Teatro

Un ritratto più umano, più comprensibile, soprattutto per le nuove generazioni, di quello che molti vedono solo come il “Che”, il guerriero, il mitico “Che Guevara”, il “Fuser” o che altrimenti riconoscono come personaggio delle magliette. A tratteggiare con accuratezza il profilo di Ernesto Guevara de La Serna, meglio conosciuto come “Il Che”, a mostrare il suo volto umano, nell’ambito familiare e negli affetti più intimi o nel portare avanti la sua personale battaglia a favore degli oppressi, è Luigi Favara, autore di “Ritratto di un campesino”, lavoro in due atti messo in scena alla Sala Magma di Catania, nell’ambito della stagione di prosa 2016 e proposto dal Centro Magma e dall’associazione Oltre le quinte.

La pièce, diretta dallo stesso autore, nel ripercorrere con dovizia di particolari l’esperienza, l’avventuroso ed esaltante percorso di vita del leggendario “El Fuser” (soprannome dato ad Ernesto “Che” Guevara, nato dalla contrazione di “Fu-ribondo Ser-na” per i suoi trascorsi da rugbista) vede in primo piano un nonno narratore che racconta, attraverso un libro, un diario dei ricordi, alla nipote ed all’amica, proveniente dalla lontana Sicilia, la storia, le avventure, le imprese, le vittorie, le delusioni, i rapporti familiari e la fine improvvisa ed immeritata nella giungla della Bolivia sudorientale del “Che”. Lo spettacolo, secondo le intenzioni dell’autore e regista Luigi Favara, volendo trovare un punto d’incontro tra passato e presente, creando così un ponte, un dialogo generazionale, si avvale di vari momenti artistici, infatti oltre alla recitazione si da spazio anche alla danza, alle musiche andine ed alla cinematografia e poi contribuiscono a dare movimento e vivacità alla pièce i filmati originali e le foto dell’epoca oltre che alcune sequenze girate in esterno dagli attori e che evocano momenti dei ricordi del “campesino”.

Più agile e scorrevole la prima parte del lavoro, mentre più corposa appare la seconda con la lettura delle numerose lettere scritte dal “Che” alla madre, ai figli, oltre ai discorsi in video alle Nazioni Unite e alla lettera finale e di ringraziamento a Fidel Castro.

In scena nei panni del “Che” un determinato  Jacopo Raniolo, mentre il nonno narratore è il convincente Enrico Pappalardo. Negli altri ruoli ricordiamo Francesca Privitera (la nonna), Giuliana Bella e Valeria Rachele Triolo (Cristina e l’amica Rosita), Liliana Scalia è Celia De la Serna, mamma del “Che”, Angelo Ariosto, l’amico fidato Alberto Granado. Nei momenti di danza, con le coreografie di Francesca Romana Di Giorgio, si disimpegnano egregiamente, Greta Giarrusso, Agnese Privitera e la stessa Francesca Romana Di Giorgio.

Nella foto i protagonisti dello spettacolo

Nella foto i protagonisti dello spettacolo

La regia dei video è di Enrico Pappalardo, quella della pièce di Luigi Favara, mentre luci e suoni sono curati da Marco Favara.

Spettacolo alla fine gradito ed applaudito dal pubblico e che offre un quadro completo della vita, del percorso, di Ernesto “Che” Guevara presentando, facendo comprendere meglio ed in modo diverso l’uomo, il medico, il figlio, il padre ed anche il guerrigliero, sottoponendo così la sua figura, la sua coerenza e le sue idee ad una nuova generazione oggi troppo distratta dal marciume, dall’appiattimento culturale ed ideologico e spesso interessata a frivolezze ed a futili e squallidi personaggi assunti come modelli di comportamento.

Sono previste due ulteriori repliche  di “Ricordo di un campesino” il 2 e 3 Aprile, alle ore 21.00 e 18.30, alla Sala Magma di via Adua 3 di Catania.

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