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Le tante piccole storie degli uomini unite tra di loro costruiscono la storia che noi apprendiamo e conosciamo attraverso i libri. Ed è quello che accade per il secondo romanzo di Salvo Montalbano, “Le tre vite di Don Giuseppe”, Timìa edizioni, presentato per la prima volta nella nostra città nell’imponente cornice del Castello Ursino.

Palcoscenico dell’incontro culturale la maestosa sala d’ingresso del maniero federiciano, vestita dalla preziosa voce dell’attore Emanuele Puglia che ha incantato la folta e partecipe platea con alcune letture del libro. Hanno animato la conferenza, coordinata dalla giornalista Elisa Guccione, Simona Laudani, docente di Storia Moderna presso la Facoltà di Lingue e Letterature Straniere dell’Università di Catania, Liliana Nigro, docente presso l’Accademia di Belle Arti di Catania, Anna Bertino, docente presso il liceo classico Mario Cutelli di Catania, e Salvo Montalbano, medico psichiatra con la passione per la scrittura.

Un romanzo, ambientato nel Regno di Napoli e nella Sicilia del 1789, che racconta  la storia dell’ambizioso Giuseppe Salerno, preside della Facoltà di Medicina di Palermo e autore della mummie oggi esposte nella cappella della Pietatella a Napoli, che prima di ritirarsi in pensione, decide di ostentare in una conferenza proprio quei preparati da cui avrà inizio tutta la narrazione incastonando una serie di inattese vicende che lo renderanno testimone dell’assassinio del viceré di Sicilia Caramanico e del manovrato processo contro l’avvocato Francesco Paolo Di Blasi.

Un’opera letteraria che utilizzando lo stile narrativo della commedia resta fedele alle testimonianze storiche del periodo riportando alla luce, attraverso un’attenta indagine retrospettiva del periodo napoletano di don Giuseppe, come si evince dal secondo capitolo, la biografia del discusso principe Raimondo Del Sangro di Sansevero, committente dei preparati anatomici realizzati dal Salerno, rivisitata alla luce delle Cartule Sangriane pubblicate nel 2006.

“Le tre vite di Don Giuseppe– spiega Simona Laudani- è un romanzo che utilizza lo stile narrativo della commedia ma è fedele alle testimonianze storiche della vicenda ambientata nel Regno di Napoli e nella Sicilia del 1789 raccontando come il protagonista del libro, preside della Facoltà di Medicina di Palermo e autore della mummie oggi esposte nella cappella della Pietatella a Napoli prima di ritirarsi in pensione, decida di ostentare in una conferenza angiologica proprio quei preparati da cui avrà inizio tutta la storia tra una serie di inattese vicende che lo faranno testimone dell’assassinio del viceré di Sicilia Caramanico e del manovrato processo contro l’avvocato Francesco Paolo Di Blasi”.

Tra guai familiari, come la gravidanza della nipote Carlotta ancora nubile, e intrighi da parte di Don Simone Cocuzza, professore di etica, che dopo aver assistito alla conferenza denuncia al vicerè il medico sacerdote palermitano dell’omicidio dei due schiavi, che sarebbero serviti per la realizzazione delle due mummie, la penna di Montalbano descrive dettagliatamente la complicata vicenda.

Lo scrittore Salvo Montalbano

“Un’opera letteraria di pregio, che incuriosisce e stimola il lettore a scoprire una parte della nostra storia spesso trascurata da cui l’autore è riuscito a cucire un romanzo culturalmente intrigante annoverandosi di diritto– come dichiara Anna Bertino- tra i romanzi di maggiore interesse degli ultimi anni per la sua valenza storica che si snoda tra quadri narrativi a volte grotteschi e a volte di alto pregio spirituale come quando il protagonista nel corso della lettura si appresta al trapasso finale tra misteriosi giochi di potere”. Dinamico l’intervento della professoressa Liliana Nigro che stravolgendo gli schemi canonici della presentazione chiede all’autore: “Se fosse possibile, da quale dei personaggi del suo romanzo vorrebbe essere contattato e cosa gli direbbe”?

“Senza dubbio– esclama Salvo Montalbano- Don Giuseppe mi ringrazierebbe, perché della sua vita e della sua attività di medico nonostante sia stato un personaggio realmente esistito, si sa davvero poco e ricostruire questa figura che su commissione del principe Raimondo Del Sangro di Sansevero realizza i preparati anatomici rivisitati alla luce delle Cartule Sangriane, pubblicate nel 2006, non è stato semplice ma sicuramente stimolante”.

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