Martedì 14 novembre, alle ore 20,45, arriva al “Verga” di Catania (repliche sino a domenica 19) per il Teatro Stabile “Clitennestra”, spettacolo firmato da Roberto Andò con interprete principale Isabella Ragonese. Il testo da cui è tratto l’adattamento curato dallo stesso Andò è “La casa dei nomi” di Colm Tóibín, autore di romanzi, tra cui Brooklyn e The Magician, ma anche The Testament of Mary, messo in scena a Broadway, che ha ricevuto la nomination per il Tony Award nel 2013 nella categoria Best play. Un testo moderno per un personaggio che è dell’Odissea. “Una figura che nel testo originale è presentata come l’anti-Penelope – scrive nelle note di regia Roberto Andò – il prototipo della donna infedele e assassina. La stessa che quando Ulisse scende nel mondo dei morti e si imbatte nel fantasma di Agamennone è qualificata con l’appellativo di perfido mostro. Invece, nell’Orestea di Eschilo, è una regina assetata di potere, autrice di una vendetta che si prolungherà oltre la morte. Essa uccide il marito Agamennone che oltre ad infliggerle gravissimi torti aveva sacrificato in nome della guerra sua figlia Ifigenia, ed è uccisa a sua volta dal figlio Oreste, che perseguita da morta fino al delirio”.
“Riabilitata da filosofi e scrittrici – scrive ancora Andò – Clitennestra è rimasta a lungo il prototipo dell’infamia femminile. La sua vicenda è giunta a noi soprattutto grazie all’Orestea, la trilogia (Agamennone, Coefore ed Eumenidi) in cui Eschilo, nel 458 a.C., celebrò la fine del mondo della vendetta e la nascita del diritto”.
Per quanto riguarda Colm Tóibín e il suo romanzo La casa dei nomi, da cui è tratto lo spettacolo, il rapporto dell’autore con i modelli antichi è declinato in modo abilmente sospeso tra invenzione e filologia. Per quanto il suo racconto non abbia una sola fonte, il lettore avveduto riconoscerà i riferimenti a cui il testo allude: Ifigenia in Aulide di Euripide. Da Euripide è tratto il motivo dell’ ingannevole proposta di matrimonio tra Achille e Ifigenia con cui Agamennone attira in Aulide le sue vittime, ma è a Eschilo che Tóibín si ispira per la scena raccapricciante del sacrificio di Ifigenia. La sventurata giovane muore urlando come un animale, tra l’odore del sangue e delle viscere delle vittime.
“Queste storie per me sono molto potenti – scrive Tóibín – Hanno a che fare con i conflitti all’interno della famiglia. Oggi viviamo in un mondo in cui molte divisioni sono intime e viscerali, per esempio fra opinioni di destra e di sinistra, e molte guerre sono guerre civili, o fra gang, o all’interno di una stessa religione. A me interessava prendere la storia cruda e inserirla in un contesto formale nuovo: quello del romanzo psicologico. Il romanzo è la forma migliore per esplorare la differenza fra pensieri e parole. Puoi sapere che cosa passa per la mente di una persona, e poi guardare mentre quella persona non lo dice a nessuno. Tutti i personaggi di questa storia hanno subito dei traumi. È importante che questo venga compreso pienamente. Ho scritto il libro per un lettore moderno”.
Scheda
CLITENNESTRA
da La casa dei nomi di Colm Tóibín
adattamento e regia Roberto Andò
con Isabella Ragonese, Ivan Alovisio, Arianna Becheroni, Denis Fasolo, Katia Gargano,
Federico Lima Roque, Cristina Parku, Anita Serafini
coro Luca De Santis, Eleonora Fardella, Sara Lupoli, Paolo Rosini, Antonio Turco
Scene e luci Gianni Carluccio
Costumi Daniela Cernigliaro
Musiche e direzione del coro Pasquale Scialò
Suono Hubert Westkemper
Coreografie Luna Cenere
Trucco Vincenzo Cucchiara
Parrucchiera Sara Carbone
Aiuto regia Luca Bargagna
Produzione Teatro di Napoli- Teatro Nazionale, Campania Teatro Festival – Fondazione Campania dei Festival
Durata: 1h 30’ senza intervallo