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Pirandello è sempre Pirandello. Lo dico sempre, prima e dopo aver assistito ad una sua opera che, come al solito, analizza, viviseziona, raffigura l’animo umano, il ruolo che abbiamo, ognuno, nella società, nella famiglia o come ci vediamo e come ci vedono gli altri ovvero nel nostro “doppio” (quello che siamo e quello che vorremmo essere). Anche in occasione della messa in scena al Teatro Brancati di Catania (in replica sino al 17 Febbraio), con la regia di Riccardo Maria Tarci, della commedia in tre atti di Luigi Pirandello, “La signora Morli, una e due”, composta nel 1920 e ispirata dalle novelle “La morta e la viva” (1909) e “Stefano Giogli uno e due” (1910), l’emozione di avere a che fare con i temi, i meccanismi pirandelliani, è stata davvero tanta.

La protagonista Maria Rita Sgarlato

Nei tre agili atti, diretti con mano sicura da Riccardo Maria Tarci, si affronta il tema del “doppio”, con la protagonista femminile della commedia, Evelina Morli, divisa nei sentimenti tra due affetti tra loro inconciliabili: quello per il marito Ferrante da cui si è separata da molti anni e da cui ha avuto un figlio, Aldo e quello per l’attuale convivente, l’avv. Lello Carpani con cui ha costruito una nuova famiglia. La signora Morli, che si credeva una, è innamorata dell’uomo con cui convive da anni more uxorio, l’avvocato Carpani, ma si ritrova scissa in due, infatti altrettanto sinceramente ama il marito: i due uomini naturalmente non condividono questo comportamento della donna che vive la vita di due persone in una e la vorrebbero ciascuno tutta per sé, così come la vede ognuno di loro.

Per il marito, Ferrante Morli, la signora Evelina Morli è Eva, la donna con cui ha diviso un amore spensierato e felice, mentre per Lello che la chiama con la seconda parte del suo nome, è Lina, seria e rispettabile nel suo ruolo sociale. Quando il marito della signora Morli, uomo gaio, ma irresponsabile e dilapidatore, è stato costretto a espatriare per motivi d’interesse, abbandonando moglie e figlio, è stato lui, il rispettabile avvocato Carpani, ad accoglierli entrambi nella sua casa: tuttavia ella è riuscita, col proprio comportamento, per altro irreprensibile, a rientrare nella “forma” di madre e moglie – pur non moglie, non essendosi i due sposati – proba e fedele, facendo dimenticare al contesto sociale l’origine irregolare del loro legame. A turbare questo stato di cose, dopo quattordici anni di assenza, ecco ritornare il marito che attesta i meriti dell’avvocato e afferma di non pretendere nulla, riconoscendo la situazione di fatto tra il Carpani e la propria moglie. Ad entrare invece in agitazione è Lello perché con il ritorno del marito apparirà a tutti chiara l’illegittimità del riprovevole legame che egli ha con la signora Morli. La soluzione sarà quella di lasciare che il marito Ferrante se ne vada da Firenze a Roma, mentre Evelina, che continua ad amare ambedue gli uomini, rimarrà a Firenze con Titti, la figlia che nel frattempo ha avuto dall’avvocato. Assieme a Ferrante volontariamente parte il figlio avuto da Evelina, Aldo, per rimanere col padre, per obbedire a Carpani e per sfuggire ad una relazione con la moglie dell’avvocato Giorgio Armelli, socio del patrigno.

A sconvolgere quell’ipocrita soluzione sarà, però, Aldo che richiamerà la madre a Roma con l’espediente di dirsi gravemente malato. Evelina accorre dal figlio e, scoperta la finzione, non solo non lo rimprovera ma anzi accetta di buon grado l’occasione trattenendosi otto giorni a casa del marito, dove può tornare ad essere Eva, la spensierata ed allegra moglie di Ferrante così diversa da quella Lina nel frattempo diventata seria e fedele nella vita perbene che si era dovuta ricostruire accanto al Carpani, uomo posato e scrupoloso. Ferrante  vorrebbe che la moglie, ancora innamorata di lui, restasse a Roma ma Evelina deciderà di tornare a Firenze non solo per quanto deve a Lello, ma soprattutto per non abbandonare la seconda figlia Titti. Rinuncerà quindi alla sua felice e frivola spensieratezza perché più forte in lei è il suo sentimento di madre.

Gli applausi finali (Ph. Dino Stornello)

Insomma la commedia è una classica storia dagli ingredienti inconfondibilmente pirandelliani, che parla di maschera e di forma sociale, di ipocrisia ed obblighi, ieri come oggi e che coinvolge nel tema del doppio di Evelina Morli ovvero due donne in una e che racchiudono compostezza ed entusiasmo, freddezza e passione, falsità e sincerità, aspetti che il pubblico analizza, condivide le ragioni delle due donne in una ed apprezza. La commedia del drammaturgo agrigentino convince il pubblico del “Brancati” e la regia di Riccardo Maria Tarci riesce a dare estrema luce alle sofferenze, alle diversità e peculiarità dei personaggi oltre che all’attualità del tema trattato. Sulle scene di Susanna Messina (gli eleganti salotti di casa Carpani e Morli), con i costumi delle sorelle Rinaldi ed il gioco luci di Sergio Noè, la doppia moglie e’ interpretata in modo davvero egregio da Maria Rita Sgarlato, efficace nei gesti e nella particolare condizione di vivere due vite completamente diverse, i due mariti sono Filippo Brazzavente (Ferrante) e Carlo Ferreri (l’avv. Carpani). Completano il cast Daniele Bruno nei panni del figlio Aldo, Santo Santonocito (l’avv. Armelli), Anna Passanisi e Tiziana Bellassai (la moglie di Armelli ed una amica di Evelina) e Gianmarco Arcadipane (il cameriere Ferdinando). Per il Teatro della Città – Centro di Produzione Teatrale si tratta della seconda delle due messinscena del Progetto Pirandello che, ormai da anni, viene proposto come omaggio al più grande drammaturgo italiano del Novecento e premio Nobel per la Letteratura. Si replica al Teatro Brancati fino al 17 Febbraio.

SchedaProgetto Pirandello
LA SIGNORA MORLI, UNA E DUE

di Luigi Pirandello
regia Riccardo Maria Tarci
scene Susanna Messina
costumi Sorelle Rinaldi

Personaggi/Interpreti
Evelina Morli Maria Rita Sgarlato
Ferrante Morli, suo marito Filippo Brazzaventre
Lello Carpani, avvocato Carlo Ferreri
Aldo Morli, figlio di Evelina e Ferrante Daniele Bruno
Avvocato Giorgio Armelli, socio del Carpani Santo Santonocito
Lucia Armelli, sua moglie Anna Passanisi
Amelia Tuzzi, amica di Evelina Tiziana Bellassai
Ferdinando, cameriere Gianmarco Arcadipane
produzione Teatro della città

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