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Dopo i consensi ottenuti a Segesta ed a Ragusa è stato proposto anche a Catania, al Cortile Platamone, dalla compagnia catanese Banned Theatre l’originale adattamento di Valentina Ferrante della nota commedia di Aristofane “Lysistrata”, per la regia di Micaela De Grandi e Valentina Ferrante. Lo spettacolo, brioso, essenziale e giovanile, nasce in co-produzione con il “Calatafimi Segesta Festival-Dionisiache 2016” e – complice le battute, i ritmi, le trovate dei sei interpreti in scena – si rivela nel suo svolgimento leggero e scorrevole.

La locandina

La locandina

Ad adattare, a rendere più consona ai nostri giorni la più “femminile” delle opere di Aristofane  e quindi la vicenda di “Lisistrata”, attraverso il linguaggio, l’uso di oggetti scenici, di maschere ed il continuo scambio di ruoli ci hanno pensato prima di tutto l’adattamento di Valentina Ferrante, che con Micaela De Grandi cura anche la regia e poi i sei interpreti che fanno a gara per coinvolgere il pubblico con una vicenda che, ricordiamo, venne rappresentata per la prima volta dal commediografo greco ad Atene nel 411 a.C.

Ma qual è la questione dibattuta nello spettacolo? L’ateniese Lisistrata (“colei che scioglie gli eserciti”) convince le donne di Atene, Sparta, Corinto e Beozia, stanche delle continue guerre, allo “sciopero del sesso”, in modo che gli uomini mettano fine all’ormai ventennale Guerra del Peloponneso. Sono infatti le donne, le madri, le prime a sentir il bisogno di ribellarsi alla guerra e al suo spreco di vite: “In realtà la guerra è più un affare da donne, perché esse ne sopportano il peso due volte: partoriscono i figli con dolore, li allevano con tanto amore e poi li vedono andare via a fare i soldati!”.

Le donne, quindi, si astengono dai rapporti sessuali con i propri mariti per ricondurli alla ragione e alla pace ed occupano, sovvertendo i ruoli, l’Acropoli di Atene, centro del potere politico ed economico. Vengono poi respinti gli attacchi di un gruppo di vecchi e di un minaccioso commissario, ma l’abilità e la fermezza di Lisistrata rischiano di essere rese vane dalla sensibilità delle altre donne alle lusinghe dei mariti. Gli effetti dell’astinenza prolungata sono, però, devastanti e nel giro di pochi giorni gli uomini capitolano e tutto si conclude con una grande festa di riconciliazione all’insegna della pace – con tanto di bandiera mostrata in scena – e soprattutto con la ritrovata armonia tra mogli e mariti, pronti a riprendere i loro abituali rapporti amorosi.

Nella foto Micaela De Grandi, Giovanna Criscuolo e Valentina Ferrante

Nella foto Micaela De Grandi, Giovanna Criscuolo e Valentina Ferrante

Gli accorgimenti e gli elementi scenici (di Michele De Grandi e Simona Ferrante) adottati nello spettacolo (il pannello sullo sfondo che richiama la vagina e i tanti simboli fallici – una sorta di totem in omaggio all’organo maschile – presenti in tutta la pièce), i colorati costumi di Nunzia Capano, le battute, le buffe movenze e le parti cantate (con evidente richiamo al coro greco), i gesti e gli ammiccamenti, sposati alle originali musiche di Luca Mauceri ed alla pulsante interpretazione di Giovanna Criscuolo (la determinata Lisistrata), Micaela De Grandi (la bionda Mirrina), Valentina Ferrante (la scatenata Cleonice e Cinesia) e di Federico Fiorenza, Massimiliano Geraci e Giovanni Rizzuti, confezionano in circa 90 minuti un lavoro che, pur trattando argomenti come la guerra, la condizione della donna, il sesso ed il desiderio di pace – temi sempre attuali – regala spensieratezza, sorrisi ed anche qualche battuta piccante al pubblico, oltre che tanti suggerimenti per il nostro confuso e travagliato presente.

Una “Lisystrata”, quindi, che alla fine raccoglie gli applausi degli spettatori, confermando, anche a Catania, i consensi ottenuti a Segesta ed a Ragusa.

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