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Caro diario, che ti debbo dire?… Ogni settimana scrivo i miei appunti sulle partite del Catania e, puntualmente, pensandoci poco-poco sopra, mi rendo conto che, non riuscendo a divertirmi, è fondato il timore di non riuscire a trasmettere qualcosa neanche ai “cinque” lettori e cestino.

Logo Catania Calcio

Che si tratti, sinora (avverbio di inguaribile speranza!), di un campionato fallimentare non te lo dico io; lo dicono i risultati e la classifica; peggio se messi a confronto con le “premesse-promesse” di chi sovrintende (e/o lo ha fatto) alla baracca.

Certo, per essere – in base alla proprietà transitiva spettante alla squadra della città – “ figghiozza d’o Patri eternu” (come dice la simpatica canzone, adeguatamente moscia usata come inno) questa squadra non sembra proiettata verso conseguenti “esiti”.

La parola “esito” deriva dal latino “exitus” e sta per “uscita”. L’uscita, per chi segue il calcio nostrano e ama – come si converrebbe – solo il Catania, da alcuni anni significa soprattutto “uscita” da questa serie C in cui è stata scaraventata da certa insipienza e dal molto sospettabile zelo di un “sistema” maleodorante.

Non ho voluto pubblicare il commento dopo la rocambolesca vittoria sul Bisceglie come non avevo pubblicato quello su certe allucinanti sconfitte. Ed ecco che, a rendere velenoso il pomeriggio brindisino, è infiocchettato il pacco-dono con scritto sopra: “chi di recupero ferisce (91’) di recupero (94’) perisce”… Per carità, se il problema stesse nel cercare alibi, anche stavolta si potrebbe pescare in un bel campionario (anche e sempre gli arbitri in prima linea); ma anche stavolta è abbondantemente documentata l’incapacità di sbrogliare la matassa e di addormentarsi nei momenti cruciali.

La rete di Sarao al 93′

La rete avversaria è stata propiziata, ancora una volta, dall’avere lasciato al pur abile Carneade di turno (Sarao) ogni comodità. Eppure, un ricordo buono di quello stadio ce l’ho; è antico e risale a quando giocava Malaman che consentì – con una micidiale punizione da centrocampo – una “rapina” ai danni dei nerazzurri locali.

Non sembra, peraltro, produttivo guardare agli altri: a chi vince (a Lentini, ad esempio, la Juve Stabia e, in casa, il Trapani col Potenza con cui “noi” abbiamo raggranellato – in due partite – appena un punto a cui evito di aggiungere l’aggettivo qualificativo) o a chi pareggia (il Catanzaro a Viterbo, alla cui squadra abbiamo lasciato tutti e sei i punti)… Come non serve più guardare la classifica se non per mordersi inutilmente le dita, come facciamo da quando inspiegabilmente è stata gettata al vento la serie A.

Le cause? Parliamone dopo. Dopo cosa? Dopo.

Virtus Francavilla – Catania: 1-0

La squadra di Lentini (che, come detto, ha consegnato tre punti casalinghi alla capolista e con cui il Catania, all’andata, nella terra di Gorgia sofista, non è andato oltre un misero zero a zero) verrà a trascorrere a Catania la vigilia della Pasqua. Che dire? Appunto, parliamone, dopo…

Intanto, caro diario, auguri a te, al direttore che ci dà un tetto e ai pazienti amici lettori. Per noi la Speranza (che abbia o non la esse maiuscola) è tenace.

Salvo Nicotra

Salvo Nicotra si è occupato di così tante cose da sentirsi – talora – come uno che non ha concluso niente (lo diceva anche Luigi Tenco ma lui era un grande!)… Laurea in Lettere all’Università di Torino con tesi in Storia del Teatro (più precisamente, sull’attualità dell’Opera dei Pupi; Antonio Attisani, relatore; Alfonso Cipolla, correlatore), regista teatrale, uomo di cultura e di sport, ha collaborato sin dalla (lontana) giovinezza e collabora – nella “maggiore età” – con varie testate giornalistiche; nella “precedente vita” è stato lavoratore pubblico e dirigente sindacale.

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