SpettacoloTeatro

Ricordare fatti della propria vita, episodi del passato, calarsi in una dimensione fantastica, in un ambiente ovattato, schermato, come una polverosa cantina, tra vecchi bauli, vestiti, oggetti vari, attaccapanni ed una preziosa scatola, elegante, come i vecchi oggetti di una volta, piena di fotografie che ti fanno venire in mente un pezzo di storia della tua vita e del nostro paese. Su questi temi si muove l’atto unico “Album” di circa 50 minuti, scritto ed interpretato da Concetto Venti, andato in scena lo scorso 21 gennaio al Teatro L’Istrione di Catania, per la regia di Valerio Santi, terzo appuntamento della rassegna “Cunti&Curtigghi-off, storie da cortile”, produzione Teatro L’Istrione e Teatro Ditirammu di Palermo dove ha già debuttato, lo scorso 10 novembre in prima assoluta.

Il lavoro, nato nel difficile periodo del lockdown Covid e da una rilettura delle opere di Leonardo Sciascia, vede come convincente protagonista Concetto Venti che si muove in una angusta cantina dove ritrova, per caso, una vecchia scatola di latta con le foto della sua infanzia. E da quel ritrovamento si sviluppa l’intero spettacolo ovvero una sorta di viaggio tra i ricordi della memoria che vedranno l’interprete raccontare la povertà estrema nella quale vissero i suoi concittadini, quella che spinse molti di loro a partire per la guerra ed a morire.

Ancora il protagonista in scena

Con la sua mimica e le sue assodate doti di fine interprete Concetto Venti, supportato dalla regia scorrevole ed attenta ad ogni particolare di Valerio Santi costruisce e regala al pubblico uno spettacolo ironico, leggero ed emozionante, dove attraverso alcuni oggetti di scena come scatole, una radio, vecchi giornali, vestiti e foto, si narrano aneddoti e storie d’infanzia, ripercorrendo così e ricostruendo un pezzo di storia italiana e siciliana che molti di noi ancora ricordano. Attraverso l’abilità e la simpatia dell’autore ed interprete vengono evocati così gli incontri con gli zolfatari, i tesseramenti di massa, gli aerei abbattuti durante i bombardamenti e la propaganda martellante, il fascismo e l’antifascismo, le beffe ai giovani universitari fascisti, la tristezza e la dura realtà dell’emigrazione in America. Lo spettacolo poi arriva alla fine della guerra che lascia inalterati i problemi, ovvero mantiene la lunga scia di ipocrisie, di fame e di altre morti che tutti ancora oggi riconosciamo. Emerge anche dalla piacevole pièce di Concetto Venti quel pietismo degli italiani verso i siciliani e quell’apatica arrendevolezza di questi ultimi, aspetti che ritroviamo indubbiamente anche ai giorni nostri.

Applausi convinti, alla fine, per l’autore ed interprete Concetto Venti, che incapsulato una deliziosa scenografia, come in una vecchia e preziosa cartolina, con una contenuta gestualità ed una precisa dizione e mimica, regge l’intero monologo consegnando al pubblico una gradevole serata con un grazioso salto in un passato lontano, ma mai dimenticato.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenti sul post