Cronaca

Ancora siamo al quinto mese dell’anno 2017 e si profila molto probabile la possibilità che quest’anno possa essere ricordato dai numerosissimi devoti della nostra Sant’Agata vergine e martire concittadina residenti a Catania e in tante altre parti dell’Italia come l’anno di eccezionali, prolungati e solenni festeggiamenti agatini.

   Basti pensare alle celebrazioni in onore della protomartire siciliana, dopo la grandiosa festa nell’anniversario del martirio tra gennaio e febbraio, nei mesi di aprile e di maggio, a Marostica-Bassano del Grappa (diocesi e provincia di Vicenza) con la taumaturgica reliquia del sacro Velo verginale e a Cava de’ Tirreni, in arcidiocesi di Amalfi- Cava de’ Tirreni e provincia di Salerno con la reliquia dell’unico seno conservato nello scrigno reliquiario, gelosamente custodito nel sacello della cattedrale catanese.

   La preziosa e reliquia della Mammella di Sant’Agata, eccezionalmente uscita fuori Catania, è stata accolta e venerata dagli abitanti e dell’hinterland della più popolosa città del Salernitano, Cava de’ Tirreni, con grande e devoto entusiasmo in occasione della straordinaria e molto attesa visita al celebre, insigne e monumentale santuario francescano affidato alla diligente cura pastorale dei sacerdoti dell’Ordine dei frati minori, la cui artistica basilica superiore è intitolata ai veneratissimi e popolarissimi santi Francesco da Assisi e Antonio di Padova, mentre la vasta cripta, la suggestiva chiesa ipogea, è dedicata all’Immacolata Concezione della beata Vergine Maria.

   La visita a Cava de’ Tirreni richiama a noi catanesi antichi e poco conosciuti eventi del passato legati al culto dei nostri santi compatroni concittadini, i giovani martiri Agata ed Euplio: alcune loro reliquie furono traslate a Capri e poi a Roma per volontà di Papa San Gregorio Magno passando da Cava de’ Tirreni, dove sarebbe sorta un’importante abbazia benedettina. La devozione ai nostri martiri si diffuse anche a Napoli, Amalfi, Sorrento e nel Beneventano.

   In particolare la traslazione del corpo di Sant’Euplio da Catania a Trevico, nell’Alta Irpinia in provincia di Avellino, sarebbe avvenuta intorno al 1040 allorché un contingente di soldati normanni stanziato a Salerno s’aggregò all’esercito multietnico bizantino del generale protospartario Giorgio Maniace sbarcato in Sicilia per liberare l’isola dal gioco arabo-islamico.

   Risalirebbe a quel tempo la sparizione-diaspora da Catania delle venerate reliquie dei santi Agata, Euplio e Leone il Taumaturgo. La tradizione trevicana riporta che il corpo di Sant’Euplio sia arrivato nella montuosa cittadina irpina della Baronia di Vico dove sorgeva un monastero benedettino cavense, sulla via Appia, circa nel 1040, mentre la tradizione catanese e siracusana afferma che le reliquie dei santi Agata, Lucia, Leone II vescovo di Catania e di altri due santi di Siracusa siano state traslate <manu militari> da Maniace a Costantinopoli-Bisanzio, la capitale dell’Impero Romano d’Oriente.

   Sono stati tre giorni di vera e spontanea festa agatina di popolo con tanto di caratteristiche bancarelle nel vasto piazzale antistante il santuario piene di tradizionali specialità dolciarie come il torrone di mandorle, le cassatelle di ricotta, ecc..

   La sacra reliquia -decorosamente sistemata dentro una speciale teca vitrea trasparente a tempietto e circondata di garofani bianchissimi in coppia l’addobbo floreale rosaceo (come avviene il 4 e il 5 febbraio a Catania durante i due grandiosi giri del fercolo), sulla destra del vasto presbiterio della basilica, dopo una lunga e festosa processione con la partecipazione del sindaco col gonfalone del Comune, delle altre autorità cittadine, dei vigili urbani in alta uniforme, delle confraternite cavensi nelle loro caratteristiche uniformi e guidata dal rettore del santuario fra’ Luigi Petrone e dal parroco-procuratore-delegato arcivescovile della nostra Cattedrale intitolata a Sant’Agata, il canonico metropolitano mons. Barbaro Scionti, accompagnato dal giovane e zelante maestro della vara di Sant’Agata Claudio Consoli fiero di scortare ovunque le venerate reliquie della Santa Patrona, per le vie della cittadina salernitana- è stata ininterrottamente venerata fino a notte fonda da migliaia di fedeli commossi per la partecipazione ufficiale della Chiesa di Catania all’annuale celebrazione riservata alla preghiera per le donne malate di tumore e operate al seno.

   Un momento particolarmente toccante è stata la solenne concelebrazione della s. messa votiva presieduta dall’arcivescovo di Amalfi-Cava de’ Tirreni mons. Orazio Soricelli durante la quale è stato letto un messaggio inviato da Papa Francesco.

   In conclusione, al canto, accompagnato dal potente suono dell’organo della basilica superiore, del popolare inno a Sant’Agata, chiamato del “centenario” (<Tu che splendi in paradiso…>, migliaia di fedeli sbalorditi hanno assistito allo spettacolare lancio, oscillante-altalenante lungo la vasta navata centrale, in onore della nostra protomartire, del pesantissimo e argenteo “botafumerio”, il più moderno e più grande turibolo-incensiere del mondo.

  E’ stato mons. Scionti, a chiusura della memorabile ed imponente Peregrinatio Agatae”, a presiedere la solenne concelebrazione eucaristica serale della VI domenica di Pasqua e ad intonare con gioia assieme a migliaia di pellegrini l’antico canto litugico del “Te Deum” di ringraziamento.

Antonino Blandini

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