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A pochi metri di distanza dall’Eremo di S. Anna, immerso sulle verdi colline di Valverde, alla fine di un sentiero costeggiato da cipressi, nella minuscola cappella funeraria dei monaci è custodito un piccolo capolavoro, l’ultimo dipinto di una giovane pittrice tragicamente scomparsa ad Acireale nel 1913, Ginevra Bacciarello.

Il mistero circonda ancora, ad oltre 100 anni dalla morte, la fine tragica e prematura dell’artista, arrivata giovanissima, era nata ad Ancona nel 1890, ad Acireale il 29 gennaio 1912, insieme al marito, lo scultore acese Luciano Condorelli, certa che in quella piccola ma aristocratica città avrebbe potuto guadagnare gli onori di celebre pittrice. Da sempre animata da una profonda passione per l’arte, dopo il diploma all’Istituto di Belle Arti di Roma e grazie ad una formazione artistica completa e un talento non comune.

“Ginevra Bacciarello, il destino di una pittrice”, (Collana Profili d’Arte – Edizioni Kalos) figura finora trascurata è raccontata nel volume scritto da Leda Vasta con una approfondita ricerca che evidenzia come il talento della giovane donna si scontri con le prevenzioni e i pregiudizi di una cittadina di provincia. Una vicenda tragica e misteriosa, emblematica di un’artista troppo avanti per i tempi in cui visse.

“Con il mio lavoro – spiega l’autrice – ho cercato di ricostruire il suo breve percorso di formazione artistica per restituire una lettura inedita delle sue opere nelle quali, insieme ai valori formali convergono gli aspetti più reconditi della complessità interiore della Bacciarello”.

“La vita/carriera di Ginevra Bacciarello – scrive nella prefazione Giuseppe Frazzetto- è un caso evidente e doloroso d’una attitudine che oggi appare assurda: la considerazione dell’impulso artistico come fatto essenzialmente maschile (identificando femminilità e passività, perfino il ribellismo futurista si compiaceva d’appellarsi al “disprezzo della donna” – affermazione poi fustigata da Valentine de Saint-Point)”.

Argomento di estrema attualità anche il difficile rapporto con il marito che porta l’autrice a sottolineare: “Ciò che mi induce a trarre tale riflessione è che dopo la misteriosa morte della moglie egli [Condorelli] abbia omesso il cognome da nubile della pittrice sul monumento funebre in marmo da lui scolpito e collocato nel cimitero di Acireale. Mi sembra chiaro che ritenesse privarla sia dell’identità personale che di quella professionale, alla quale ella maggiormente ambiva”.

Autoritratto, 1910-1911, grafite e
gessetto, Collezione privata

Una storia inquietante ed appassionata, antica e moderna al tempo stesso, arricchita da un profondo lavoro di studio e ricerca teso al recupero della memoria andata persa di una identità artistica ed umana degna di essere ricordata come ben espresso nella prefazione da Giuseppe Frazzetto: “E, di là dalla meritoria ricerca storica, appare chiara l’intenzione di Leda Vasta: contribuire a un risarcimento etico, ridare rilievo a un’identità soffocata, negata. Scrivere in un certo senso sotto l’effige della donna artista il suo nome e cognome: Ginevra Bacciarello”.

Un volume da leggere come un romanzo, per rivivere il periodo storico e le sue contraddizioni, tra fascino, storia e mistero oltre alla rivisitazione delle opere dell’artista, documentate da numerose foto d’epoca che spingono l’autrice ad esprimere un desiderio: “Spero che a questo mio modesto contributo possa seguire una mostra virtuale e che le siano resi il rilievo e la dignità che le spettano nell’ambito del panorama artistico siciliano”.

Un epilogo doloroso che riporta ai drammatici atti di violenza contro le donne che continuano ad affliggere, quotidianamente, la nostra società: “La breve esistenza di Ginevra Bacciarello rimane un mistero insoluto, che oscilla tra un’ipotesi di suicidio e una di uxoricidio, poiché inspiegabilmente non è mai stata aperta alcuna indagine sulla sua scomparsa”.

Leda Vasta

Leda Vasta è stata docente di Storia dell’arte nei licei. All’insegnamento ha sempre affiancato una costante attività di ricerca sulla pittura ad Acireale dal XVII al XX secolo per promuovere la conoscenza e la salvaguardia del patrimonio artistico. Ha pubblicato Matteo Ragonisi, in In propria venit. Capolavori siciliani di arte sacra, catalogo della mostra (Acireale, chiesa di San Domenico, 8 dicembre 2000 – 6 maggio 2001), Catania 2001; Baldassarre Grasso, “esimio pittore acese”, in Memorie e rendiconti, Accademia di Scienze, Lettere e Belle Arti degli Zelanti e dei Dafnici, Acireale 2004. Dal 2003 suoi studi sono apparsi sul periodico catanese «Agorà». Di recente ha preso parte al Convegno delle Giornate Internazionali di Studi “La donna e l’arte” (Catania, Museo Diocesano, 9-10 ottobre 2020) con il contributo Il mestiere di pittrice nel sud Italia agli inizi del XX secolo tra istanze emancipazioniste, dilettantismo e professionalità.

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