DanzaSpettacolo

Esorcizzare il primo fratricidio, in cui si consuma anche il primo martirio. Riscriverne il finale, auspicare visionariamente che si possa tornare indietro. Forte il messaggio e forte la tensione che il coreografo e regista Roberto Zappalà trasmette in “Caino e Abele#1 (corpo a corpo)”, in scena domenica 19 novembre alle ore 19:00 al Teatro Sangiorgi nell’ambito del protocollo d’intesa triennale “Be resident: nella città la danza”, stretto tra due prestigiose realtà come Scenario Pubblico e il Teatro Massimo Bellini proprio per promuovere la danza contemporanea nel territorio.
Il progetto, varato sinergicamente lo scorso aprile, continua a riscuotere attenzione ed entusiasmo grazie all’articolata programmazione di spettacoli, incontri e attività formative. Sull’onda di questo successo, “Be resident” porta la danza contemporanea per la seconda domenica consecutiva sul palcoscenico del Teatro Sangiorgi, contando di bissare il sold out dello spettacolo precedente.
La pièce prescelta, “Caino e Abele#1 (corpo a corpo)”, è una ripresa del 2018 di notevole impatto, legata all’umanesimo, alla spiritualità laica e alla riflessione antropologica da sempre dominanti nell’opera di Zappalà, che già in quello stesso anno sarebbe tornato sul tema con “Caino e Abele#2 (come le ali)”.
Ed oggi più che mai, in giorni tragici agitati dai venti di guerra, quel “Corpo a corpo” sul ring continua a parlarci di un’umanità ancestrale, ringhiosa e feroce, eppure capace di ritrovare solidarietà e coesione. Fratellanza. Regia e coreografia di Roberto Zappalà, fondatore e direttore artistico di Scenario Pubblico, si sviluppano con la collaborazione drammaturgica di Nello Calabrò e sulle note di Johannes Brahms e Nick Cave. Protagonisti i danzatori della compagniazappalàdanza2 William Mazzei e Damiano Scavo, con la partecipazione dei pugili Daniele Puglisi e Samuele Giuffrida.
La creazione indaga la violenza che i corpi subiscono ed esprimono sin dall’inizio della vita. L’intenzione è quella di meditare appunto sulla violenza, sul bene e il male, sulle lotte che hanno dilaniato la storia dell’uomo.
“Corpo a corpo” squaderna così un dizionario che include conflitto, odio, rancore, lotta, gelosia, incomprensione, invidia, rifiuto, attacco, e ancora e sempre violenza. Tanti i significanti e le posizioni emotive che perpetuiamo fino a quando crederemo che tutto dipenda da qualcosa che l’altro ci fa e rimarremo nella nostra parte più superficiale, chiamato anche ego, la nostra personalità che ha paura e quindi attacca e difende.
Nella dimensione coreografica che trasfigura l’evento biblico i corpi di Zappalà “vivono” le tragedie del nostro tempo. Un processo che rielabora il “primo lutto” dell’umanità (come lo definisce l’omonimo quadro di William-Adolphe Bouguereau) fino a farsi monito e avvertimento per i lutti di oggi.
“E se Hitler avesse vinto la Guerra?” insieme a “E se Napoleone non fosse stato sconfitto a Waterloo?” sono le più usate e classiche ipotesi ucroniche. “E se Caino non avesse ucciso Abele?” è, invece, l’ucronia positiva, non storico-sociologica ma biblico-religiosa, che Zappalà affronta con i mezzi che ovviamente gli sono propri: i corpi, il movimento, la danza.
L’artista, nome di punta del panorama internazionale, lavora con continuità, nella costruzione dei suoi spettacoli, attraverso la danza “pura”, per raggiungere emozioni e suggestioni e arrivare direttamente al sistema nervoso dello spettatore bypassando cuore e attività cerebrali, così come sosteneva John Berger a proposito dell’opera pittorica di Francis Bacon.
Esplorando il rapporto dei due figli di Adamo ed Eva, Zappalà arricchisce il progetto “Transiti Humanitatis” di un tassello che richiama e rafforza, per affinità di riferimenti, una nuova possibile ‘genesi’, già esplorata in “Oratorio per Eva”.
“Corpo a corpo” rievoca la prima lotta e il primo delitto; la prima conseguenza della rottura del rapporto fra gli uomini con Dio. Così tragica e definitiva da condurre al delitto. Allora, con un ritorno indietro, l’assenza del primo delitto potrebbe ricondurre a ristabilire questo patto?
Lo spettacolo vuole essere un atto di speranza, l’ucronia diventa utopia plausibile, per gettare nuovi semi che, citando un grande visionario come Philip K. Dick, “rinascono dall’abisso. Questa è la Via. Quando il seme cade, cade nel terreno, nel suolo. E al di sotto, fuori dalla vista, sboccia alla vita.” E con il successivo “Caino e Abele #2 (come le ali)” Zappalà farà un ulteriore passaggio utopico, tramite la simbiosi di due corpi danzanti immaginerà un nuovo organismo biologico. Porterà in scena la simbiosi come simbolo di legame e di fusione, non più attriti e violenze fratricide, ma parità e condivisione.
“Corpo a corpo” è, come anticipato, una ripresa del 2018 e rientra nel profondo percorso condotto intorno al recupero del repertorio, importante compito che il coreografo ha affidato alla compagniazappalàdanza2, per i prossimi anni impegnata nello studio e recupero dei suoi lavori storici.
Il titolo è una co-produzione Scenario Pubblico/Compagnia Zappalà Danza-Centro di Rilevante Interesse Nazionale e Bolzano Danza/Tanz Bozen, in collaborazione con KORZO (Den Haag, NL) e MilanOltre Festival, con il sostegno di MIC Ministero della Cultura e Regione Siciliana Assessorato del Turismo, Sport e Spettacolo, e vede il coinvolgimento della palestra Fitbull Catania con il patrocinio della Federazione Pugilistica Italiana.

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