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“Existing and emerging smoking cessation options for people with schizophrenia spectrum disorders”, è la nuova revisione condotta dai ricercatori del CoEHAR, il Centro di Ricerca per la Riduzione del Danno da Fumo dell’Università di Catania, e pubblicata sulla rivista internazionale Journal of Addictive Diseases

La revisione, condotta grazie alla collaborazione con la prestigiosa Università di New York, Hunter College City University, ha analizzato tutti gli studi che si sono occupati di trattamenti di smoking cessation per pazienti affetti da disturbi mentali, in particolare schizofrenici.

Ricerche emergenti, a partire ECLAT il primo studio al mondo condotto nel 2013, evidenziano che la sigaretta elettronica associata a counselling antifumo può fornire una efficace terapia anche per i fumatori affetti da psicosi. 

Un paziente fumatore con schizofrenia, con una aspettativa di vita di 25 anni inferiore rispetto alla media della popolazione, difficilmente risulta essere il target di riferimento di campagne volte a far smettere di fumare. Egli però incorre in un rischio molto più elevato rispetto agli altri fumatori, sia per il numero di sigarette fumate (che può arrivare sino a 60 sigarette al giorno) sia perché combatte nel suo percorso anche le barriere neurobiologiche, psicologiche, psicosociali e finanziarie che di norma sono più complesse che nel resto della popolazione. 

Pasquale Caponnetto, coordinatore del CPCT – Centro per la Prevenzione e Cura al Tabagismo del Policlinico Vittorio Emanuele di Catania e primo autore della revisione, ci spiega che: “Come indicato dalle linee guida internazionali NICE per la cura dei disturbi appartenenti allo spettro schizofrenico, la disuassefazione dal tabagismo diventa un punto cruciale nel processo di recovery di questi pazienti. Ma il vero problema riguarda le ricadute dopo cessazione delle terapie antifumo ed è su questo che ci stiamo concentrando – ha aggiunto Caponnetto – per trovare presto soluzioni, innovative, facili da usare, economiche e quindi alla portata di tutti, soprattutto delle persone più fragili”.

Il metodo usato

Scopo dello studio in oggetto era valutare lo stato della scienza sulla smoking cessation in soggetti affetti da schizofrenia. La review (condotta da Pasquale Caponnetto, Jennifer di Piazza, Maria Signorelli, Marilena Maglia e Riccardo Polosa) ha messo insieme e paragonato un totale di 260 studi identificati. Nessuna limitazione geografica o linguistica è stata utilizzata. E gli unici termini usati sono stati quelli che denotavano disturbi appartenenti allo spettro schizofrenico (malattie mentali, schizofrenia, disturbi psicotici o psicosi) e trattamenti di smoking cessation (terapia sostitutive a base di nicotina, tobaccocessation, smoking cessation).

Evidenze: sigarette elettroniche e Psicopatologia

I prodotti in grado di appagare il bisogno di nicotina in assenza di combustione come la sigaretta elettronica, in termini di riduzione del danno o cessazione, rappresentano una valida alternativa per i soggetti affetti da schizofrenia o altre patologie mentali che tipicamente evidenziano un bisogno di nicotina al fine di meglio stimolare l’area cognitiva, umorale e di contrasto agli effetti collaterali di alcuni psicofarmaci.

I commenti degli scienziati 

Dalla nuova revisione è emerso che i trattamenti standard legati alla smoking cessation e indirizzati a pazienti affetti da schizofrenia sono limitatamente efficaci e solo nel breve periodo. 

Per Jennifer Di Piazza, dell’Università di New York: “Grazie a questi studi, nuove risposte concrete potranno essere date ai nostri pazienti che sempre più numerosi richiedono tutto quello che può garantire loro un miglioramento della qualità di vita”.

In uno studio condotto recentemente, il tasso di mortalità per patologie fumo correlate in pazienti ospedalizzati con disturbi psichiatrici ha riportato sulla totalità dei pazienti il 53% di morti tra gli affetti da schizofrenia, 48% tra i pazienti affetti da disturbo bipolare e 50% tra pazienti affetti da disturbi depressivi.

Il processo di disuassefazione tabagica diventa per questi pazienti un fondamentale obiettivo da raggiungere e fornisce la possibilità di attivare corrette strategie motivazionali che assicurano nel paziente un adeguato livello di compliance sia per quanto concerne la sua dipendenza dal fumo sia per l’abbassamento  dei livelli di sintomatologia negativa tipico della schizofrenia (abulia, scarsa motivazione, apatia) determinando così un complessivo miglioramento della qualità della vita della persona” – ha aggiunto Marilena Maglia dell’Università di Catania.  In conclusione – commenta il prof. Riccardo Polosa, direttore del CoEHAR: “La vulnerabilità delle persone con queste fragilità, lo stigma di cui soffrono a livello sociale e la mancanza di studi specifici nel settore condotti su larga scala hanno evidenziato la necessità di condurre studi più specifici e su campioni maggiori della popolazione, per colmare la lacuna nello stato della scienza attuale in termini di trattamenti di smoking cessation su pazienti svantaggiati e che necessitano di tutti gli sforzi del mental health team del COEHAR”. 

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