Cultura

Il prefetto Saverio Bonomo, in previsione di attacchi aereo-navali nemici, ordinava l’intensificazione dell’oscuramento notturno di tutta la zona costiera della città, tra Ognina e la Plaia, Si trattava di una delle tante misure prese a protezione del Porto, della Stazione Ferroviaria, della Zona industriale dell’Armisi e delle Sciare Biscari. Tra i soldati al fronte e tra le popolazioni, già colpite da molti lutti, di tutta Italia i durissimi disagi dovuti al prolungarsi della guerra generavano rabbia e sconforto. A nulla era valsa la pubblicazione di una circolare dell’impopolare capo di Stato maggiore generale Luigi Cadorna rivolta all’Esercito e al popolo italiano per spiegarne le motivazioni.

Anche a Catania esplose il malumore, in modo particolare tra le donne che scendevano in piazza, chiedevano più sussidi per le loro famiglie ed invocavano il ritorno dei loro uomini dal “macello” del fronte. Il 14 maggio ad Adrano 500 donne inscenarono un dimostrazione per far sospendere le lezioni nelle scuole dove gli insegnanti avrebbero fatto firmare agli scolari e agli studenti delle sottoscrizioni per la continuazione della guerra. Ma la notizia era falsa. Anche a Biancavilla, Misterbianco e Catania, le donne scendevano in piazza per chiede la pace e diverse di loro furono arrestate.

Tante lettere anonime furono indirizzate a re Vittorio Emanuele III, ritenuto il principale responsabile della guerra, con frasi sgrammaticate, durissime e offensive che danno il tono dell’atmosfera incandescente che si era creata sopratutto dopo la chiamata alle armi per la classe 1899: “Illustrissimo Reale Re d’Italia, La ringraziamo tanto Reale Sua Maestà delle belle giovani che ha fatto morire. Reale maestà ora le diciamo che quella gran brutta di sua moglie credo che la portassero pure al macello e pure i suoi figli ce le devono fare in cento pezzi o pure a Te signor Maestà lo devono fucilare come suo padre…se ti avessimo nelle mani ti facemmo in mille pezzi”.

Antonino Blandini

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