Intervista con...

Ci siamo incontrati per caso, come accade spesso nella vita. Ci siamo trovati a parlare del vivere civile in una città caotica e spesso indifferente, delle abitudini nella nostra città e si è subito instaurato un certo feeling, ci siamo ritrovati connessi sullo stesso canale, quello della comunicazione diretta, semplice, senza inutili orpelli. Ci riferiamo all’incontro, in una trafficata piazza cittadina, con il vulcanico e poliedrico artista catanese Claudio Arezzo di Trifiletti, 43 anni, discendente di una antica e blasonata famiglia siciliana, artista in continuo divenire, che pensa ed agisce, osserva, elabora e realizza, grazie alla sua capacità di connettersi nell’immediato con tutto ciò che lo circonda, collegandosi con la natura, con gli alberi, con il soffio del vento, con i colori delle foglie e del cielo.

Claudio Arezzo di Trifiletti – “Respiro lentamente, guardo, osservo, scavalco, sento”

Claudio Arezzo di Trifiletti, attento a tutto ciò che gli accade intorno, libero dalle catene dell’approssimazione e del consumismo attuale, sorretto dalla fede cristiana e da una forte spiritualità, vive in una casa arricchita da una collezione privata di dipinti, installazioni e di tanti ricordi della sua vita. Uomo, ragazzo, strumento di un progetto che porta avanti da alcuni anni, con un cuore ed una sensibilità particolare. Da giovane era un organizzatore in discoteca, a 23 anni titolare del noto locale etneo Clone Zone, ma poi, dopo un viaggio in India, gli si è aperta una porta nell’infinito ed ha compreso che doveva seguire la strada dell’arte. Da allora è cominciato il suo frenetico cammino, la sua ricerca, il suo nuovo percorso dove tutto è colorato, dipinto, rigenerato. Per la sua arte si fa ispirare dagli oggetti, o meglio, dalle vibrazioni che questi trasmettono, dalla storia che si portano dentro.

Il Murale Mediterraneo nel parcheggio AMT R1 a Catania

Tante le iniziative, come ad esempio i diversi murales in giro per il mondo, ma la sua vera passione sono la conoscenza e la creazione di un mondo alternativo per la sua città che, spesso, si nasconde dietro un aspetto illusorio e vago. Tra le sue iniziative, in un albero di piazza Abramo Lincoln – a due passi da casa sua, – un omaggio a un grande giornalista come Tiziano Terzani, che era molto vicino al problema dell’ambiente. La particolarità della sua essenza, le sue opere ed iniziative ci hanno convinti ad incontrarlo proprio in occasione della realizzazione del Murale “Mediterraneo”, nel parcheggio AMT R1 a Catania, in via Plebiscito 747. La chiacchierata con Claudio Arezzo di Trifiletti ci ha permesso di conoscere meglio l’artista, di scoprire la sua passione per l’arte e parlare delle sue iniziative, dei suoi progetti futuri.

Come è nata la passione, il trasporto, l’amore per l’arte per Claudio Arezzo di Trifiletti?

“Cos’è l’arte ognuno la rappresenta in maniera diversa. Per molti l’arte può essere un emozionarsi di fronte un’immagine che per forza non dev’essere considerata un’opera, siamo sommersi da immagini che idolatrano un sistema fingendo di combatterlo. L’arte è missione, si può essere artisti senza fare nulla e porgendo un sorriso a chi ne farà tesoro, l’artista non è un convinto, per me l’artista è uno scopritore di nuovi mondi. La parola arte è materia, molti l’applicano a concetti banalizzando l’essenza. Impresso un ricordo di quando ero piccino, guardavo gli alberi da sotto il tronco verso l’alto, il cielo li abbracciava e una voce dentro il mio cuore mi chiedeva del mio futuro, cosa mi sarebbe davvero piaciuto, e in realtà non tutto ciò che ci piace ci rende felici, però il solo fatto di fare parte di una storia ci rende liberi di decidere e dedicarsi a quel sentiero, che parte davvero come un piccolo seme fino a divenire albero maturo. Per me l’arte è connessione, connessione è vedere attraverso il cuore, sentire attraverso il vento, cercare il più possibile di essere presenti in più dimensioni”.

Imprints malta triq ir-repubblika

Parlaci del tuo percorso di vita e di come hai iniziato a cambiare, a sentire le vibrazioni del mondo e della tua esistenza, passando dai locali e dalla discoteca ad una connessione più intima con gli altri, con il mondo… 

“Sono nato che desideravo comunicare, ero attratto sempre dal pozzo dei vicini, ero convinto dentro ci fossero i giganti, sono cresciuto con la comitiva dei miei nonni, quindi posso dire, che ho avuto molti nonni, ancora oggi a volte nelle mie preghiere cerco di ricordarli e sono davvero molti gli angeli che si spendono per la mia crescita interiore. La mia vita posso affermare è fatta di molti suoni, fotografie in movimento che resteranno indelebili. Di tutte le persone che ho incontrato, molte sono riuscite a lasciarmi davvero molto, credo di essere affamato di vita, nella sua crudità sento le varie realtà, e poi una infinita a cui tutti apparteniamo. La vita dei locali mi è servita come passaggio, da un mondo all’altro, tutto cambia quando ti svegli, la musica, i colori, lo stile, il valore del denaro, e soprattutto l’utilizzo. Prima ero devoto all’immagine ingannevole dell’uomo riuscito, seduto sul suo trono, barca, macchina, villa, casa, viaggio, vestiti, soldi, feste, felicità. Oggi l’uomo riuscito per me è colui che pensa e agisce per il bene del prossimo, della società”. 

Cosa pensi della politica, delle guerre nel mondo, della povertà e della ricchezza?   

“La politica purtroppo con l’era della televisione, dell’immagine è decaduta, vedo molti personaggi che lottano solo per il posto a costo di mettere al rogo anche i propri elettori, mi piace ricordarmi del Presidente Pertini perché ero davvero piccino. Siamo nel 2018 l’energia, l’aria, la luce, l’acqua, la terra, tutto è in mutazione, l’uomo si è trasformato, ma avverrà molto presto che apriremo quella porta e scopriremo la più potente invenzione tecnologica dei tempi, ci rivedremo e capiremo che tutto risiede in noi. Scomparirà la paura, le guerre cesseranno e i politici insieme a tutte le galere non avranno più motivo di esistere insieme alle guerre comandate per interesse occulto”.

332 ataba – egypt

Di cosa ha bisogno oggi l’uomo – in ogni parte del mondo – per vivere meglio e per ascoltare – con attenzione – ciò che gli suggerisce la natura, la terra ed il soffio del vento?

“L’uomo ha solo bisogno di ricordarsi chi è veramente, non uniformarsi ad un progetto che lo protegga, non fare parte di un sistema che lo proietta in un cartellone che sorride, ha bisogno di tornare alla natura, al beneficio di poggiare i piedi a terra, di rispettare il pianeta senza sognare di conquistare la luna. Rispettare il pianeta significa saper comprendere la vocazione di un terreno, assecondare un fiume, non sottovalutare le onde elettromagnetiche, l’impulso della luce, l’importanza del fuoco, comprendere la profondità di un oceano come parte riempita di un universo che per quanto conosciuto resta sempre profondamente misterioso”.

Parlaci dei progetti e delle iniziative che, come uomo in continua ricerca e riscoperta di se stesso, degli altri e della natura, hai portato avanti in questi anni…

“La mia prima personale si è svolta al Castello Normanno di Aci Castello, Percorso Inverso è la promessa premessa di Sorrisi Dipinti e Imprints New York che ha segnato anche la chiusura delle porte di quel regno a cui resterò sempre legatissimo. Imprints ha proseguito nel tempo, Barcellona, Berlino, Londa, Parigi, Roma, Abu Dhabi, Cairo, Amsterdam, Turchia, Malta, Grecia, Milano, Venezia e ovviamente la mia adorata Catania. Da Imprints sono nate molte opere che ho custodito insieme ad altri lavori a cui resto legato perché riconosciuti nell’anima. Corpi d’argilla dipinti d’oro, o Pace a Tutti gli ambasciatori italiani nel mondo, respira arte, ecc. Mi piace creare dei luoghi che aiutano a ricordare, magari conservando un disegno scivolato dalla carpetta di un bambino, o trovando in un rametto compagno per la campanella all’ingresso, ho riscoperto un nuovo modo di connettere storie presenti, passate, future. La Casa Museo sotto l’Etna, o anche il Clone Zone, che per natura sono distinte e separate, mantengono integro un pensiero, io esisto. Mezzanine Living è una modesta soffitta tra i tetti dei palazzi storici al centro di Catania, per me è un nido che accoglie amanti del cielo oltre il confine visivo, di sognatori che arricchiscono lo spazio attraverso un respiro condiviso. Ultimamente mi sto dedicando a creare una nuova realtà in una tenuta a Ragusa “Terre di Martorina”.

La Casa Museo sotto l’Etna

Cosa vuol dire per te vivere sulla terra, abitare su un’Isola come la Sicilia e cosa occorre ad ognuno di noi per migliorarsi?

“Per me vivere sulla terra vuol dire che è l’unica cognizione di vita che ricordo, anche se ricordo cose inspiegabili, per me vivere questa vita significa imparare e divulgare, arrivare ad esaudire quel desiderio che mi ha visto nascere, che non è assecondare quello che gli altri vorrebbero per te, ma eseguire il proprio numero nonostante non proprio tutto sia in armonia. Abitare in Sicilia per me è molto importante, ho sempre vissuto su un’isola, non a caso Imprints nasce a Manhattan. Sicily needs love come Spring in New York sono connesse da una parola a me molto cara World needs love. Ho un forte legame con l’Etna e i suoi abitanti, con la pietra e la sua aria, quando sono a Terre di Martorina guardo il cielo tra gli Iblei e Catania e mi sento felice”.

Chi è oggi, rispetto al passato, Claudio Arezzo di Trifiletti, come ti vedi e ti definisci nella vita di tutti i giorni: quali sono i tuoi passatempi, le tue letture, la tua musica preferita e cosa pensi degli animali (cani, gatti ecc.) che, sempre più spesso, ci fanno compagnia, ci capiscono e ci aiutano nel nostro cammino? Che rapporto hai con la tua città e con gli altri?

Claudio con il suo “angelo peloso”, Mia

“Claudio è sempre Claudio, se Claudio gestisse un locale come un tempo sicuramente si sentirebbe fuori luogo, appunto perché quel gestire gli è servito per viaggiare, comprendere che la forza non è arroganza, che il ticchettio di un cubetto di ghiaccio non ti può richiamare agli ordini. Non si può raccontare ciò che si era quando si è divenuti ciò che si desiderava, anche se il risultato non doveva essere ancora fare sacrifici in nome di una causa. Causa sposata e distorta forse, ma nessuno potrà mai dire che non ho sperimentato cosa significa entrare in sintonia con quella voce che molti dicono essere del vento, che ti guida anche quando trapianti un albero, il suo disegno, la sua posizione riguardo il suo avvenire. Trascorro il tempo tra il pensare e l’agire, credo aver fatto parecchio forse a modo mio, ma non importa, ho utilizzato il tempo che avevo a disposizione nella maniera che ho ritenuto più utile, lasciare la mia storia, che sia carta straccia, o vera avventura non conta, l’ho vissuta e la vivo. Quando tornavo alla chiusura dei locali, leggevo, avevo bisogno di disintossicarmi, dimenticare molte scene che appesantivano la mia mente, rivolgermi verso qual cosa di più pacifico, elevato, che mi potesse far sperare che un giorno io per primo potessi migliorare, uno tra i testi omaggiatomi in pellegrinaggio a S. Marino da un Sacerdote Bambino è stato il Poema dell’Uomo Dio di Maria Valtorta, una tra le prime serie molto rara erano tre volumi di circa 800 pagine, io lessi il terzo, quello credo fu l’ultimo libro, non ho avuto da allora tempo sufficiente o forse serenità cognitiva da non dover dedicare alla lettura della mia coscienza, andare a rileggere tutte le immagini e le cose dette magari in una intensa giornata. La musica che prediligo è la classica, la sperimentale, il suono pulito. Ho avuto in dono una splendida compagna di vita si chiama Mia ed è il mio angelo peloso. Ho uno splendido rapporto con la mia città, posso affermare empatia aldilà di contesti, mi piace la narrazione di storie improvvise, che arricchiscono questa vita di autenticità”.

Cosa pensi dei giovani, del potere, dell’amore e del sapersi dare agli altri?

“Penso che i giovani stiano vivendo l’eco andato, il potere plastico si è deteriorato, per me l’amore è abbandonarsi senza offendersi”.

Parlaci del tuo progetto Imprints, come è nato ed a cosa mira e raccontaci anche dell’esibizione contemporanea “Private collection Imprints of peace” che hai già in programma al Palazzo della Cultura di Catania dall’1 Dicembre al 6 Gennaio 2019…

Imprints è nato nel 2007 a N.Y. Un ragazzo con i propri risparmi si arma di sogni imponenti e risperimenta dopo l’India la lingua del cuore, distribuivo l’invito alla mostra alle molte centinaia di persone che salivano sul telo. Non esiste essere che non lasci le sue tracce, e quest’ultime sono la testimonianza della sua venuta su questo mondo. Infinite sono le tradizioni, le filosofie, le religioni, i costumi, che tentano di dividere il pensiero degli esseri su questa terra. Attraverso questo progetto si testimonia l’uguaglianza di tutti i presenti che calpestano la tela, che rappresenta la Terra su cui essi camminano, il “Mondo”. In una società di colori, di forme che, contrastandosi, danno luogo a storie e rappresentazioni di una realtà contemporanea che vive attraverso testimonianze dell’Essere.  Vi prego di non interrompere questo progetto che utilizza l’Arte come strumento di Pace.  Io non parlo l’Inglese, vengo dalla terra del vulcano Etna e la casa di Sant’Agata. Questi lenzuoli, testimoniano nella mia creazione, l’unione di tutti Voi che ci passate sopra. Noi tutti siamo i responsabili di questo mondo che altro non vuole che l’amore per il prossimo e il riconoscimento della Vita che ci accomuna sopra questa terra.

Private Collection Imprints of Peace è la testimonianza di oltre 120 performance che diventano portali, acrylici di dimensioni oltre un 1.50 cm. Specchio della propria anima nel sentire la testimonianza del passaggio. Energia messa in movimento attraverso lo sguardo, un racconto decifrabile nel tempo. Desidero Esporre un passaggio importantissimo documentato attraverso forme astratte che parla del mondo contemporaneo come raggio di una grande ruota. Non c’è periodo che prediligo, anche se a volte mi è capitato di essere a rischio per circostanze davvero pericolose. Dal 1 Dicembre al 6 Gennaio 2019 al Palazzo della Cultura, spero poter testimoniare alla mia città, il mio più vivo orgoglio di farne parte”.

Claudio Arezzo di Trifiletti pensa…

Dove pensi arriverà l’arte, il cammino, l’entusiasmo e la voglia di condivisione e connessione col mondo di Claudio Arezzo di Trifiletti?

“Non ambisco ad essere compreso nel mondo, quello in cui credo che in ogni parte del mondo c’è un piccolo mondo che ci appartiene, cerco solo di sintonizzarmi. Sono molto entusiasta senza darmi troppe spiegazioni, a volte sono giù e cerco di comprendere e lavorare per non esserlo, a volte anche togliendo foglie secche”.

Che messaggio vuoi lasciare, per finire, a chi ti legge, a chi ti ascolta ed a chi osserva e sente le tue opere?

“Mi piace mettere colore alla giornata che verrà”.

“Quando seguo l’istinto, conosco solo quello che sento, scriverlo sarebbe impossibile, per questo dipingo”. (Claudio Arezzo di Trifiletti)

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