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“Morirò con una spina nel cuore: chi non mi conosce crederà che io non abbia saputo scrivere altro che “Il Piccolo Montanaro” e la “Serenata Araba””. In una delle poche confessioni di Francesco Paolo Frontini si può leggere il timore del compositore su come il pubblico avrebbe interpretato la sua arte anche perché, a differenza di altri autori a lui contemporanei come Francesco Paolo Tosti, Frontini fu poco attratto dalla fama. Musicista di stampo verista, figlio del romanticismo, nacque a Catania nel 1860 e qui morì 79 anni dopo. La sua formazione avvenne tra il Regio Conservatorio Musicale di Palermo, nel quale venne ammesso ad appena quindici anni e il Conservatorio San Pietro a Majella di Napoli dove ottenne il diploma di composizione. Per ricordare il grande patrimonio musicale, la figura dell’uomo e dell’artista nasce la conferenza “Francesco Paolo Frontini: una gloria a torto dimentica” promossa dalla Società Catanese Amici della Musica e affidata al professore Salvatore Armando Sapienza, che avrà luogo sabato 29 ottobre alle ore 17.30 all’Istituto Sacro Cuore.

“Oggi il nome di Frontini è noto solo ai più esperti musicologi, a pochi amanti della musica e, cosa più grave, a pochissimi catanesi – spiega Sapienza, cultore delle tradizioni musicali locali –. Gli è stata intitolata una via e negli anni ‘50 un suo busto bronzeo fu collocato nel Viale degli Uomini Illustri del Giardino Bellini, purtroppo ben presto rubato, di cui oggi resta solo la stele marmorea. Nel 1957 il Teatro intitolato al Cigno rappresentò “Malìa”, su libretto di Luigi Capuana, andata in scena per la prima volta nel 1893 a Bologna ma l’esecuzione delle sue opere nel tempo si è sempre più diradata”. Un grave vuoto a cui in parte si vuole sopperire con l’impegno che la SCAM da sempre persegue nella valorizzazione degli artisti del territorio ma soprattutto grazie all’opera di diffusione del pronipote di Frontini, Pietro Rizzo, che ha messo a disposizione della comunità musicale virtuale tutti gli spartiti ereditati. Dal punto di vista quantitativo, la produzione del compositore fu vastissima. La sua attività, che va dal 1875 al 1939, conteggia: 6 opere, un poemetto lirico, 150 romanze, 5 raccolte di canti siciliani, 7 canzoni napoletane, 58 pezzi per orchestra, 38 per archi, più di 170 per pianoforte, 5 commenti musicali per teatro e 8 rimaneggiamenti e riduzioni di brani di altri compositori. Quest’uomo che poco amava la celebrità era apprezzato da grandi figure: come Giuseppe Pitrè a cui dedicò la raccolta dei canti in vernacolo “Eco della Sicilia” ma anche Jules Massenet, a cui invece intitolò la “Serenata Araba”. La musica del Novecento all’affannosa ricerca di nuove sonorità lo condannò ingiustamente all’oblio, questa vuole essere allora l’occasione per far conoscere a tutti un grande autore di cui si è ingiustamente persa memoria.

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