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Si tratta di un autentico divertissement, dove la coppia protagonista, Tuccio Musumeci (il ragioniere Scillichenti) e Sebastiano Tringali (il ricco don Ferdinando Nuscarà), si trova a proprio agio e, con battute e trovate esilaranti, regala al pubblico due atti gradevoli e di estrema efficacia. Lo spettacolo in questione è  la commedia “Gli industriali del ficodindia”, liberamente tratta dal romanzo omonimo , pubblicato nel 1979, di Massimo Simili, in scena Teatro Vitaliano Brancati di Catania, come primo spettacolo della stagione teatrale 2019-2020.

Tuccio Musumeci

Lo spettacolo, ambientato negli anni Sessanta, ci riporta in mente vizi e virtù dell’epoca del miracolo economico. Nei due atti il giovane truffaldino ed abile nipote di don Ferdinando Nuscarà si inventa una attività particolare, sotto forma di progetto industriale sul frutto tipico siciliano (il ficodindia) ed incassa il finanziamento regionale, sostenuto da un onorevole compiacente, il suo portaborse ed un americano, beffando il vecchio zio ed anche il suo segretario, il divertente ragioniere Scillichenti. Tra risate, battute, colpi di scena, imbrogli, emerge l’arte sottile dell’inganno, l’abilità dei traffichini di tutte le epoche e lo spettatore, ridendo e riflettendo, ha modo di riscoprire -ancora una volta -come spesso la realtà, oggi come ieri, supera l’immaginazione.

Massimo Simili, fine umorista, abile nell’analizzare vizi e virtù della società degli anni Sessanta, attinge la vicenda narrata nel libro e poi messa in scena, da un fatto di cronaca (la vicenda vera di un abile truffatore che facendo leva sul programma regionale destinato ad incoraggiare le iniziative industriali, era riuscito a farsi finanziare il progetto di spremere la buccia del pistacchio fresco per ottenere la pistacchiola, potente collante siciliano, industria che rimaneva sulla carta, ma arricchiva il sedicente industriale). In seguito, visto il paradosso, il pistacchio venne sostituito con il ficodindia, simbolo della Sicilia, vennero aggiunti nuovi episodi e nacque il romanzo chiamato “Gli industriali del ficodindia” dal quale è tratta la commedia dove si racconta, in modo esilarante, il fenomeno degli “industriali del ficodindia” che lo stesso Simili definisce “un imbroglio che presuppone degli approfittatori d’altissima classe che – chiamateli filibustieri, chiamateli figli di cane, chiamateli come volete – sono anche degli artisti se è vero che l’arte è una cosa a sé, al di là del lecito e dell’illecito”.

I protagonisti della commedia (Foto Dino Stornello)

Nei due atti, diretti da Giuseppe Romani, sulle scene di Giuseppe Andolfo e le musiche di Matteo Musumeci, spicca l’esilarante interpretazione della coppia Tuccio Musumeci e Sebastiano Tringali (ruolo quest’ultimo in passato ricoperto dall’indimenticato Marcello Perracchio), sorretti da Margherita Mignemi (la governante Antonia), Luca Fiorino (Ferdinando II, l’artefice dell’imbroglio), Lorenza Denaro (l’avvenente Sisina, figlia di Antonia), Claudio Musumeci (Shannon, l’americano), Santo Santonocito (l’avvocato), Enrico Manna (il turco imbroglione). Applausi calorosi e convinti, alla fine, da parte del pubblico. Sono previste repliche fino al 10 Novembre.

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