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Tesfalidet era il nome del migrante eritreo morto il giorno dopo il suo sbarco a Pozzallo. Le sue braccia magre, il viso scavato e sofferente, gli occhi pieni di dolore, , al momento del suo arrivo  pesava appena trenta chili. Dopo aver lottato tra la vita e la morte all’ospedale maggiore di Modica nel suo portafogli è stato ritrovato un foglio con un testo in tigrino, ancora intriso di salsedine, con due poesie, eccone un brano (chiaramente rivolto all’Europa):

“Non ti allarmare fratello mio, dimmi, non sono forse tuo fratello?

Perché non chiedi notizie di me?

È davvero così bello vivere da soli, se dimentichi tuo fratello al momento del bisogno?…”.

Migranti salvati dalla Guardia Costiera

L’associazione culturale Terre forti dell’attore, regista e autore catanese Alfio Guzzetta, nata nel 2007 nel quartiere catanese di Librino per fare da “ponte” fra culture diverse, fra tradizione ed innovazione, nell’ambito della festa “Insieme” per il tesseramento Auser provinciale, proporrà venerdì 10 novembre, alle ore 18, nel cortile Cgil di via Crociferi 40, a Catania, il recital spettacolo “Mare nero” di Gaetano Gullo. Lo stesso lavoro, con ingresso libero, verrà proposto il 12 novembre, alle ore 19.30, nella parrocchia San Michele Arcangelo, in via Sebastiano Catania 201.

Lo spettacolo, incentrato sul tema della migrazione, dell’approdo, della fuga verso un futuro migliore, della speranza di un domani diverso, mescola poesie, brani musicali e proiezioni video. La parte recitata è affidata al regista Alfio Guzzetta, spalleggiato da Antonietta Attardo, Letizia Tatiana Di Mauro e Orazio Patanè  e quella musicale è curata da Gregorio Lui alla chitarra e voce e Ferdinando Lui alle percussioni. Un lavoro che, in un momento particolarmente critico, affronta un argomento molto dibattuto dai media, ma spesso affrontato anche con pregiudizi e pressapochismo. Nella pièce, quindi, storie di vita, di uomini e situazioni riferite alla migrazione, di ieri e di oggi.

Il direttore artistico di Terre forti Alfio Guzzetta

“Le migrazioni – spiega il regista Alfio Guzzettasono nate con l’uomo; il popolamento del nostro pianeta è avvenuto con un ininterrotto susseguirsi di migrazioni, accadute in tempi diversi, con modalità e tipologie differenti e svariate motivazioni. L’umanità è stata ed è sempre in movimento. Spesso, dimentichiamo che anche noi siamo stati emigranti: emigrazione che ha visto l’Italia protagonista di questo dramma. Tra l’Ottocento e la prima metà del Novecento, una miriade di italiani sono stati costretti a cercare lontano una condizione di vita un po’ dignitosa. Nel 1870, il 94% dell’emigrazione siciliana era orientata verso la Tunisia. Già nel 1860, nella sola città di Tunisi, su una popolazione di circa centomila abitanti, vi erano fra  3 e 4 mila siciliani. Ma era difficile censirli tutti perché in maggioranza erano clandestini, esattamente come accade oggi in Italia”.

“Oggi, purtroppo, questo fenomeno – conclude Guzzetta – ha assunto l’apice delle sua drammaticità, una drammaticità che sembra diventare sempre più grave. Quel mare che dovrebbe essere lo spazio d’unione fra due culture che da sempre si sono integrate tra loro, diventa, purtroppo, spazio dove si compie il rito sacrificale della disperazione e che, spesso, diventa tomba per tanti anonimi numeri”.

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