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Non si è per nulla fermata l’attività del Centro teatrale Fabbricateatro di Elio Gimbo e di Daniele Scalia che, nel Giardino Pippo Fava e nella Sala Giuseppe Di Martino, in via Caronda 82, dopo gli impegni di oltre tre mesi per la rassegna “Sere d’estate in giardino”, da fine Settembre hanno intensificato l’impegno per programmare i prossimi spettacoli. Ed il primo appuntamento, dopo una intensa estate, è con il debutto venerdì 8 Novembre, alle ore 21.00, con “Capitan Seniu”, commedia del 1912 di Nino Martoglio, regia di Elio Gimbo, spettacolo che verrà replicato il 9, 10, 15, 16 e 17 Novembre.
Protagonisti della pièce martogliana, adattata da Daniele Scalia, saranno Cinzia Caminiti, Franco Colajemma, Pietro Lo Certo, Gianni Nicotra, Daniele Scalia, William Signorelli, Marilena Spartà. Aiuto regia Nicoletta Nicotra, scena Bernardo Perrone, coreografie Sabrina Tellico, costumi Mario Alfino, luci Simone Raimondo. Orario spettacoli: Feriali ore 21.00 – Domeniche ore 18.00 – Ingresso spettacoli: € 10,00 Ridotto € 8,00 – Info e prenotazioni: 347.3637379.

A parlare del nuovo lavoro sono Daniele Scalia, autore dell’adattamento ed interprete ed il regista Elio Gimbo.

Daniele Scalia ed Elio Gimbo allo Spazio Fava

Con “Capitan Seniu” Fabbricateatro riprende la sua più che decennale innovazione – spiega Daniele Scaliarispetto a una vulgata teatrale interpretativa, predominante nei teatri stabili e nelle filodrammatiche, che ha privilegiato l’aspetto puramente comico della produzione martogliana, con effetti di esilarante divertimento nei migliori casi, non senza il rischio, nei peggiori, di una banalizzazione folcloristica. Eppure Martoglio fu in vita un intellettuale progressista, impegnato nel sociale, pubblicista e polemista; questo aspetto “politico” è stato ampiamente trattato dal nostro gruppo sia con l’”invenzione” di “Sperduti nel buio-‘Ntra lustru e scuru” di Nino Bellia (2018), che con la ricerca storica, basata su documenti d’archivio, sulla sua tragica morte, avvenuta il 15 Settembre del 1921, in seguito a una sua caduta nel cantiere dell’Ospedale Vittorio Emanuele, allora in corso di costruzione. Secondo i risultati dell’inchiesta giudiziaria questa morte fu accidentale, ma sussistono elementi che potrebbero rafforzare il sospetto che Martoglio sia stato ucciso per volontà di suoi nemici politici”.

Locandina

Se si leggono con più attenzione i testi martogliani, – continua Scalia – si può evidenziare come per Martoglio il comico fosse un mezzo e non un fine, non divisibile dal contesto sociale dei personaggi che ne erano portatori. Martoglio estrae il comico dalla stessa miniera da cui Verga estrae il tragico: la meccanica delle classi sociali, con tutte le annesse manifestazioni di sofferenza, di ingiustizia, di rassegnazione o di malvagità che questo motore immobile della Storia comporta. La stessa scelta di molteplici registri linguistici, dai gerghi ai vernacoli locali, all’italiano un po’ storpiato di alcuni personaggi non è canzonatura da parte dello spettatore borghese ai danni del popolano sulla scena, ma rappresentazione di una società in continua evoluzione. Come Verga, in un certo senso, Martoglio passa in rassegna le differenze di comportamento delle varie classi sociali alla ricerca del benessere, dai diseredati affamati della Civita alla piccola borghesia che ha accumulato il capitale”.

“Il protagonista di “Capitan Seniu” è un lupo di mare, – aggiunge il regista Elio Gimbo – un anziano capitano di golette ormai benestante, un “self made man”, circondato da una sorella e da due nipoti, alle prese con costanti dissapori familiari diventati ormai un modus vivendi. I quattro protagonisti, tanto gli anziani che i giovani, avrebbero tutto per essere felici: benessere, prosperità, un futuro assicurato, eppure la loro convivenza è attraversata da tensioni che sono fonte inesauribile di liti, contrasti, spaccature interne al nucleo familiare che hanno prodotto partiti trasversali alle generazioni rappresentate, zio e nipotina contro zia e nipote; accade spesso nella vita, e soprattutto nelle famiglie benestanti, che l’odio o l’antipatia nascondano misteriosamente l’amore e l’affetto, o meglio, nascano proprio da queste, le une dalle altre. Come sembra dirci Martoglio quanto più ci allontaniamo dallo stato di bisogno, dalla povertà, tanto più identifichiamo nel nostro congiunto, il nostro convivente, un rivale, un avversario; il consanguineo diventa un usurpatore del benessere che abbiamo raggiunto, un abusivo in casa nostra. In condizioni simili, molto concrete e sperimentabili nella vita di tutti i giorni, i casi sono due: o la famiglia esplode e si disgrega, oppure occorre stipulare un nuovo patto, trovare una nuova alleanza che ripristini, almeno temporaneamente, l’armonia reciproca tra singoli e tra generazioni. Questo secondo caso è proprio ciò che accade nel finale del “Capitan Seniu”.

Nino Martoglio

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