SpettacoloTeatro

Il regista e direttore artistico di Fabbricateatro Elio Gimbo ha ricevuto una lettera da Eugenio Barba – regista teatrale italiano e  figura di spicco del teatro contemporaneo, noto come allievo ed amico di Jerzy Grotowski – che annuncia il suo addio come direttore del teatro che fondò nel 1964, il Nordisk Teaterlaboratorium, a Holstebro, dando vita a una delle esperienze teatrali più straordinarie della storia del Novecento, l’Odin Teatret.

Questo il testo della lettera scritta da Eugenio Barba: “Il 31 dicembre 2020 lascerò definitivamente il mio incarico di direttore del Nordisk Teaterlaboratorium a Holstebro. Il compito di coordinatore artistico sarà assunto da Julia Varley, e dal 1° gennaio 2021 la responsabilità generale sarà nelle mani di un nuovo direttore scelto dal consiglio di amministrazione.

Eravamo in cinque nel 1964, io e quattro ragazzi rifiutati dalla Scuola Teatrale di Stato a Oslo in Norvegia, tra cui Torgeir Wethal e Else Marie Laukvik che mi sono rimasti accanto. Fondammo una società per azioni e ce le dividemmo tra di noi perché la terra appartiene a chi la lavora. Ci demmo il nome di un dio nordico, Odin, che scatena le sue forze oscure per distruggere o elargire conoscenza. Eravamo un minuscolo gruppo amatoriale curioso e ingenuo. Amavamo viaggiare nel regno dei morti – la storia del teatro. Eravamo convinti che dovevamo pagare di tasca nostra per il teatro che volevamo fare. In silenzio, con un rigore da trappisti, intraprendemmo i primi passi da autodidatti verso una conoscenza che è stata anche conquista della nostra differenza.

Il regista Eugenio Barba

Nel 1966 il nostro gruppo si trasferì a Holstebro in Danimarca. I suoi politici accolsero questi giovanissimi attori stranieri sconosciuti e – eccezione nella storia d’Europa – generazione dopo generazione li appoggiarono anche quando nei primi anni la popolazione si mostrò ostile al loro modo strano di fare teatro. Holstebro divenne la nostra patria, qui nacquero i nostri figli, qui sono sepolti alcuni di noi, qui crebbero le nostre ali.

Con gli anni ci trasformammo in Nordisk Teaterlaboratorium, un ambiente internazionale di iniziative nel campo della tecnica dell’attore e dell’uso del suo mestiere nella comunità. Il teatro non si può ridurre semplicemente a uno spettacolo che si acquista con un biglietto. Il nostro mestiere possiede una dimensione i cui valori sono imponderabili, ma che lasciano tracce profonde: la qualità delle relazioni, lo sviluppo d’una micro-cultura, una pratica di laboratorio sociale in continua ricerca, un’ostinazione quotidiana che è impegno spirituale e politico, la capacità di nutrire una forza d’animo contro la spietata indifferenza della routine e dell’epoca.

Il nostro laboratorio ha aperto il cammino a numerose attività: spettacoli in luoghi non convenzionali e per le strade, pedagogia alternativa e ricerca pura, inchieste sociologiche, pubblicazione di riviste e libri, produzione di film, incontri e scambi regolari con gruppi teatrali da varie parti del pianeta, collaborazione con maestri di tradizioni asiatiche e latino-americane e della cultura afro-brasiliana. I nostri attori sono diventati registi, guide di generazioni, forgiatori di avventure: “Il ponte dei venti” di Iben Nagel Rasmussen, Transit Festival e il Magdalena Project di Julia Varley e delle altre donne nella professione, l’Odin Week Festival di Roberta Carreri, il Villaggio Laboratorio di Kai Bredholt e Per Kap Jensen, l’ISTA – the International School of Theatre Anthropology -, gli Archivi viventi dell’Odin Teatret, la pratica del teatro come baratto culturale, e la Festuge – la Settimana di Festa – che teatralizza e svela la varietà delle subculture di Holstebro.     

Oggi il Nordisk Teaterlaboratorium è profondamente radicato nella storia e nelle sfide del presente di Holstebro. Il suo ambiente comprende numerosi nuclei indipendenti diretti da artisti di teatro, studiosi e imprenditori le cui attività rientrano nella mentalità e nel modo di procedere del “laboratorio”: esplorare, attraverso l’arte dell’attore, nuove relazioni e condizioni affinché l’imprevisto avvenga.

Ancora Barba

È tempo per me di consegnare il comando, la responsabilità e l’onere delle 101 decisioni giornaliere a coloro che sapranno tenere in vita l’essenziale che io e i miei compagni abbiamo distillato durante questi 56 anni. Sono stato il direttore di un teatro che ha voluto intervenire nella realtà che ci circondava. Ho seguito la strategia dei cerchi nell’acqua. Ho gettato un sasso che sapevo come e dove scagliare. I cerchi si allargano, smuovono le cose vicine, producono minuscole correnti invisibili. Ma io che scagliai il sasso, non posso né pretendo di determinare il loro futuro.

Come una nuvola proseguo il mio viaggio. Sto provando due nuovi spettacoli con i miei attori dell’Odin. Continuerò a incontrarmi con i gruppi del Terzo Teatro. Non tralascerò le mie ricerche sulla transizione dallo spazio interiore dell’attore al suo primo gesto percepibile nello spazio condiviso con lo spettatore. Non ho eredi né ho un’eredità da lasciare. Il mio insegnamento non si trasmette né si estingue. Evapora. E cade come pioggia sulla testa di chi non se l’aspetta”.   (Eugenio Barba)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenti sul post