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Una esistenza votata al lavoro, alla famiglia, all’affermazione a tutti i costi delle proprie capacità, al sogno del successo tipico americano e che poi si rivela come un incubo, un fallimento, uno sbattere contro un muro buio di rimpianti, di stanchezza, di delusioni. Contro uno stato di consapevole debolezza del proprio essere, con un senso di rabbia e al contempo di rassegnazione. E’ questa la vita, il destino, di Willy Loman il protagonista del dramma psicologico, toccante e profondamente attuale, “Morte di un commesso viaggiatore”, universalmente riconosciuto come il capolavoro del grande drammaturgo statunitense Arthur Miller, scomparso quasi novantenne nel febbraio 2005. Rappresentato per la prima volta nel 1949, con la regia di Elia Kazan e l’interpretazione di Lee J. Cobb, “Morte di un commesso viaggiatore” è un testo che ha ottenuto un grandissimo successo sui palcoscenici di tutto il mondo, dagli Stati Uniti alla Russia, da Israele alla Cina.

Locandina dello spettacolo

La pièce, in due atti di quasi tre ore di durata, è stata proposta dall’8 al 12 febbraio al “Piccolo Teatro” di Catania, per la stagione del Teatro della Città, nella traduzione di Masolino d’Amico e con la regia di Nicola Alberto Orofino. Con la solita e profonda analisi del testo, con l’accurata scelta del commento sonoro e con un gruppo di attori che ha ben rappresentato i temi del lavoro di Miller (conflitto familiare, critica al sogno americano e responsabilità morale dell’individuo), il regista Nicola Alberto Orofino costruisce uno spettacolo agganciato ai nostri giorni, ai nostri tempi, raccontando una storia di fallimenti, in un mondo che chiude gli occhi sulle difficoltà, concentrandosi invece sulla creazione del profitto e mettendo in primo piano quel Willy Loman quale rappresentante degli scarti umani, familiari e sentimentali che produce il glorioso capitalismo. Viene quindi fuori, evidenziata dal protagonista e dalla sua famiglia e confermata dagli altri personaggi in scena, una analisi spietata, senza nessuna speranza apparente, di quell’America di ieri e di oggi, quella del sogno americano e dell’ideologia trumpista, “Make America Great Again!”, che intreccia liberalismo estremo, competitività, fanatismo, materialismo, consumismo.

Fiorino, Magistro e Bernardi – Foto Dino Stornello

Nella vicenda si raccontano gli  ultimi giorni di vita di Willy Loman, anziano commesso viaggiatore, che consuma la crisi di fiducia nel mito americano del successo alla portata di tutti. Willy è il tipico “self-made man” americano che, nonostante i numerosi fallimenti personali, ha cercato di inculcare nei  due figli, Biff ed Happy, le sue idee positive sullo spirito d’iniziativa privata. Al suo fianco, la moglie Linda che cerca con difficoltà di tenere unita una famiglia sgretolata e superare le quotidiane difficoltà di bilancio.

Lo spettacolo è strutturato con dei flash back, tra presente e passato e rappresenta, con il dramma personale di Willy, il crollo di un mondo costruito sull’illusione o sul primato dell’apparenza rispetto alla sostanza. Al centro della vicenda, in una lineare e semplice scenografia (un tavolo che diventa auto, delle sedie, una suggestiva altalena, la bandiera a stelle e strisce ed  oggetti vari) curata da Vincenzo La Mendola e con un tappeto sonoro che incrocia le tristi note di John Towner Williams, ovvero la colonna sonora del film di Spielberg “Schindler’s list” e l’inno americano “The Star-Spangled Banner” (“La bandiera adorna di stelle”), c’è Willy Loman, assediato dai figli che ha rovinato per troppo amore, dalla moglie devota e sottomessa, dal vicino di casa disprezzato, ma di discreto successo lavorativo ed infine dal ricordo del fratello che si è arricchitosi grazie ad una miniera di diamanti da lui scovata in una qualche foresta del Sud America. Quando Willy si rende conto del suo fallimento, quando viene licenziato e vede sgretolarsi il rapporto con i figli, quando rifiuta per orgoglio il lavoro offertogli dal vicino Charley, l’unico amico rimastogli, si suicida in modo che alla moglie, e soprattutto ai figli, vadano i 20.000 dollari dell’assicurazione sulla vita appena finita di pagare.

Miko Magistro e Debora Bernardi (Foto Dino Stornello)

Intriganti la regia di Nicola Alberto Orofino e l’essenziale impianto scenografico ed i costumi di Vincenzo La Mendola e soprattutto carismatica e commovente l’interpretazione di Miko Magistro che regala un Willy Loman lacerato, sofferente e sconfitto, lucido ritratto di una società allo sbando. Con Magistro poi convincono l’ottima Debora Bernardi, nel ruolo tristissimo di Linda, la moglie casalinga che cerca di comporre i dissidi familiari, Luca Fiorino e Giovanni Arezzo, nel ruolo dei figli, il fallito Biff ed il vuoto Happy, superficiale e che non vuole responsabilità e pensieri, mentre completano il cast Francesco Bernava (l’amico e vicino Charley), Santo Santonocito (l’inquietante fantasma dello zio Ben), Gianmarco Arcadipane (il secchione e poi avvocato di successo Bernard), Daniele Bruno (Howard, lo spietato datore di lavoro di Willy e Stanley), Alice Sgroi (la seducente ed ammaliante amante di Willy), Lucia Portale (la signorina Forsythe, ragazza opportunista e senza scrupoli).

Applausi reiterati del pubblico, con in sottofondo l’inno americano, per un testo tra i più importanti del teatro contemporaneo statunitense, per una messinscena coinvolgente e di straordinaria attualità e per una compagnia affiatata, ben assortita e guidata dalla apprezzatissima coppia Magistro-Bernardi.

Scheda spettacolo

Morte di in commesso viaggiatore

di Arthur Miller

Traduzione di Masolino D’Amico

Regia di Nicola Alberto Orofino

Scene e costumi di Vincenzo La Mendola

Voci fuori campo Egle Doria, Marina Demetra Doria, Arianna Garaffa, Gabriele Scalia

Con Miko Magistro, Debora Bernardi, Luca Fiorino, Giovanni Arezzo, Francesco Bernava, Santo Santonocito, Gianmarco Arcadipane, Daniele Bruno, Alice Sgroi, Lucia Portale

Produzione Teatro della Città di Catania

Piccolo Teatro della Città – Catania stagione 2022/2023- Dall’8 al 12 Febbraio 2023

Foto Dino Stornello

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