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E’ in scena dal 28 marzo e fino a domenica 2 aprile alla Sala Verga di Catania, nell’ambito della stagione di prosa 2022/2023 dello “Stabile” etneo, produzione Effimera srl, uno dei maggiori attori italiani, Gabriele Lavia, interprete del racconto capolavoro di Fedor Dostoevskij, “Il sogno di un uomo ridicolo”. Lavia, raggiunto il traguardo degli ottanta anni, riportare di nuovo in scena, con la sua regia, traduzione ed adattamento quello che si può definire il suo testo cavallo di battaglia e che ha attraversato la sua vita in diversi momenti della sua carriera e che oggi dedica al maestro Giorgio Strehler. In scena Lavia è con Lorenzo Terenzi, e luci sono di Giuseppe Filipponio, la fonica di Riccardo Benassi.

Gabriele Lavia in scena – Ph. Filippo Manzini

Un eccellente Gabriele Lavia, che considera il testo come uno tra i più sconcertanti dell’autore russo, è l’assoluto mattatore del racconto fantastico “Il sogno di un uomo ridicolo”, scritto da Dostoevskij nel 1876, racconto cupo che si concentra sulla terribile e disperata condizione umana. Il protagonista di questa vicenda, è un solitario che riflette sulla propria vita e sulle ragioni per cui si è sempre sentito estraneo alla società.

Gabriele Lavia – Ph. Filippo Manzini

Lo spettacolo, atto unico di 80 minuti, rappresenta per il pubblico del “Verga” l’occasione per assistere ad una impeccabile prova d’interpretazione di Gabriele Lavia e la storia narrata è quella di un uomo, deriso da tutti sin da piccolo e deciso a suicidarsi. Si siede sulla poltrona a fianco della scrivania, apre il cassetto ed estrae la pistola. Improvvisamente, però, si addormenta e inizia a sognare la propria vita oltre la morte, in un pianeta del tutto simile alla Terra, abitato da splendidi esseri non ancora corrotti “dalla prima caduta, dal primo peccato”. Il protagonista, a differenza degli altri uomini dannati, ha scoperto il segreto della bellezza e della felicità: “ama gli altri come te stesso”, ma in questa assurda proposta d’amore per il prossimo si trova tutta la sua “ridicolaggine”. Un uomo ridicolo, però, consapevole dell’impossibilità di riuscita del suo progetto, eppure, nel “predicare” la “vecchia verità che non ha mai attecchito”, trova l’unico scopo possibile della vita: mostrare la via di salvezza agli uomini, pur sapendo che non vi è possibilità di riuscita e di vittoria.

Asciutta ed essenziale la regia di Gabriele Lavia che si mette alla prova ancora una volta, con un notevole esercizio fisico recitando – alla veneranda età di ottanta anni- avvolto come in un sudario nella camicia di forza per tutta la durata dello spettacolo. Con lui sul palco, nel ruolo silenzioso del suo alter ego, anche Lorenzo Terenzi. Su un palco vuoto, ricoperto interamente di terriccio e sabbia (è presente solo una scrivania, una poltrona e l’inquietante pupazzo di una bambina) Gabriele Lavia, segue il testo del racconto di Dostoevskij, supportato dal minuzioso gioco luci di Giuseppe Filipponio che dosa il nero delle tenebre con una luce bianca e si muove avanti e indietro, arrancando e saltellando, crollando e rialzandosi. Tra l’attento sguardo degli spettatori si lascia andare in urla o risate strozzate, offrendo un monologo intenso, spiazzante, ricco di mille e profondi significati. Lavia sulla scena emoziona, ci mette il giusto pathos, dosa movimenti e voce, coinvolge lo spettatore nel suo grottesco sogno che è un incubo tra cielo e terra e alla fine si merita gli applausi da standing ovation del pubblico.

Ancora Lavia in scena

Nel testo non manca la speranza e il messaggio finale è un invito all’amore e alla solidarietà perché, come dice Dostoevskij, “solo la bellezza salverà il mondo”. Un lavoro che ha dato negli anni e che continua a dare a Lavia, autentico gigante del palcoscenico, tante soddisfazioni ed un testo quello dell’autore russo che si rivolgealla società intera e ne denuncia i vizi che la allontanano dalla felicità fondata semplicemente sull’amore e sulla solidarietà, al posto dell’avidità e dell’egoismo. Lavoro assolutamente da vedere, da gustarsi fino all’ultima battuta ed in scena, ripetiamo, al “Verga” sino a domenica 2 aprile, alle ore 17.30.

Gli applausi alla fine per Gabriele Lavia – Video Teatro Stabile di Catania

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