Cultura

Oggi, domenica 6 Marzo al Teatro Museo della Marionettistica dei Fratelli Napoli del Centro Commerciale Porte di Catania, doppio spettacolo, alle ore 16:30 e 18:30, per “Muller e Bengaria, Amori e Guerre nel Celeste Impero” copione elaborato da Alessandro e Fiorenzo Napoli sulla base degli antichi canovacci della Storia di “Erminio della Stella d’Oro”, nell’ambito della rassegna teatrale della Marionettistica dei Fratelli Napoli. Ingresso libero fino a esaurimento posti.

La storia narra le vicende di due amanti fedeli e appassionati, separati tragicamente da un naufragio. Gemma, accolta alla corte dell’ Imperatore di Russia Rodocaus, ha nascosto la sua identità sotto il finto nome di Bengaria. Erminio, scampato anche lui alla tempesta, ha fatto amicizia col principe di Polonia Emiliano, ha assunto il finto nome di Muller ed è partito per l’Oriente alla ricerca della perduta Gemma. Scoppia la guerra tra Russia e Cina. Bengaria, disperata per la perdita di Erminio, guida le armate russe di vittoria in vittoria e fa innamorare di sé il gentilissimo principe Soranzo. Muller giunge nel Celeste Impero, si assolda nell’esercito cinese e fa innamorare di sé la principessa Tibet.

Muller e Bengaria si scontrano sul campo di battaglia e non si riconoscono perché hanno armature diverse dalle solite e visiere abbassate. E, pur pensando incessantemente al loro amore perduto, correranno il rischio di dover sposare i loro imperiali spasimanti. Per i capricci del caso, gli amanti fedeli vedranno il loro amore tramutarsi in sdegno implacabile, fino alla soluzione finale assicurata dalla sincera amicizia e dalla ragionevolezza del buon Artale Emiliano. Le vicende della guerra russo — cinese, con la messinscena di una Cina fastosa ed elegante, danno l’esatta idea della percezione che il pubblico catanese aveva di un mondo lontano e fascinoso.

“Questa serata

– scrive Alessandro Napoli – ci pare interessante perché, insieme alla riproposta dei tradizionali ingredienti della messinscena catanese, come sapiente dinamica dell’intreccio e cura scenotecnica, impone, più ancora degli episodi in cui agiscono cristiani e saraceni, una sempre più ineludibile riflessione sull’arricchimento reciproco che le culture possono ricavare dal loro rispettoso confronto”.

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