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Un “Novembre” raffinato, poetico ed originale, quello proposto, nell’ambito della stagione di prosa del Teatro del Canovaccio di Catania, dal regista Gianni Scuto con la trasposizione e l’adattamento dell’omonimo romanzo breve, in chiave autobiografica, di Gustave Flaubert, scritto nel 1842.

L’atto unico, di circa 70’, prodotto  da Theatre du Gymnase e Teatro Gamma, è una sorta di confessione autobiografica dell’autore, all’epoca ventenne. Flaubert narra le sue pulsioni nei confronti del sesso femminile e delle sofferenze ad esse dovute, fino all’incontro con Marie (trasposizione letteraria di Eulalie Foucaud, donna realmente conosciuta dall’autore) una prostituta attraverso la quale fa le sue prime esperienze sessuali e che, nell’ultima parte scritta in prima persona, gli racconta la sua vita. In seguito i due si lasciano, per non rivedersi mai più. Flaubert, nella conclusione del romanzo, ricorre al cliché del ritrovamento del manoscritto (come ha fatto, ad esempio, Alessandro Manzoni ne “I Promessi Sposi”).

Una scena di “Novembre” (Ph. Andrea Valisano)

L’edizione di “Novembre”, con la puntuale e nostalgica regia di Gianni Scuto, è un viaggio in quel passato lontano ed ancestrale di ricordi, di visioni, di frammenti, di immagini oniriche di quella giovinezza che, ormai, non tornerà mai più. Sulla simbolica ed accattivante scena di Franco Weber, che si popola di maschere, vestiti, palloncini, foglie e bolle di sapone, con i costumi dell’Atelier Gagliani, i protagonisti sono due giovani, con le loro pulsanti voglie, i loro desideri giovanili. Lo spettatore, con una colonna sonora di grande effetto emozionale, si trova coinvolto nell’incontro tra un Gustave, imberbe collegiale che freme di malinconie e desideri adolescenziali e Marie, una giovane prostituta dal cuore vergine assetato di sincerità. L’incontro tra i due è carico di tensione e di speranza per entrambi, ma poi dopo un secondo incontro, ancor più carico di voluttà e sentimento, i due non si vedranno mai più.

Il regista Gianni Scuto

L’intera pièce, abilmente assemblata da Gianni Scuto, è pervasa interamente dalla poesia, dalle parole magiche, malinconiche, di Flaubert ed il pubblico è trasportato da musiche evocative, da movimenti, dialoghi e abbracci ben coordinati che mettono assieme il fascino e la poesia di una Parigi sempre sognata con una Sicilia dai mille significati, senza tempo, dalle mille verità dove canto, maschere, simbolismi rievocano antichi ricordi.

Ed alla fine, rispetto al romanzo originale, ci si ritrova in una Sicilia lontana e nello stesso tempo vicina, in un piccolo villaggio di pescatori, ad Aci Trezza, tanto cara a Verga dove la donna prende le forme di una ragazza del popolo, tra canestri e reti stesi, tra le barche con vele latine, cammina e il suo corpo è robusto e agile, come quello delle ninfe antiche.

I due giovani protagonisti di “Novembre” (Ph. Andrea Valisano)

Protagonisti dello spettacolo due giovani e valenti interpreti: la convincente Loriana Rosto nei panni di Marie ed un profondo Elmo Ler nel ruolo del giovane Gustave, alla fine, lungamente applauditi dal pubblico – assieme al regista Gianni Scuto – per il loro delicato, raffinato gioco interpretativo, in una atmosfera a tratti surreale, sospeso tra poesia, amore, movimenti e suoni, desiderio, ricordi e malinconia per un tempo, per una gioventù, che si tramuta in sogno, in memoria.

Lo spettacolo, intenso e – ripetiamo – di grande raffinatezza, verrà replicato al “Canovaccio” fino al 7 Maggio e sono previste per la produzione delle nuove tappe a Parigi.

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