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“Anche quest’anno, con l’entusiasmo di un bambino, ho raccolto tutte le mie esigue forze necessarie per non arrendermi né alla vecchiaia con i suoi ritmi più lenti né agli acciacchi sempre più fastidiosi dei miei ottantatré anni ed ho iniziato la sacra costruzione del presepe. Lavoravo, ma qualcosa mi turbava. Mi sono detto: ma quale gioia potrei provare se mentre rispolvero i miei pastorelli chi sa quante altre donne vengono brutalmente picchiate o addirittura uccise dal proprio uomo? Se una ragazza viene giustiziata per avere indossato male il velo, se un’altra viene uccisa dai propri familiari perché voleva sposare il ragazzo che amava e non chi le imponevano? Come potrei essere felice se ho vivide negli occhi l’innocente Giulia Ceccherin accoltellata dall’ex fidanzato Filippo Turetta? Se alle immagini di morte e distruzioni della guerra tra Russia e Ucraina si sono aggiunte quelle tragiche del conflitto israelo-palestinese che mi fanno tornare in mente le catastrofiche visioni di ciò che restava della mia Napoli, la città italiana che subì il maggiore numero di bombardamenti nella seconda guerra mondiale? Quale felicità mi può trasmettere la realizzazione di un tempio o di una casetta o della grotta dove tornerà a nascere il Bambinello Gesù al freddo e, peggio ancora, al gelo dei cuori di tanti esseri umani che non hanno più alcuna umanità? Eppure ho continuato a costruire il mio presepe perché lo ritengo il più tenero messaggio d’amore di Gesù che si incarna per la salvezza e per la pace nel mondo, il più coinvolgente punto di integrazione per l’intera umanità, l’antidoto ad ogni forma di violenza.

Ho raccolto tutte le mie pur esigue forze per riuscire a realizzare anche quest’anno il presepe che per me è il vero antidoto ad ogni violenza. L’ho fatto per tutti, ma soprattutto per me, perché non voglio spegnere il mio entusiasmo di bambino né il sentimento di fratellanza che mi accompagna da sempre”.

                                                                                                                                                                               Raffaele Pisani   

Raffaele Pisani

Raffaele Pisani nasce nel 1941, è il quarto dei cinque figli di Angelo e Teresa. Trascorre i primi anni nella casa dei nonni materni, Paolo e Amalia Di Bello, che abitavano a Napoli. Nel 1947 raggiunge i genitori ad Afragola dove frequenta dalla seconda elementare alla terza media. Nel 1953 la famiglia Pisani si trasferisce definitivamente a Napoli. Raffaele invia le sue prime poesie ad E. A. MARIO. Una di queste, “Palomma ‘e primmavera”, piace particolarmente al grande poeta e compositore che la musica e la inserisce nella “PIEDIGROTTA E.A. MARIO 1960″. L’autore della “Leggenda del Piave”, “Santa Lucia Luntana”, “Tammurriata nera”, “Balocchi e profumi” e tante altre canzoni di successo internazionale, lo prende a benvolere e gli è “Maestro” fino al 24 giugno del 1961, giorno in cui E.A. MARIO, il “signor tutto della canzone napoletana” – così definito dall’esimio studioso Aniello Costagliola nel volume “Napoli che se ne va”- muore.

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