Intervista con...

Nei giorni scorsi è stata brillantemente difesa, con massimo dei voti e dignità di stampa, presso l’Istituto Patristico “Augustinianum” di Roma, il dottorato in Teologia e Scienze Patristiche con la tesi “Nous, Logos e Pneuma: dalla filosofia greca alla teologia cristiana. Studio sulla ricezione dei termini ellenici e biblici in Giustino e Atenagora”, quanto mai impegnativa e frutto di severi studi romani di un sacerdote della diocesi di Catania di 34 anni, Alfio Cristaudo, che già ha iniziato a insegnare nello Studio Teologico San Paolo della medesima città.

Stimolato da una dissertazione sul Cristianesimo antico, ho pensato di intervistare il neodottore su alcuni contenuti del lavoro anche circa i rapporti tra Chiesa e mondo contemporaneo.

   Il suo dottorato da che cosa ha preso lo spunto?

 L’idea di affrontare questo tema è nata dalle sollecitazioni destate dalla <Lezione di Regensburg>, tenuta da Benedetto XVI nel 2006. Papa Ratzinger ritiene che l’operazione di mediazione culturale tra messaggio evangelico e cultura ellenica operata dalle prime generazioni cristiane resti vincolante per la Chiesa di tutti i tempi. Interessato alla questione della cosiddetta “ellenizzazione” del messaggio evangelico, mediante questa tesi, ho inteso fornire una base storica per contribuire al dibattito su alcune problematiche teologiche, come il rapporto tra fede e ragione, le implicazioni connesse al riconoscimento del valore universale della fede in Cristo, il rapporto con le altre religioni, la configurazione del cristianesimo come espressione della cultura europea, il valore permanente, storico o addirittura storicizzato delle categorie linguistiche adoperate nelle formulazioni dogmatiche.

   Qual è più esattamente l’oggetto di indagine della sua ricerca?

La tesi ripercorre su base filologica l’uso dei termini N.L.P. nella letteratura cristiana antica, riservando particolare attenzione agli apologisti del II sec.. La trattazione prende le mosse dalla filosofia greca, ossia dal platonismo, dallo stoicismo e dagli autori medioplatonici, per poi affrontare i primi sintomi di penetrazione della cultura ellenica nel giudaismo palestinese e soprattutto alessandrino. Una notevole sezione è dedicata alla letteratura apocrifa di stampo ereticale, in modo particolare allo gnosticismo valentiniano, proprio perché la logica della contrapposizione non di rado conduce all’assimilazione delle posizioni dell’avversario.

   Si capisce che lei con passione e dedizione ha affrontato la preparazione di un lavoro scientifico che ha comportato tanto tempo e molta fatica.

Alfio Cristaudo con il compianto prof. Manlio Simonetti, principale relatore della sua tesi, deceduto lo scorso 1 novembre 2017

La tesi ha richiesto uno studio faticoso ed ininterrotto di oltre 3 anni, con un progetto maturato lentamente dal 2011: il lavoro ha implicato la lettura e l’interpretazione paziente delle fonti originali, prevalentemente di area greca, il confronto con la letteratura scientifica già prodotta sull’argomento, quindi lo sforzo di individuare piste ermeneutiche nuove.

   Il suo ministero si dedicherà principalmente alla coltivazione della teologia. Chi è e quale ruolo svolge il teologo?

Quella del teologo si può considerare una vera e propria vocazione a vantaggio dell’intera comunità ecclesiale. Il teologo ha il compito di penetrare la rivelazione di Dio mediante un’intelligenza più profonda dei dati della fede; si tratta di continuare a raccontare l’evento di Cristo, tenendo conto di 2 poli: la Tradizione e i destinatari dell’annuncio nel mondo di oggi.

   La teologia si può considerare una scienza?

La teologia, nel corso dei secoli, si è strutturata in disciplina autonoma con un proprio statuto epistemologico: alla pari delle altre scienze, anche la teologia è animata da rigore critico, tuttavia possiede come oggetto d’indagine un evento accolto mediante la fede. Oggi, però, dopo la <primavera conciliare>, anche la teologia rischia di apparire stanca: credo che ciò sia dovuto alla perdita del contatto diretto con le fonti, anche a motivo della decadenza degli studi classici e umanistici: a ciò si aggiunge che spesso il ministero del teologo rischia di sganciarsi dal vissuto ecclesiale, cioè dal contatto diretto con la vita e i problemi della gente.

   Dopo un traguardo così importante quali progetti per il suo futuro?

Apportare il mio contributo al cammino di fede della comunità ecclesiale, in particolare della mia diocesi, mediante le attività di formazione, la ricerca e le pubblicazioni, alcune delle quali sono in cantiere. Oggi mi trovo anche a curare pastoralmente la piccola comunità “S. Maria dell’Aiuto” in Trecastagni: è un incarico che mi permette di dedicare alla ricerca gran parte del mio tempo; da quel piccolo angolo periferico, attraverso l’esperienza diretta con i fedeli, mi sforzerò di interpretare le gioie, i bisogni e le ferite della nostra società.

Antonino Blandini

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