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Il tema della migrazione, dell’approdo, della fuga verso un futuro migliore, della speranza di un domani diverso dall’attuale sono le tematiche del recital spettacolo “E per coltre.. il mare addosso” di Alfio Guzzetta, proposto, nell’accogliente Giardino di Scidà, in via Randazzo 27, a Catania, dall’associazione culturale “Terre forti”, collettivo artistico nato nel 2007 nel quartiere catanese di Librino per fare da “ponte” fra culture diverse, fra tradizione ed innovazione. 

In un momento storico di pochezza culturale, di incomprensioni e superficialità, l’associazione Terre Forti, ha voluto proporre in circa 60’, con l’attenta regia di Alfio Guzzetta, uno spettacolo supportato da una sequenza di diapositive e di testimonianze che fanno entrare lo spettatore in  pieno nell’argomento trattato e che fonde la parte recitata con quella musicale cura da Gregorio e Ferdinando Lui alla chitarra e voce e alle percussioni, regalando allo spettatore un autentico momento di riflessione ed emozione su un argomento molto dibattuto dai media, ma spesso affrontato anche con pregiudizi e superficialità.

Locandina

La parte recitata della pièce è affidata allo stesso regista Alfio Guzzetta che, spalleggiato dalla sensibilità di Letizia Tatiana Di Mauro e di Orazio Domenico Patanè, racconta storie di vita, fa pensare a uomini e situazioni riferite alla migrazione, di ieri e di oggi. Il tutto è condito da proiezioni video con interessanti e drammatiche notizie storiche sulla migrazione e sulle stragi del mare.
Il testo di Alfio Guzzetta, narra le vicende di chi partiva da Librino per cercare fortuna o andava a lavorare in Germania, in Australia ed a morire nelle miniere del Belgio, prende in esame appunto quella ricerca, quel bisogno di libertà, che spinge a partire, ieri come oggi, con il proprio carico di speranze, di sogni, che, spesso, finiscono in tragedia.

Gregorio Lui, Alfio Guzzetta e Letizia Tatiana Di Mauro

I racconti struggenti di Alfio Guzzetta e di Letizia Tatiana Di Mauro, il noto brano “Amata terra mia”, eseguito da Gregorio Lui, che apre e chiude il recital, gli altri brani in programma, le crude immagini che scorrono durante lo spettacolo, non fanno altro che porre l’attenzione su esseri umani, su storie di vita, spesso drammatiche, ci parlano di speranza di chi intraprende un viaggio su delle barche, sinonimo di libertà e che richiamano nelle nostre menti, troppo distratte da un vacuo consumismo e da una dilagante indifferenza, parole quali epoca, mare, lingua, colore della pelle, religione, sogni, sofferenze, lacrime, gioia di esseri umani che, troppo spesso, ai nostri giorni, in cerca di nuova vita, trovano invece l’improvvisa fine della vita terrena.


Recital raffinato, ben curato ed intenso. E sotto il cielo stellato del Giardino di Scidà, il pubblico segue ed apprezza tributando, alla fine, i meritati applausi ad organizzatori ed interpreti.

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