Intervista con...

Durante la mostra d’arte “Movimento artistico Verticalismo, in ricordo di Eugenia Di Grazia”, svoltasi dal 3 al 13 Novembre alla Galleria Verticalista di Catania, in via Suor Maria Mazzarello 12 ed in cui hanno esposto gli artisti Rosario Calì, Giovanni Compagnino, Rosario Platania, Iolanda Taccini, Guglielmo Pepe, Rosa Buccheri, Salvatore Spatola, Salvatore Commercio, abbiamo incontrato proprio il fondatore e promotore del Gruppo Verticalista etneo, il maestro Salvatore Commercio che al Verticalismo ha dedicato, oltre alle produzioni artistiche, anche alcune opere a stampa che spiegano il Verticalismo in chiave filosofica (col saggio del 1982), narrativa (col romanzo “Comizio verticale” del 1987) ed estetica (con l’opera “Dalla prospettiva rinascimentale al Verticalismo”, edito nel 1992). L’incontro con il maestro Commercio ha rappresentato una occasione per parlare della storia,  dei trascorsi, del futuro del movimento e per immergersi nell’affascinante mondo dei Verticalisti.

Le teorie del Movimento Verticalismo (Salvatore Commercio)

“Sorto a Catania nel 1973,  – spiega il maestro Salvatore Commercio – il movimento, prodotto autonomamente, senza supporto politico né di altra natura, contrariamente alla maggior parte delle correnti che hanno solo carattere artistico o attengono a un solo ambito, ha interessato molte discipline e svariati settori dalla scienza alla filosofia, dalla letteratura alla politica, dall’arte alla tecnologia, dall’ibernazione alla semiologia, alla bioetica, alla teoria della comunicazione, alla grammatica e psicologia della visione, fino ad affondare nei proverbi e negli aforismi, nella metapsichica”.

43 anni di storia. Cosa vuol dire e cosa rappresenta nel 20016, il Movimento Verticalista?

“Il movimento artistico Verticalismo in forza dei suoi 43 anni di attività (internazionale), con il suo gruppo storico e centinaia di seguaci e collaboratori in oltre 50 Paesi, si può considerare, a ragione, la “corrente” più longeva a partire dalla storia dell’arte moderna. Inoltre, è l’unico movimento artistico-culturale e sociale originale e non ideologizzato, vale a dire è un movimento che opera nella piena indipendenza delle idee per una società “campo di possibilità” (la Via del Possibile)”.

Quali differenze riscontra nella società dalla nascita del pensiero Verticalista ad oggi?

“Nei primi anni ’70, nonostante la ‘costante’ crisi politica, una cultura che si incurvava su se stessa e il terrorismo (si parlerà di anni di piombo), la società era piena di aspettative. Si viveva in un’atmosfera positiva, si guardava al domani fiduciosi; non c’erano grandi impedimenti nel divenire del cambiamento; ciascuno poteva disegnarsi un futuro possibile. Il movimento Verticalismo, con le sue mostre, i suoi spettacoli, i suoi workshop, i suoi film, le sue pubblicazioni ha sempre messo sotto accusa il potere politico-economico cieco nei confronti della società reale, soprattutto negli ultimi 20 anni”.

Come è cambiato in questi anni il Movimento e come si è trasformata la società col passare del tempo? C’è stata una crescita, una metamorfosi, nel pensiero, nella filosofia verticalista, con l’avvento degli anni Duemila?

“Nei primissimi anni ’70 il movimento Verticalismo era pricipalmente impegnato a crearsi uno spazio nell’universo arte (fortemente inflazionato dall’arte concettuale) anche in forza della rivista trimestrale d’arte e cultura Verticalismo, distribuita gratuitamente sia in Italia che all’estero. Processo che culmina nel marzo del 1977 al Museo Leonardo da Vinci di Milano. Segue tutta l’attività elencata nella precedente risposta. Ma la grande svolta che guarda all’uomo, all’ambiente e all’etica tecnoscientifica arriva negli anni ’90.

La rivista Verticalismo

La rivista Verticalismo

Il 13 dicembre 1993, all’Università di Catania, aula Magna Facoltà di Lettere, si istituisce la “Prima Giornata Mondiale dell’Universalesimo” (con regolare cadenza annuale); conferenza interdisciplinare sulle problematiche dell’uomo e dell’ambiente. Relatori, oltre a chi parla ed Eugenia Di Grazia, Marcello La Greca, docente di zoologia all’Università di Catania; Salvatore Notarrigo, docente di Fisica all’Università di Catania, Giovanni Russo, docente di Bioetica all’Università pontificia salesiana “S. Tommaso” di Messina; Maria Scifo, delegata regionale del WWF; l’Assessore alla Cultura Antonio Di Grado. A partire dalla Seconda Giornata… contestualmente si dà vita alla “Mostra Internazionale d’Arte”, tra gli altri circa 50 gli artisti stranieri un po’ di tutto il mondo (espongono anche Greenpeace e Amnesty International). Tra i relatori Maria Elisa Brischetto e Rosalba Perrotta del Centro Unesco (docenti all’Università di Catania) e Giuseppe Piccione del WWF Sicilia. Patrocinio (citiamo solo qualche esempio): Assessorato alla Cultura, WWF, Lega Ambiente, Centro Unesco, Croce Rossa, Greenpeace, Movimento per la Pace, Club di Roma, Emergency Italia, CGIL, CISL, UIL, CISAL, Poste e telecomunicazione e via elencando.

A partire dal 2000 arte, cultura, società, ambiente, tecnologia, scienza, bioetica… sono l’ossatura e la sostanza del movimento artistico internazionale Verticalismo. “(…) Non più scontri” estetici, ideologici, di linguaggi, di radici, di pelle… bensì “confronti” per una libera crescita in direzione del “possibile”. L’artista, in questo nuovo spazio sociale certamente recupera la sua funzione rivoluzionaria di operatore sociale, di “io” aperto all’”altro”, senza perdere la sua peculiarità di “inventore” di mondi, di cercatore di “passaggi”, di ricercatore…”.

Secondo il pensiero del Movimento verso dove va oggi il mondo ed una società così travagliata da mille problemi?

“Sul piano nazionale, purtroppo, poco o niente è cambiato nel corso degli ultimi 20 anni. Anzi sono aumentati i fardelli dell’uomo. Tanto da poter ‘ripetere’ testualmente per l’ennesima volta:  “(…) La società, nella sua interezza, sembra esistere solo nei (e sotto forma di) tabulati delle istituzioni”. (…) Chi “non ha” possibilità “non è”. Non è libero di operare delle scelte né di autodeterminarsi. Dipende in toto da chi detiene le redini. Ed è facile preda di chi gestisce illusioni.  (…) La società reale è costretta a vivere dimezzata, nell’ impossibilità di divenire (troppi totem, feticci, radici usurate…). Per un cambiamento vero e radicale “(…) è necessario che in primis i governi si attestino su un progetto di costruzione di una civiltà in cui ciascun “io” possa assurgere a “campo di possibilità”. Solo in questo modo si potrà operare un reale cambiamento: dalla società in progress di “impossibilità” a una società capace di svilupparsi lungo “la Via del Possibile”. (…) J. F. Kennedy: “Se una società non può aiutare i molti che sono poveri, non dovrebbe salvare i pochi che sono ricchi”. (…) Di qui la necessità di un “nodo” o un “occhio” o un “osservatorio”… interdisciplinare flessibile, aperto, (sovra)nazionale, di intellettuali, scienziati, artisti, rappresentanti di associazioni e cittadini comuni, che punti sull’ “essere” e la “natura” cuore dell’umanità. (…) Dobbiamo convincerci noi cittadini per primi, che dobbiamo nettamente cambiare i termini di concepire la politica, di fare politica, di guardare alla politica”. Tutto questo è il seme minimo se davvero vogliamo costruire la società agognata, la civiltà dove il “noi” diventa la garanzia dell’ “io” perché è un “noi” di “io” realizzati attraverso il recupero della loro genesi (…un divenire di elevazione lungo il ‘possibile’) dove ciascuno, finalmente, potrà dire: “’posso’, dunque sono”. (…) In pieno terzo millennio stiamo ancora vivendo una strana “democrazia” non pienamente realizzata, forse interrotta, forse irrealizzabile… Sicuramente da rifondare! Ma che sia un “campo di possibilità”, per una “società di possibilità”: la Via del Possibile”. In quanto al mondo. Sia in Europa che a livello Internazionale siamo costantemente in piena guerra fredda (e non solo). Così facendo saremo pempre più ciechi e impotenti nei confronti dell’’invisibile’”.

Le situazioni, i momenti di crescita del Movimento in questi 43 anni…

“E’ impossibile, in poche battute,  tracciare una sintesi di una storia lunga 43 anni (e non è ancora conclusa). Nel 1987 ho dovuto scrivere un romanzo, Comizio Verticale, per meglio descrivere l’intensa attività dei primi 7 anni del Verticalismo e dei Verticalisti, a partire dal 1973. Da quel momento in avanti il ‘racconto’ si è sviluppato (e registrato) in tanti libri e 3 film lungometraggi (e un quarto uscirà tra non molto). Tutto questo sta a significare che tra non molto sarò piacevolmente costretto a scrivere un nuovo romanzo (racconto cronologico). E voglio sperare che non sia l’ultimo”.

Come si può, secondo lei, restituire spazi, dignità, attenzione all’arte, alla cultura, al pensiero filosofico, in un momento in cui regna l’indifferenza e l’oscurantismo ideologico e culturale?

“Il 14 ottobre 2010 il ministro Giulio Tremonti ha dichiarato: “Con la cultura non si mangia”. Quasi 4 anni più tardi il Presidente Barak Obama, in un incontro coi giovani nel Wisconsin, ha dichiarato che una ‘laurea in storia dell’arte’ non garantisce abbastanza guadagno. Ed ha consigliato di prendere in considerazione altre soluzioni. (Solo per citare due casi di un lungo drammatico elenco.) Oggi, questa leggerezza culturale non la commento. Sarebbe fin troppo troppo facile. Mi limito a rispondere con Dostoevskij: “La bellezza salverà il mondo”. E’ quello che dice il principe Myskin nel romanzo L’idiota”.

I Verticalisti oggi a Catania. A cosa stanno lavorando e chi fa parte del Movimento?

“In questo momento stiamo ultimando le riprese del quarto film lungometraggio “Noi folli per il Verticalismo”, che completerà la tetralogia. Inoltre, si lavora per altri due workshop: a Sydney e Madrid (dopo il successo ottenuto a New York, Parigi, Londra e Berlino). Nel 2017 (primavera-estate) daremo vita a una grande retrospettiva. Dei dettagli ne parleremo più in là. Naturalmente continua senza sosta l’attività artistica e culturale nella nostra Galleria Verticalista. Chi fa parte del Movimento? Nel mondo conta circa tremila collaboratori. Giusto per citare qualche nome italiano a partire dal ‘gruppo storico’ (oltre a chi le parla): G. Pepe, R. Platania, N. Raciti, I. Taccini, F. Liardo, B. D’Accampo, G. Compagnino, R. Occhipinti, R. Calì, S. Barbagallo, N. Minio, S. Spatola, O. Spazzoli, G. Catania, D. M. Costa, G. Arena, A. Farinella, F. Di Giovanni, C. A. di Trifiletti, R. Buccheri, F. Amato, M. Farinella, N. Bortolotto, M. Di Gloria, D. Pepe, M. Lo Presti, V. Orto, A. Guardo, A. Sciuto, O. Mamprin e via di seguito…Proprio qualche mese addietro sono passati a miglior vita (e qui mi piace ricordarli) T. La Scala e S. Maggiore“.

Album fotografico dei Verticalisti

E’ davvero ancora ipotizzabile, in una realtà come quella dei nostri giorni, il vostro “divenire di possibilità per una nuova idea di società”?

“In Europa un ‘terzo’ della popolazione vive in stato di povertà. L’80% dell’umanità dell’intero pianeta vive nel terzo e quarto mondo. Ogni 5 secondi muore un bambino. Ogni anno ne muoiono circa 7 milioni prima d’aver compiuto 5 anni. Da fin troppo tempo continuiamo a (soprav)vivere circondati e assediati da ‘poteri nemici’ che di fatto annullano l’”essere”. Soprattutto scartano il diritto e l’”io” degli ultimi… A tutto questo va sommato un clima di paura a tutti i livelli (non soltanto europeo) che azzera le ‘certezze’ e allontana l’alba di un domani possibile. E’ “necessario e urgente” che ciascun paese liberamente, senza forzature, metta mano a un’estetica della politica nazionale e ‘superorganica’ che veda  al centro l’”essere” e lo stato di diritto, primo mattone di una “società di possibilità” per un “divenire di possibilità”. Ma, attenzione, tutto questo non vuole significare che siamo per una globalizzazione dei popoli. Oggi (o ancora oggi), non si possono ignorare le “distanze” o le “ragioni” culturali, i costumi, le specificità, le radici… che caratterizzano molti Paesi. Bisogna invece tenacemente impegnarsi per un lavoro globale per quanto attiene alle “emergenze planetarie”. Si può fare. E noi tenacemente lo faremo  insistendo, prevalentemente, con l’arte e la cultura, nostro impegno forte e fermo”.

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