesse sapere” (cfr.: http://www.ternananews.it/editoriale/il-delitto-perfetto-di-massimo-minciarelli-42781). Parla di delitto perfetto e d’illiceità.

Invero, è innegabile che anche tra il popolo rossazzurro si agiti l’ipotesi che Lo Monaco potesse sapere ma a me viene spontaneo dire che sarebbe stato strano il contrario. Un buon dirigente deve conoscere il mondo dentro il quale si muove e le cose che vi accadono. Un pregio che solo i “rosiconi” possono tentare inutilmente di trasformare in altro.

Noi siamo contenti e consapevoli che riprendersi la B è riprendersi ciò che era nostro e che ci era stato rubato. E non ci basta!    Rieccoci anche pronti (seppur grazie a una storia parallela poco edificante di cui, a parer mio, si è reso colpevole, in sostanza impunito, il Frosinone) a rivivere gli incontri di campanile col Palermo. Sino a qualche giorno addietro tutto ciò era un sogno.

Salvo Nicotra

Salvo Nicotra si è occupato di così tante cose da sentirsi – talora – come uno che non ha concluso niente (lo diceva anche Luigi Tenco ma lui era un grande!)… Laurea in Lettere all’Università di Torino con tesi in Storia del Teatro (più precisamente, sull’attualità dell’Opera dei Pupi; Antonio Attisani, relatore; Alfonso Cipolla, correlatore), regista teatrale, uomo di cultura e di sport, ha collaborato sin dalla (lontana) giovinezza e collabora – nella “maggiore età” – con varie testate giornalistiche; nella “precedente vita” è stato lavoratore pubblico e dirigente sindacale.

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