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L’incontro allo Yachting Club di Catania con l’artista Besnik Harizaj e con la scrittrice Lucia Andreano, autrice del libro “ A mani nude”, che dello scultore albanese racconta le singolari vicissitudini di immigrato clandestino in Italia, fino alla sua affermazione riconosciuta di eccezionale talento artistico, ha visto in una simpatica serata conviviale, riunirsi in interclub le socie dell’Inner Wheel Club di Catania, presidente Valeria Mirone ed i soci del Rotary Est di Catania, presidente Dimitri Tosi, unitamente a graditi ospiti.


In bella mostra per l’occasione, le opere dell’artista che ne testimoniano il profilo creativo di sicuro calibro e la resa artistica ad effetto coinvolgente. Sono sculture in ceramica smaltata, monocromatiche, in bianco o nero, e a colori, di teste femminili o maschili che si distinguono dalla produzione classica delle “teste di moro” che si rifanno ad antiche storie della tradizione siciliana legata alla dominazione araba e riprese dalla tradizione cromatica calatina, mentre diventano più che altro “busti di moro” rispettando un’attaccatura alle spalle guarnita da monili dorati e decori floreali e si distinguono per la raffinata cura esecutiva della linea nell’attenzione al particolare decorativo e per l’effetto di resa psicologica dell’espressione fisionomica delle perfette fattezze e degli sguardi che le rendono singolarmente uniche e fortemente personalizzate con sensazione plastica di reale vivezza materica che affascina e sorprende trascinando il lettore in una galleria di personaggi che si richiamano al mondo realmente vissuto dall’artista.

Narrata con stile letterario nei suoi particolari realistici da Lucia Andreano e riportata, a tratti, dalla viva voce del protagonista, la storia di Besnik Harizaj lo ha ritratto nelle sue peregrinazioni di vita, da Kocul in Albania nel 1969, durante la dittatura del regime comunista di Henver Hoxha, dal pascolo alle capre
nel terreno del padre e dai graffiti realizzati con un cucchiaio rotto ed un chiodo su un muro di tufo, ai mozziconi di matite consumate all’Accademia di Belle Arti di Tirana nel 1986. Quindi in Grecia nel 1991 ad Heraklion dove quella della ceramica è un’arte ricercata.

Sempre con in mente il vagheggiamento interiore della visione di una fanciulla di cui si era innamorato sin dagli anni del Liceo, ideale di donna che mai ha potuto sposare. Fino alla decisione di approdare in Italia da clandestino e risalire la china della sua esistenza, da raccoglitore di arance e ficodindia di Grammichele, a ceramista e padrone di bottega a Caltagirone nel 2016, invidiato e ostacolato dalle gelosie della concorrenza degli artisti residenti.

Un percorso evolutivo lungo, doloroso, di false identità, di sofferenza, di solitudine, di silenziosa sopportazione ai soprusi, quello di Besnik, con la meta sempre presente e sognata della libertà, sorretta dalla forte passione per l’arte che lo ha fatto integrare pienamente nella nostra società con riconoscimento critico qualificato e qualificante anche di Vittorio Sgarbi, per l’innegabile originale talento, nella “memoria della terra” che lo distingue nel campo dell’Arte e nella vita.

Milly Bracciante

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