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Il Teatro e l’intero settore dello spettacolo dal vivo si avvicinano lentamente, con dubbi, speranze, rivendicazioni, alla ripresa dopo il blocco totale dallo scorso marzo, anche se ogni lavoratore dello spettacolo, ogni gestore di spazi al chiuso ed all’aperto, ogni organizzatore o fruitore di eventi musicali, teatrali o di altro genere sa che nulla sarà come prima. Stavolta a parlare di ciò che è successo, a causa dell’emergenza Covid-19 e di come si dovrà ricominciare, è Orazio Condorelli, regista catanese, attore, autore e sceneggiatore. Ecco le sue considerazioni.

“Prima della chiusura dei teatri – spiega Orazio Condorelli stavo lavorando a più progetti. Alcuni di questi sono stati annullati, altri sospesi, altri chissà. Durante la quarantena ho letto tutto quello che era possibile leggere sul teatro del ‘900. Ho cercato di mantenere vivo il contatto con i partecipanti dei miei laboratori spostando i nostri incontri su Zoom. Non facevamo teatro (il teatro richiede l’incontro fra persone in carne e ossa), ma potevamo parlare, riflettere, esercitare l’immaginazione. Non potevamo realizzare una performance, ma quegli incontri virtuali erano preziosi, non potevamo farceli scappare, stava lì la grande avventura. Il processo è più importante del prodotto mi ripetevano i maestri dei libri che leggevo.

Orazio Condorelli

Ho parlato di tutto questo a Mauro Maugeri, che prima di essere un amico è un bravo e talentoso documentarista e abbiamo deciso di realizzare un documentario collettivo. Sono state date delle istruzioni basilari per le riprese con il cellulare e in questi giorni stiamo montando il tutto. Abbiamo già pronto il trailer ed è un tuffo al cuore, una grande emozione vedere ciò che siamo riusciti a realizzare”.

Tutto quello che è successo dopo mi fa venire in mente le scatole cinesi: ne apri una e dentro ce n’è un altra e poi un altra ancora. Salvatore Tringali, direttore artistico del teatro di Noto, aveva messo in piedi una bellissima stagione teatrale con i nomi più significativi del teatro italiano da Alessandro Serra ai Teatri Uniti. La stagione era saltata, ma l’idea era quella di mantenere il rapporto con proprio pubblico invitando on line gli artisti che erano in cartellone. Così è nato Zoom Marte Lab, uno spazio di riflessione sul teatro fra teoria e pratica condiviso non solo però questa volta con il proprio pubblico ma con chi avesse avuto lo stesso nostro desiderio. Partecipanti più di venti, da tutte le parti d’Italia”.

“Alla Furca”

Cosa succederà adesso? – conclude Condorelli – Se il mondo non si fosse fermato, avrei continuato le repliche di “Alla Furca” con Salvatore Tringali e Flavio Riva e di “Kryptonite” con Peppe Macauda. Fare previsioni è molto difficile, soprattutto se riguardano il futuro, come disse qualcuno. L’unica cosa che possiamo fare è stare in ascolto. Il teatro può sembrare una cosa poco importante se messo di fronte all’emergenza che stiamo vivendo. Ma la forza che ci viene da questi incontri virtuali, il nostro amore e la nostra passione comune, brillano in questo buio. Se c’è qualcosa che ci può insegnare l’arte è la resistenza e l’opportunità che ognuno di noi ha di tentare di ribaltare la crisi in punto di forza. Mentre scrivo ricevo una telefonata, è Salvatore Tringali: mi dice che gli organizzatori di Kilowatt ci informano che il festival si farà. Si farà in palchi all’aperto, nei chiostri di Sansepolcro e con dirette video su maxischermo in una piazza della città. Ci chiedono se confermiamo la nostra presenza con “Alla Furca” a luglio”.

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