Appuntamenti

Sabato 5 agosto, sull’Etna, in contrada Casa Cantoniera – Rifugio Sapienza, presso la nuova e bella edicola votiva della Madonnina della Neve, ricostruita dal comitato di ex dirigenti diocesani della Gioventù Italiana di Azione Cattolica, alle 11, mons. Barbaro Scionti, parroco della cattedrale, presiederà la celebrazione dell’Eucaristìa, nella memoria liturgica della Dedicazione della basilica di S. Maria Maggiore e nel X anniversario della ricostruzione e della riapertura al culto dell’altarino della GIAC, degli sciatori, degli escursionisti e dei turisti che ascendono al nostro vulcano.

  Il 22 agosto di 10 anni fa, nella memoria della Beata Maria Vergine Regina, l’Arcivescovo metropolita Mons. Salvatore Gristina presiedette la concelebrazione della santa Messa e benedisse il bianco simulacro della Madonnina della Neve, che teneramente abbraccia al seno il Bambino Gesù, assieme alla riedificata ex novo edicola votiva, non lontana dal precedente sito sommerso dalle lave dell’eruzione del marzo 1983, a quota 1920 m.s.l.m..

   Finita la II guerra mondiale, nel giugno 1945, Nicola Cavallaro, presidente diocesano GIAC fu promotore dell’iniziativa di ricordare i gloriosi caduti della fiorente associazione, con la costruzione sul versante sud dell’Etna di competenza dell’arcidiocesi di Catania, di un tempietto alpino dedicato alla Madre di Dio.

  L’idea fu accolta con entusiasmo e si passò subito all’attuazione, condivisa dall’assistente ecclesiastico mons. Nicolò Ciancio d’intesa con l’arcivescovo mons. Carmelo Patanè. Su terreno donato dalla famiglia Platania fu costruita l’edicola progettata dall’ing. Francesco Costarelli, mentre la candida statua della Vergine fu scolpita dal maestro Francesco Juvara che raffigurò Santa Maria mentre piega dolcemente il volto verso il Figlio, recante in mano una stella alpina.

   Sono scritte negli annali della GIAC due visite illustri: nel 1946 quella di don Giovanni Rossi, fondatore della Pro Civitate Cristiana d’Assisi, che salutò la cara Madonnina della Neve con l’appellativo di Madonna del Vulcano, e quella del 1962, del vescovo mons. Karol Woityla, allora vicario capitolare di Cracovia, durante una pausa del Concilio Ecumenico Vaticano II, ospite dell’arcivescovo mons. Guido Luigi Bentivoglio.

   Alcuni anni dopo l’eruzione del 1983, alcuni ex dirigenti di A.C. e un devoto di Belpasso, su iniziativa dei fratelli Di Mauro, architetto Salvatore e ingegnere Rosario, proposero all’arcivescovo mons. Domenico Picchinenna, che ne condivise l’iniziativa, di ricostruire l’edicola votiva.

   Il piccolo comitato, presieduto da mons. Ciancio, a proprie spese, ha fatto ricostruire l’altarino e la statua nell’identica forma dei precedenti, in conformità ad un modello che si trovava in curia arcivescovile.

   Fu l’insigne teologo mons. Giovanni Maugeri, originario di Zafferana Etnea e priore del Capitolo metropolitano, a dettare l’iscrizione in latino, anche ora riprodotta, che così recita: “Alma Dei Mater nive candidior, filios tuere siculos”. L’edicola votiva più alta della Sicilia continua a costituire una sosta di preghiera e di pace in un luogo incontaminato che invita, nel silenzio e nella luce radiosa della montagna, alla meditazione, all’ammirazione della bellezza del creato e alla bontà paterna del Creatore.

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