Cultura

Radberto nacque nella regione di Soissons, situata nel dipartimento dell’Aisne nella regione dell’Alta Francia, nel 790 circa. Abbandonato sin dalla nascita, Radberto fu raccolto e adottato dalle monache benedettine di Notre Dame de Soissons.

L’abate-diacono  Pascasio Radberto con i monaci di Corbie

Radberto, studia nel monastero benedettino di san Pietro di Soissons, sviluppando un interesse particolare per gli autori classici. Al suo nome Radberto, come era consuetudine tra gli umanisti francesi, aggiungerà il nome di Pascasio.  Anche se per qualche tempo frequentò le brigate gaudenti di Soisssons, Pascasio ricevette anche la tonsura, entrando così a far parte del clero, pur senza aver ricevuto alcun ordine sacro.

A ventidue anni Pascasio Radberto entrò nel severo monastero benedettino di Corbie, presso Amiens, che aveva come abate il futuro santo Adalardo della dinastia dei Carolingi. Guidato da lui, Radberto riprende gli studi: il brillante letterato diviene così anche maestro di teologia e commentatore della Sacra Scrittura e dei Padri della Chiesa. Pascasio Radberto accompagnò il suo abate Adalardo in Sassonia dove fondò un monastero gemello di Corbie: l’abbazia di Korwey.

Abbazia di Korwey in Germania

Nel monastero di Corbie, Pascasio Radberto fu direttore degli studi e maestro dei novizi. Nell’843 i monaci lo elessero abate, sebbene non fosse sacerdote perché per umiltà aveva scelto di restare diacono.

Le contese dottrinali che dividevano i monaci della sua abbazia e le più gravi  interferenze del potere regio, che elargiva prebende e regali alle abbazie, ma che poi ne esigeva il tornaconto, e l’insistenza del re di Francia Carlo il Calvo che voleva obbligare Radberto a riaccogliere nel monastero un suo cugino, già scacciato per indegnità, e che fu nuovamente respinto da Radberto, portò l’abate  alle dimissioni nell’851 e al suo trasferimento nell’abbazia di Saint-Riquier vicino ad Abbeville nel nord della Francia.

I monaci poi lo richiamarono a Corbie, dove egli tornò lui tornò a condizione di non ricoprire più cariche e responsabilità monasteriali.  

Pascasio Radberto con le insegne abbaziali

Pascasio Radberto aveva partecipato a due Sinodi di carattere locale: quello di Parigi (847), che confermò la deposizione dell’arcivescovo Ebbone di Reims (775–851), avvenuta nell’835, e quello Quierzy (849), presieduto da Incmaro arcivescovo di Reims (806-882), che condannò  la dottrina sulla doppia predestinazione del monaco Gotescalco il Sassone,  il quale sosteneva la predestinazione di un certo numero di creature umane alla salvezza e la condanna degli altri alla dannazione eterna. Condannato alla reclusione nel monastero di Hautvilliers, a Épernay, Gotescalco morì nell’869. Nell’860 la Chiesa carolingia aveva già affermato la dottrina agostiniana della singola predestinazione

Per le sue numerose opere agiografiche, esegetiche e teologiche (Sancti Paschasi Radbert, Opera omnia: PL 120) Pascasio tiene un posto eminente tra gli autori della rinascita carolingia. Egli ci ha lasciato la Vita s. Adhalardi e l’Epitaphium Arsenii seu vita Walae, nonché il Commentarius in Mt. Quest’ultima, che è la più ampia, è la sintesi delle sue omelie e dei suoi corsi biblici nella schola monastica. Essa, che è intessuta di testi patristici, è l’esegesi più   personale tra quelle dei contemporanei; l‘Expositio in Ps. 44, che è una elevazione sulla vita religiosa; l’Expositio in lamentationes Ieremiae  è uno scritto sui mali della Chiesa nel decadente impero carolingio; l’opera  De fide, spe et caritate  è  importante per la storia del trattato sulle virtù  teologali; nel De partu Virginis, dedicato alle monache di Saissons, egli confuta la tesi del monaco Ratramno di Corbie (800-868), rivendicando la verginità di Maria in partu; l’Homilia de Assumptione B.V., ènota come lettera di san Girolamo a Paola ed Eustochio (PL 30,126-147); le Homiliae de Assumptione B. V sono state edite tra le opere di SantIldefonso di Toledo (607 – 667) (PL 96,239-268); l’Historia de ortu S. Mariae, è  stato pubblicato tra le opere dubbie di san Girolamo (PL 30,308-315). Pascasio si avventurò pure in un rimaneggiamento del Protovangelo apocrifo di Giacomo sull’infanzia di Maria.

Chiesa abbaziale di Corbie intitolata a S. Pietro

Il celebre Liber de Corpore et Sanguine Domini fuscritto da Pascasio nell’831 nel monastero di Corbie, a richiesta di Guerino I di Sassonia,abate di Korwei, per i monaci sassoni e di cui subito circolarono alcuni estratti come testi di sant’Agostino d’Ippona. L’opera fu rivista con una seconda edizione nell’844 e fu dedicata a Carlo il Calvo. In questo trattato, che fu il più importante del diacono-abate, egli espose con lucidità e chiarezza la dottrina del vero Corpo e Sangue di Cristo nel mistero eucaristico.

Sotto lo pseudonimo prestigioso di san Girolamo, Pascasio scrive ad alcune religiose la IX epistola, Cogitis me, particolarmente significativa perché contiene già l’idea dell’Assunzione di Maria, che verrà definita l’1 novembre 1950, cioè sett’anni fa, da Pio XII con la Bolla dogmatica Munificentissimus Deus.

Pascasio Radberto nella sua epistola sostiene che la vergine Maria dopo l’Ascensione ad cielo di Gesù condivise la vita con gli apostoli: <<E’ scritto che sono saliti al cenacolo, dove la pasqua era stata celebrata molto degnamente (col Cristo). E là dimoravano con Maria, madre di Gesù, unanimemente ispirati dalla (sola) carità, perseveranti nella preghiera, in attesa di essere rivestiti di forza dall’alto. Avevano infatti già cominciato a pregare coloro che, per il loro contatto con il Signore, erano stati nutriti di virtù e di miracoli. Perseveravano nella preghiera, senza esitare, fino al momento in cui ricevettero i doni dello Spirito Santo che chiedevano. Imitateli anche voi… che avete saputo restare alla scuola del Cristo. Perseverate nella preghiera, vivete nell’unanimità, in attesa di entrare nelle gioie della vita eterna… Oggi la gloriosa e sempre vergine (Maria) sale al cielo…rallegratevi … essa è ineffabilmente elevata col Cristo che regna nell’eternità. La regina del mondo è oggi strappata alla terra e all’iniquità del secolo presente… rallegratevi: sicura della sua gloria indefettibile, essa è giunta al palazzo dei cieli. Esultate e rallegratevi, vi dico, e il mondo intero gioisca, perché oggi, per tutti noi la salvezza si è accresciuta… “Ave Maria, piena di grazia, il Signore è con te, tu sei benedetta fra le donne”. Conveniva che la Vergine fosse rivestita di tali doni, che fosse piena di grazia, lei che ha dato gloria ai cieli ed ha procurato alla terra Dio e la pace, ai pagani la fede ai vizi un termine, un ordine alla vita, una disciplina ai costumi. Ed è giusto che un angelo sia stato inviato alla Vergine, perché la verginità ha sempre una parentela con gli angeli… Gioisce, egli dice, piena di grazia! Davvero piena, perché agli altri è data una parte di grazia, mentre in Maria viene infusa tutta la pienezza della grazia>> (Pascasio Radberto, epist, Cogitis me (20-23, 26-28: PL 30,122C.142D).    

Il diacono Pascasio Radberto, che aveva trattato con sovrani e predicato in missione anche a personalità importanti del suo tempo, morì nel suo monastero di Corbie il 26 aprile 865. Fu seppellito, come aveva desiderato mentre era in vita, tra i poveri e i servitori del monastero. Fu canonizzato da Papa Gregorio VII nel 1073. La sua memoria è celebrata dalla Chiesa il 26 aprile.

Diac. Sebastiano Mangano

Pio XII mentre proclama il Dogma dell’Assunzione di Maria al cielo in anima e corpo Anno Santo – 1 novembre 1950

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