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Il monumento marmoreo costruito nei primi anni del Seicento addossato agli antimurali dell’ex seminario arcivescovile dei chierici di via Beato Cardinale Dusmet è detto pure “Fontanella di S. Agata”, a motivo del fatto che sopra il piccolo fonte si trova un bassorilievo che raffigura il semibusto della Patrona.

L’avvenimento caro ai catanesi che il monumento, costruito al posto di uno precedente scomparso e risalente a secoli prima, vuol ricordare è la dolorosa Traslazione delle reliquie di S. Agata, che sarebbe avvenuta, secondo la tradizione nel 1038-1040, ad opera del protospartario Giorgio Maniace comandante generale delle truppe imperiali bizantine e alleate per la riconquista della Sicilia, liberandola dal gioco arabo. Dalla lettera apocrifa del vescovo-abate benedettino Maurizio si ricavano i particolari del forzato trasferimento delle reliquie agatine (conservate nelle grotte bianche oltre il pomerio di Porta Aci, dove poi sarebbe sorto il convento dei carmelitani della SS. Annunziata oppure, più probabilmente, nel tempio primaziale S. Agata la Vetere?) a Costantinopoli. La partenza via mare per l’Oriente sarebbe stata fissata per venerdì 6 gennaio 1038, festa dell’Epifania. Le avverse condizioni atmosferiche avrebbero impedito al naviglio di prendere il largo. Il corpo di S. Agata, in attesa dell’imbarco, sarebbe stato ricoverato nella vicina chiesetta bizantina S. Giorgio, sulle rovine delle terme achilliane. Sul far della sera di domenica 8 gennaio la nave del generale Maniace avrebbe sciolto le vele e preso il largo con il prezioso carico.

I primi interventi per il restauro del bassorilievo

Il Fonte agatino di via Dusmet segnerebbe il sito esatto dove le reliquie di S. Agata vennero deposte per essere imbarcate per la capitale dell’impero romano d’Oriente. Precisa lo Sciuto Patti: “venne in seguito dal divoto popolo catanese eretto in quel sito medesimo monumento votivo di sospirato ritorno”, che si sarebbe avverato nel 1126. D’accordo con lo storico abate Francesco Ferrara, lo studioso ritiene che il Conte Ruggero d’Altavilla, nel 1088, avesse scelto come luogo dove edificare la nuova cattedrale quel sito che i catanesi onoravano come il sepolcro vuoto dell’amata Patrona. Il nuovo Duomo fu consacrato nel 1094 e dedicato, come il precedente, a S. Agata. Il modesto e piccolo Fonte di S. Agata alla Marina, restaurato qualche anno fa, è un monumento che ricorda a noi un antico avvenimento il quale riguarda S. Agata. E’ di grandissima importanza perché compendia in uno l’involamento e il rimpatrio delle sacre reliquie.

Per completezza d’argomento riportiamo la traduzione dal latino dell’epigrafe posta alla base del monumento: “Essendo Filippo IV re di Spagna e di Sicilia, e D. Francesco Castro conte di castro viceré, quello stesso D. Francesco Lanario e Aragona duca di Carpignano, insignito degli stessi titoli dell’anno scorso, prevedendo che le mura di questa città esposte alle ingiurie dei flutti sarebbero per rovinare, e studiando insieme di evitare la deformità del pomerio curò di costruire un munitissimo antemurale e una nobilissima via. Il quale nuovo beneficio delle città Alessandro Rizzari patrizio, D. Raimondo Paternò. D. Giulio Marchesana, D. Matteo Alagona, Scipione Bonajuto, D. Didaco a Valle, D. Francesco Patrenò Castello, senatori, con memore animo congiungendo col nome dell’ingegnoso ed operoso autore, comandarono che si desse a tanta opera il nome di Lanaria: l’autore, però, riconoscendo ogni suo bene dalla beata Agata, devoto alla stessa vergine e martire catanese, dedicò questa icona il 4 ottobre del 1621”.

Antonio Blandini

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