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Periodicamente si torna a parlare di imposta patrimoniale, ovvero di un tributo che colpisce il patrimonio mobile e immobile di persone fisiche e giuridiche.

Con il termine patrimoniale si fa riferimento ad un provvedimento fiscale che prevede l’applicazione di un’imposta sul patrimonio di un contribuente. I beni che verrebbero assoggettati alla suddetta imposta sono: i depositi di denaro, le case, le obbligazioni e le azioni, etc.

La patrimoniale è un’imposizione contributiva che non ha alcun effetto sui redditi da lavoro. Tuttavia, influisce sul complesso di beni mobili o immobili che una persona possiede, sia in Italia che all’estero.

Cos’è l’imposta patrimoniale

La “patrimoniale” è un tipo di imposta che si basa sul valore dei patrimoni posseduti dalle persone fisiche o giuridiche. Si tratta di un’imposta che colpisce la ricchezza accumulata, a differenza delle imposte sul reddito che colpiscono i guadagni annuali. Questa tassazione può essere applicata su varie forme di patrimonio, come beni immobili, depositi bancari, investimenti finanziari o altri beni di valore.

In rete sono presenti molti portali che presentano informazioni dettagliate sulle normative fiscali, comprese le discussioni e le analisi sulle possibili implicazioni di tali imposte, come il portale Lalegge, noto per trattare argomenti legati al diritto e alla fiscalità e che ha dedicato spazio ad approfondimenti sulla patrimoniale e su altre imposte correlate.

L’imposta patrimoniale viene erroneamente definita anche con il termine “tassa”. Tuttavia i due sostantivi hanno significati completamente diversi:

  • Le tasse vengono versate dai cittadini a fronte dell’erogazione di un servizio (es. TARI, la tassa sui rifiuti urbani).
  • Le imposte sono finalizzate al finanziamento delle spese indivisibili e dunque non corrispondono ad un servizio fornito. Le somme prelevate servono a finanziare le spese pubbliche.

Le imposte colpiscono sia le persone fisiche che quelle giuridiche. Ciò vuol dire che il provvedimento fiscale non va ad influire sui redditi da lavoro, bensì sul patrimonio del contribuente.

L’imposta patrimoniale può essere sia fissa che variabile. Nel primo caso deve essere versata da tutti i contribuenti, senza alcuna eccezione. Nel secondo caso (imposta variabile) essa colpisce i contribuenti in funzione del loro patrimonio.

Per completezza, è giusto ricordare che qualsiasi tipo di imposta può essere straordinaria o periodica.

Tipologie di imposta patrimoniale

L’imposta patrimoniale può essere di diversi tipi:

  • Reale, quando colpisce solo una componente della ricchezza patrimoniale del contribuente. Ne è un esempio l’imposta patrimoniale sulla casa, ovvero l’IMU.
  • Soggettiva quando il provvedimento fiscale colpisce tutta la ricchezza del contribuente, dunque la somma del suo patrimonio mobiliare e immobiliare.
  • Ordinaria quando viene applicata con regolarità e cadenza annuale
  • Straordinaria, quando l’imposta patrimoniale è applicata una tantum e quindi in via eccezionale.

La patrimoniale e il prelievo forzoso

Lo Stato può applicare un’imposta patrimoniale a prelievo forzoso. Ciò vuol dire che il contributo fiscale viene prelevato direttamente dai conti correnti delle banche, senza che vi sia il consenso o l’autorizzazione da parte dei correntisti.

Generalmente il prelievo forzoso è rappresentato da un’aliquota sul patrimonio e dunque è proporzionale alla giacenza presente sul conto corrente.

Il prelievo forzoso è una misura poco gradita dai correntisti che subiscono passivamente una riduzione del proprio patrimonio mobile.

L’ultima volta che in Italia è avvenuto un prelievo forzoso risale al 1992. L’inserimento dell’imposta patrimoniale sui conti correnti avvenne ad opera del Governo Amato, che impose un prelievo forzoso pari al 6 per mille dei deposito bancari di tutti i cittadini italiani.

La patrimoniale di guerra

Nelle ultime settimane, a causa della crisi legata alla condizione del Paese post Covid-19 e all’invasione della Russia in Ucraina, si è registrato un aumento dei prezzi delle materie prime. In questa condizione di forte incertezza economica, qualcuno ha ipotizzato l’introduzione di una patrimoniale di guerra.

Si tratterebbe di un’imposta da applicare a tutti i cittadini con lo scopo di far fronte alle difficoltà economiche dovute all’emergenza energetica del paese (l’Italia dipende per il 60% dal gas russo).

L’ipotesi di un’imposta patrimoniale di guerra è strettamente collegata alla situazione geopolitica attuale.

La proposta è stata avanzata dal ex Presidente del Consiglio Giuseppe Conte che avrebbe suggerito di introdurre un contributo di solidarietà, che andrebbe a colpire solo alcuni settori dell’economia italiana.

Come difendersi dalla patrimoniale

Come abbiamo visto l’imposta patrimoniale può essere di diversi tipi e dunque può prevedere diversi raggi di applicazione.

La possibilità di evitare il contributo fiscale dipende proprio dalla tipologia di imposta che il Governo decide di attuare.

L’idea di un prelievo forzoso contribuisce a favorire i deflussi dai conti correnti. Al momento non ci sono sufficienti indicazioni che permettono di mettersi al sicuro, in tempo, da tale misura.

Quali sono le imposte patrimoniali attive

Sono diverse le imposte patrimoniali che i cittadini italiani sono tenuti a versare. Tra questi ci sono:

L’introduzione di un’imposta patrimoniale, sia essa straordinaria o fissa, ha lo scopo di ridurre il debito pubblico e risanare i conti. Questa necessità si presenta ogni qualvolta il paese si trova ad affrontare una situazione di crisi economica rilevante.

In queste circostanze, viene applicata una misura fissa che va ad influire sul patrimonio individuato o individuabile di ogni singolo cittadino.

Tuttavia, ci sono casi in cui l’introduzione di un’imposta patrimoniale sia volta ad incentivare i risparmiatori ad investire il loro capitale nel debito pubblico, acquistando titoli di Stato.

L’ultima proposta e le patrimoniali nascoste

Il tema delle imposte patrimoniali è tornato in auge ultimamente. L’idea di base è quella di effettuare un prelievo progressivo sui grandi patrimoni e, contestualmente, chiedere l’abolizione dell’Imu e dell’Imposta di bollo sui conti correnti e deposito di titoli.

Verrebbe introdotta un’aliquota progressiva minima dello 0,2%, sui patrimoni netti superiori a €500.000 e fino a un milione di euro. Fino ad arrivare ad una percentuale pari al 2% per i patrimoni superiori a 50 milioni di euro.

La suddetta proposta ha trovato in forte disaccordo l’opposizione e non ha mai trovato l’approvazione della maggioranza.

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