Cultura

Problemi di storia delle religioni antiche nelle moderne ricerche sul culto di S. Agata” è il titolo di una tesi di laurea di Liliana Lo Presti, figlia dello scrittore giornalista Salvatore, discussa 60 anni fa nella facoltà di lettere e filosofia dell’Università di Catania, relatore il prof. Santo Mazzarino. In questo lavoro, che richiama una costante periodica di pubblicazioni riguardanti la festa di S. Agata a Catania con riferimento al culto di Demetra e Core, diffuso in Sicilia in epoca greco-romana, si afferma che il culto di Demetra e Kore trovò nell’isola larga diffusione, accanto a quello di Iside: “gli elementi di questi culti, resistendo tenacemente anche al sorgere del Cristianesimo, finirono col trasformarsi in diversi culti di Santi e, a Catania, nel culto di S. Agata”.

“La sopravvivenza, sino ai tempi nostri, di tali elementi -viene affermato dalla prof.ssa Lo Presti- ha, infatti, attirato l’attenzione di alcuni eminenti studiosi di storia delle religioni i quali, però, nel fervore della ricerca sono andati oltre le loro intenzioni e a furia di sceverare la materia allo scopo di liberarla dagli elementi leggendari e dalle sovrastrutture create attraverso i secoli  dalla tradizione popolare e religiosa; a furia di raffronti e analogie, di suggestive ipotesi e di erudite considerazioni, hanno finito quasi per distruggere la personalità della Santa catanese”.

Per completezza d’informazione, riportiamo l’opinione di mons. Adolfo Longhitano, docente emerito di Diritto Canonico nello Studio Teologico interdiocesano “San Paolo”, riportata nel saggio “Il culto di S. Agata” pubblicato nel volume “Agata la santa di Catania” Editrice Velar, Gorle (BG) 1996, a cura del sacerdote e giornalista di Assisi, Vittorio Peri, anch’egli ordinario di Diritto Canonico.

Il prof. Longhitano si è posto il problema se “possiamo individuare condizioni particolari legati a culti pagani esistenti nella città di Catania”. “Sappiamo che nell’antichità fra i culti più praticati a Catania -afferma lo studioso- c’era quello delle divinità femminili Demetra (esisteva un celebre santuario nell’area dell’attuale piazza S. Francesco), Cerere e Iside. E’ probabile che anche in Sicilia il cristianesimo abbia seguito i metodo di sostituire alle antiche divinità pagane i nuovi modelli (Cristo, Maria e i santi) e che il modello femminile di S. Agata si sia imposto più facilmente anche per la preesistenza di analoghi modelli pagani”.

“Sono da considerare prive di fondamento -prosegue mons. Longhitano- le affermazioni di chi ha ritenuto di vedere nelle attuali manifestazioni esterne del culto agatino tracce delle antiche feste in onore di Iside, non solo perché non hanno il supporto di riscontri obiettivi, ma soprattutto perché l’attuale festa di S. Agata più che riflettere gli usi della primitiva comunità cristiana, ci riporta alla prassi introdotta in epoca medievale, dopo la conquista normanna”.

 Antonino Blandini 

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