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Si continua a parlare, dopo il lockdown imposto dal Covid19, di ripresa, di riaprire, di riprendere le proprie attività inerenti al settore dello spettacolo dal vivo. Ma sino adesso sono solo parole rubate, sussurrate, una sfilza di pareri, di soluzioni, di proposte legate spesso a dei comitati o gruppi nati  sul web, sull’onda dello streaming o degli inviti, delle proposte ventilate, dello spettro o della nuova frontiera del concerto o del teatro in tv, on line. Ma ancora, nell’ormai avviata Fase 2, la paralisi dell’industria dell’intrattenimento e degli eventi prosegue ed i concerti, gli spettacoli teatrali, le serate di intrattenimento e di cultura, continuano ad essere vietati. Prosegue, quindi, il momento difficile per i tanti operatori del mondo dello spettacolo dal vivo che non sanno quando potranno riprendere la propria attività lavorativa.

Ieri ho voluto ascoltare tre rappresentanti del settore musicale ed oggi torna a parlare chi si occupa di teatro, di sale e spazi teatrali, piccoli e grandi, per adulti e ragazzi e di marionettistica. Ascoltiamo quindi le opinioni, sul momento difficile e sulle speranze di ripresa, di Fiorenzo Napoli della Marionettistica Fratelli Napoli, Silvio Parito, operatore culturale e teatrale – Centro Zo di Catania), Fabio Navarra, Direttore di Nave Argo, compagnia teatrale con sede a Caltagirone e Filippo Trepepi dell’Associazione culturale Mezzaria.

Fiorenzo Napoli

“Nella quasi centenaria storia della famiglia Napoli, forse mai o raramente – racconta Fiorenzo Napoliera accaduto un distacco così repentino dall’attività puparesca. Noi opranti a ragion veduta, potremmo senz’altro dire: “Ccà succiriu a’ Valli!”.  La “Valli” per i non addetti ai lavori era il Valico di Cisa nei Pirenei, dove Orlando e il fiore dei migliori baroni del popolo franco ed alemanno trovarono la morte per il tradimento dell’infame Gano di Magonza. Per questo il pubblico dell’Opera dei Pupi ed in seguito per tutti i siciliani anche senza saperlo, oggi usano l’espressione “Successi a’ Valli!”, “Fazzu succeriri a’ Valli!”, sinonimo di grande disgrazia e di tragedia assoluta. Ebbene, alla luce di ciò, possiamo affermare che è successa veramente “a’ Valli”. Gli opranti, i gloriosi pupi, eroi di mille e mille battaglie, le loro storie, le loro leggende, il teatro in genere e gli attori tutti, rischiano proprio questo destino. Pensare ai racconti dei nostri maggiori, al fatto che neanche i conflitti mondiali, i bombardamenti, le privazioni, le difficoltà di quei lunghi periodi avevano potuto arrestare la frequentazione dei teatri da parte dell’appassionato pubblico e ne tantomeno la voglia e la necessità di andare comunque in scena. Oggi un “nemico invisibile” contro il quale né le alchimie del Mago Malagigi, né la Durlindana di Orlando, né la Fusberta di Rinaldo possono qualcosa, perchè non di coraggio si tratta nell’affrontarlo, ma di una impotenza che rende vani tutti gli sforzi. Ma se questa nebulosa agita i pensieri più bui, altresì la speranza, la voglia di un nuovo futuro si apre forte dinnanzi a noi, diventa condizione indispensabile di vita, perchè “loro”, i nostri “straordinari incantatori”, ce lo chiedono”.

La Marionettistica con i ragazzi delle scuole

Sappiamo di certo – conclude Napoli – che sarà forse la battaglia più dura, più aspra, ma i confronti nell’attesa che si compia questo secolo di attività nel 2021 non ci spaventano e se la sorte ci sarà benevola, apriremo finalmente il Teatro dei Pupi delle Ciminiere. Progetti su progetti danzano festosamente nelle nostre menti, pronti a tramutarsi ancora in teatro, vero teatro, palpitante, sudato, intenso, rumoroso di applausi, dove potere sconfiggere ogni male, dove ancora per un’ora possa essere tempo di draghi e di eroi”.

“Oggi l’unica certezza è che tutti i teatri sono chiusi, – spiega Silvio Parito – le compagnie ferme, i lavoratori senza alcun sostentamento. Nè si ha idea su quando potranno essere riavviate le attività e con quali requisiti. Ed è bene esser sinceri ed avere il coraggio di ammettere che il “distanziamento sociale” nel settore dello spettacolo dal vivo è una utopia se non accettandolo come  una finzione burocratica.

Le proposte dell’Agis, per la riapertura delle strutture, prevedono norme per spettacoli all’aperto e chiusi, per spazi superiori ed inferiori a 200 posti. Disposizioni per attori, tecnici e musicisti, prove, orchestre, corpi da ballo; misure di sicurezza per il pubblico con distanziamento, mascherine, sanificazione, controlli di temperatura, etc.  E’ da vedere se saranno condivise dalle Organizzazioni sindacali ed accolte dal governo. Certamente tutto ciò implica un aggravio di costi ed una minor previsione di entrate che potranno essere sostenuti solo dalle imprese più grandi, e in grado di poter contare su adeguati finanziamenti pubblici. I teatri più piccoli non possono adeguarsi ad analoghi standard di sicurezza – quindi di spesa – ed è in serio pericolo la loro sopravvivenza. Ma è opportuno oltre a quello economico evidenziare altri aspetti”.

Silvio Parito

“Il Centro Zo – conclude Parito –di cui mi occupo, per i diversi spazi di cui è dotato – al chiuso e all’aperto – è in grado di attenersi alle prescrizioni che sono ipotizzate. Ma l’attività del nostro organismo non può limitarsi alla semplice rappresentazione di spettacoli; la funzione costitutiva del Centro è quello di essere un punto di incontro di diverse discipline, ove nei vari spazi convergono spesso laboratori, prove, workshop, allestimenti. E’ un rischio concreto che le restrizioni danneggino la ricerca e la sperimentazione. Infine, elemento che spesso si trascura è che gli spettacoli non sono tutti eguali; alcuni – concerti o teatro – sono adeguati a spazi piccoli, altri sono tarati per ambienti più ampi. Un monologo intimista in una sala da 200 posti perde il suo senso; il concerto Rock con 100 persone in una sala da 500 è triste. Speriamo che passata la nottata, non restino solo macerie”.

“L’emergenza CoVid-19 ha messo a nudo tutte le fragilità del settore dello spettacolo dal vivo – ribadisce Fabio Navarrae di cui si è già abbondantemente parlato in quest‘ultimo periodo con riflessioni, analisi e proposte formulate da più professionisti. Alcuni numeri possono essere utili per capire che impatto stia avendo questo stato di “sospensione generale” anche sul nostro gruppo, una piccola compagnia che da decenni lavora producendo spettacoli teatrali proposti su tutto il territorio siciliano: nei soli mesi di marzo e aprile abbiamo annullato 20 rappresentazioni teatrali in altrettanti Comuni siciliani con conseguente perdita di circa 65 giornate lavorative tra personale artistico, tecnico e organizzativo.

Fabio Navarra

La ripartenza non sarà facile per nessuno – ma nell’attesa alcune questioni ci appaiono di fondamentale importanza.  Innanzitutto la tutela del lavoro di tutte le persone della nostra compagnia, attori, tecnici, amministrativi, la cui competenza e professionalità  è un grande patrimonio da salvaguardare. E a tal proposito è importante il lavoro in rete fatto da diversi organismi e soggetti associativi siciliani, tra i quali Latitudini di cui siamo soci, che hanno promosso una stabile e proficua interlocuzione con le Istituzioni al fine di rendere più efficaci gli interventi di sostegno al settore da queste ultime messe in campo. Contemporaneamente c’è da ricostruire una nuova dimensione di relazione con il pubblico, nel nostro caso quello composto in prevalenza da bambini e genitori,  che restituisca ad esso, in totale sicurezza, l’essenza stessa del teatro, quella dell’esperienza unica e irripetibile del “qui e ora”.   Noi vogliamo continuare ad esserci, rinnovando nuovamente l’entusiasmo del fare questo lavoro”.

“In questo difficilissimo momento per il comparto teatrale – aggiunge Filippo Trepepi è evidente che c’è una grande difficoltà nel portare avanti proposte che possano affrontare la crisi causata da questa emergenza sanitaria. Mezzaria Teatro, come tutte le compagnie, ha dovuto rinunciare a numerose repliche che avrebbero dovuto tenersi nei mesi di marzo e aprile. Repliche che avrebbero contribuito a rientrare dei costi già sostenuti per le spese di produzione, compromettendo inevitabilmente la possibilità di programmare nuovi progetti. La mia opinione è che si dovrebbe “approfittare” di questa particolare situazione per riscrivere alcune regole.

Filippo Trepepi

Occorrerebbe fare concretamente “rete”, riunirci, contarci e portare avanti delle istanze che sono specifiche delle associazioni culturali e delle piccole produzioni teatrali, avendo come focus il raggiungimento di alcune agevolazioni fiscali / amministrative / organizzative in grado di farci superare e ripartire con più tranquillità. Oltre ad un contributo concreto per i piccoli teatri che hanno la necessità di pagare affitto e utenze, si potrebbe pensare a delle agevolazioni fiscali, ad esempio, portare l’Iva dal 10% al 4%, si potrebbe chiedere per un periodo contingentato la riduzione delle spese inerenti alla Siae, salvaguardando ovviamente la percentuale dovuta agli autori”.

“Segnalo, infine, che, quando si potrà ripartire con la nostra attività, ci sarà sicuramente la necessità di garantire il distanziamento sociale all’interno dei teatri. Considerato che operiamo prevalentemente in spazi piccoli e poco rispondenti alle esigenze previste dall’emergenza sanitaria, mi chiedo perché non pensare ad uno spazio da mettere a disposizione per tutte le piccole realtà, magari dato in comodato d’uso gratuito da un ente pubblico, gestendo un calendario che possa dare a tutti la possibilità di esibirsi in piena sicurezza. Concludo dicendo che, chiusi nelle nostre quattro mura domestiche, sentiamo la necessità di una “rinascita”. Facciamo in modo che questo avvenga nel migliore dei modi”.

Evasione #1 / Gurzo – Venezia – CREPUSCOLO, TEATRO

“Un omaggio a tutte le attrici e a tutti gli attori che, in questi mesi difficili, non possono vivere della propria arte e devono rinunciare al pubblico. Spesso il teatro e il cinema ci hanno insegnato a non rifugiarci nella normalità, poiché proprio la normalità è il problema…”.

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