Catania News

Grande delusione per la devozione popolare minore della Festa di Santa Marta, nell’omonima Chiesa, nell’Acropoli della città, nell’Antico Corso. Una tradizione secolare interrotta e svuotata dei valori autenticamente religiosi, forse, per motivi burocratici. I tanti cittadini devoti popolari, si sono avvicendati dietro il portone chiuso della chiesa di Santa Marta per tutta la giornata del 29 luglio.

Meraviglia e stupore negli occhi delle persone anziane, memori della secolare tradizione catanese di frequentazione alle Sante Messe nel giorno di Festa. Nessun avviso del perché la chiesa fosse chiusa, nessuna informazione. Erano i giorni della improvvisa malattia di Antonino Blandini, cultore giornalistico di eventi storici e religiosi. Questo ha contribuito alla caduta nell’oblio della festa. Essa si è sempre svolta senza manifesti di convocazione, luminarie o fuochi di artificio.

Un altro luogo della “preghiera dei semplici” dei nostri nonni e dei nostri padri, che conservavano in casa per tutto l’anno , per la buona salute, il cotone benedetto distribuito dopo le Messe. Il compianto Maestro “Ciccio ” Francesco Contrafatto , nato in queste vie, ha scritto: “abitando antistante all’ospedale Santa Marta di Catania, ogni anno il 29 Luglio (festività della Santa) era per me un giorno importante, perché nel piccolo cortile dell’ospedale, dove tra l’altro si affacciava la sala mortuaria, del resto spesso occupata dai parenti dell’estinto si creava una scena che mi ricordava il Venerdì Santo. Sulle pareti del cortile erano esposti gli ex voto rivolti a Santa Marta e io, già interessato alla pittura ma senza nessuna nozione pittorica e con tanta voglia di vedere, ero attratto anche dalla morte e da chi l’aveva scampata offrendo l’ex voto”.

Le modificazioni possessorie della chiesa, hanno messo in sordina ricordi e testimonianze vibranti. La chiesa è passata nel patrimonio della Regione, alle Aziende Sanitarie. Ora l’ospedale è stato trasferito, si svolge una innovativa attività di volontariato per i poveri ammalati. Si sussurrava tra i fedeli dietro il portone della chiesa, che il cappellano è morto nel mese di maggio scorso ma non è stato nominato un sostituto? Dipende forse dalla chiusura dell’ospedale questo oblio globale? È intenzione del patrimonio regionale chiudere questa chiesa come quella dell’ospedale Santo Bambino in parte preda del vandalismo. Il contiguo Istituto Pio IX delle suore di San Vincenzo potrebbe essere incaricato delle aperture nei giorni della Festa. Certo la sensazione vissuta quel giorno è di progressiva desertificazione del centro antico. Con segni contrastanti come l’avvenuta ricostruzione, con lavori ultimati in questi giorni, della chiesa di Santa Maria dell’Idria e annessi locali, distrutta durante i bombardamenti dell’Aprile 1943. Chiesa, insieme a tante altre della periferia storica, cara alla devozione popolare minore, luogo di esposizione quotidiana del Santissimo Sacramento. Non si tratta di episodi o di coincidenze isolate, dovute, solo, a dimenticanze burocratiche.

L’intero centro antico, una immensa periferia, appare costellato da chiese in via di abbandono, di diversa proprietà, regionale o del Fondo per il Culto presso il ministero dell’ Interno, istituito nel 1866 per la gestione del patrimonio immobiliare ecclesiastico incamerato dallo Stato, o di ex opere pie e confraternite. Alcuni casi sono emblematici di chiusura al culto non condivisibile: la chiesa di San Francesco Borgia in Via Crociferi o la chiesa di Santa Maria dell’Indirizzo in Pescheria. Forse sarebbe utile un colloquio pastorale e patrimoniale per scongiurare la progressiva desertificazione del centro antico, la periferia storica di Catania, per effetto di questo totale abbandono.

Arch. Salvatore Di Mauro

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