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Dall’imbocco di viale Fleming, provenendo da via Ingegnere, sino all’ingresso dello stadio, ho elaborato pensieri su pensieri; lo spiegamento di forze di Polizia e Arma con equipaggiamento antisommossa, un numero ingente di uomini, mezzi, elmetti, scudi, elicottero, ecc., era tale da indurmi a congetturare che Egli (Ipse, il Premier) fosse un tifoso segreto del Messina e che lo avremmo visto chiuso nel gabbione agitare la bandiera giallorossa. Quasi come quando era in programma un’altra partita che è stata rinviata e, in cambio (si fa per dire), Catania ha avuto la presenza di Sua Grazia, Renzi I. Macché…

Abbracci in campo in casa rossazzurra (Ph. Calciocatania)

Abbracci in campo, in casa rossazzurra (Ph. Calciocatania)

Debbo confessare, però, che preferisco un impegno tanto “importante” dei tutori della legge, finalizzato a consentire ai tifosi (tutti) di poter essere tutelati nel seguire la loro squadra, che non i disimpegni pilateschi, tipo Taranto. È un’assurdità necessaria. Ricordo che, quando ero giovane, il vecchio “Celeste” (stadio di Messina) era utilizzato per le partite che il Catania disputava in campo neutro. Con Luigi Russo e altri amici del Borgo ci recavamo nella città dello Stretto, parcheggiavamo l’auto e raggiungevamo a piedi lo stadio senza essere disturbati. Oggi una cosa del genere è impensabile; cos’è accaduto di tanto irreparabile nel frattempo? Considero la presenza dei “cugini” come un valore aggiunto e lodo chi l’ha consentita.

Interessante la divisa usata dai peloritani, con i colori giallo e rosso tagliati in diagonale, evocativa della bandiera siciliana issata durante la sommossa del Vespro (1282) e tuttora vessillo ufficiale della Regione. Nella guerra che seguì “Lu Rebellamentu di Sichilia”, Messina ebbe un ruolo fondamentale e patì pesanti sofferenze.

Mi domandavo: chissà se qualcuno pubblicherà quanto detto da Simone (mio figlio) al termine della partita (“Un Catania in stato Di Grazia”) e, tornato a casa, ho cominciato a guardare in Internet, trovando ovviamente, precisa-precisa, la frase come titolo sulla pagina de “La Sicilia” e in altri commenti. Dapprima pensai (da padre) che il ragazzo non aveva nulla da invidiare ai giornalisti di professione (lo penso, comunque). Ma sia io che lui sapevamo che era una battuta scontata; dunque, che né lui né gli altri sono poi così geniali. Il ragazzo, l’altro (Andrea Di Grazia), però, merita – e come! – la citazione in tutti i titoli.

Di Grazia, autore di una tripletta

Andrea Di Grazia, autore di una tripletta

È un sollucchero che questo derby (che per tutti, meno uno, lo era, lo è, lo sarà) passi alla storia accompagnato dal nome di un “purosangue” catanese. A questo punto i “piliddusi” obietteranno che la purezza del sangue catanese è tutta da dimostrare, viste le orde di conquistatori che gli annali elencano e, visti anche gli insediamenti continui di “viddani” (letteralmente, contadini; in senso traslato, provenienti dalla provincia della provincia) ben insediati da sempre anche ai vertici delle istituzioni rappresentative… Senza sottilizzare, Di Grazia, catanese verace, ha segnato tre reti una più bella dell’altra. Qualcuno, mettendo voti bassi alla difesa messinese, tenta di sminuire il portento; io credo che il ragazzo di queste perle ne regalerà altre.

Siccome, però, siamo condannati a non avere tranquillità, abbiamo dovuto trepidare anche stavolta; tanto! Per gli errori di Barisic e per i “sipari invitanti” che ogni tanto si aprivano davanti al numero dodici (Pisseri), per l’eleganza statuaria di Calil (che un pallone di testa, sui rilanci del proprio portiere, non riusciva a beccarlo) e che quando segnava o stava per farlo trovava il bastian contrario fischietto-dotato, pronto (a torto o a ragione, secondo la corrente di pensiero scelta) a vanificare la sua esistenza. Barisic, invece, non ha neanche terminato la partita e la sua sostituzione è stata un sollievo per le coronarie di tanta parte degli spettatori. Eppure, il ragazzo merita qualche attenuante. Se, ad esempio, “quella finezza” solitaria avesse avuto l’effetto sperato, con quella palla nel “sacco”, sarebbe esplosa anche piazza Spedini, si sarebbe commentato un ben più “rotondo” punteggio e celebrata una giornata di gloria anche per l’ex giallorosso che, proprio perché ex, si è dannata l’anima… e basta!

L'abbraccio tra mister Rigoli e Di Grazia (Ph. Calciocatania)

L’abbraccio tra mister Rigoli e Di Grazia (Ph. Calciocatania)

Il secondo classificato nella gerarchia degli eroi di giornata è Rigoli; quello dato come in bilico e prossimo all’esonero. Il direttore l’ha difeso ed io sinora non me la sono sentita di dirne male. È successo che durante la settimana gli è stato assegnato il premio come migliore allenatore in assoluto della precedente stagione, quando era con l’Akragas. Già! Possibile che sia diventato scarso, spostandosi di qualche chilometro? Una buona notizia a fronte di altre sicuramente negative; tra queste seconde, cito ad esempio la conferma da parte della FIFA della penalizzazione di 6 punti e l’arbitrato su Rosina, risolto a favore del giocatore. Verranno tempi migliori.

Intanto, la classifica si muove, nel senso che anche quasi tutte le “vicine” del Catania hanno fatto punti e l’ultimo posto è ancora nostro. In realtà, grazie alla differenza reti siamo penultimi; ultimo è il Melfi che – al netto delle rispettive penalità – ha gli stessi punti degli etnei. Ma cosa offre la birbanteria del prossimo turno di campionato? Che il Catania si reca proprio in terra fridericiana; mentre per le due che precedono (Vibonese e Siracusa) c’è lo scontro diretto e, infine, partite sulla carta non facili per Catanzaro e Messina (entrambe a 7 punti).

Il ragionamento, che per scaramanzia non sviluppo, è chiaro. Già, per passatempo, si potrebbe fare il conto che, se fossero restituiti i sei punti sottratti per la vicenda “Castro”, i rossazzurri, a quota 10 (e in virtù della differenza reti) sarebbero ottavi, in zona playoff. È, tuttavia, certo che una squadra come quella vista in certe fasi dei vari incontri, se avesse continuità (=concentrazione) ed efficacia, nel posto in cui è non dovrebbe rimanerci a lungo. Da chi dipenderà?

Salvo Nicotra

Salvo Nicotra

Salvo Nicotra si è occupato di tante di quelle cose che è come se non si fosse occupato di nulla… Laurea in Lettere all’Università di Torino con tesi sull’attualità del Teatro dei Pupi siciliani, regista teatrale e uomo di cultura e di sport, ha collaborato sin dalla (lontana) giovinezza con numerose testate giornalistiche; nella “precedente vita” è stato lavoratore pubblico e dirigente sindacale.

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