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Una possente, profonda incursione nel mondo poetico, nei versi toccanti, dai mille significati, di Santo Calì (ottobre 1918 – dicembre 1972), scrittore, poeta, narratore, saggista nativo di Linguaglossa (Catania) che ha saputo dare voce alla gente dell’Etna, alla sofferenza degli sfruttati, al dramma dell’emarginazione e dell’emigrazione, all’odio-amore per la “montagna”, fonte di vita, ma anche di distruzione. Ancora una volta, a 51 anni dalla scomparsa di Santo Calì, così come ha più volte fatto nel corso degli anni e della sua attività culturale (con “Nel silenzio lungo della notte”, “’A Muntagna” e “Rèpitu d’amuri”), il Centro culturale e teatrale Magma di Catania, diretto da Salvo Nicotra, nell’ambito dei suoi 43 anni di attività (1981-2023), ha riproposto per quattro serate (dal 12 al 15 dicembre 2023) alla Sala Magma “Nel silenzio lungo della notte” (Santo Calì secondo Salvo Nicotra), performance sanguigna che vede i quattro protagonisti (Antonio Caruso, Donatella Marù, Antonio Starrantino e Marilena Spartà), con garbo ed assoluta eleganza, affrontare, raccontare, interpretare l’ironia, la forza, la potenza provocatoria, la ribellione dei versi di Santo Calì, così intrisi di teatralità, forza delle convinzioni, delicatezza delle immagini.

…Non scrivu pi vujautri burghisi

scugghi, robots di plastica, mplicàti

tutti nta lu sistema,

unni rutedda

ngrana dintra rutedda a macinari

trofa pumpusa di ruvettu scàpulu

a lu poju…

(Santo Calì)

Per larghe linee, il lavoro ripropone – attraverso la lettura e l’interpretazione dei quattro affiatati protagonisti – gli stessi brani presenti nel copione della messinscena realizzata nel 1986 da Salvo Nicotra, alternando versi in dialetto ed in lingua ed esaltando nella sala e tra il pubblico, in una scena povera, il nero della pietra lavica e il rosso sanguigno dei versi passionali di Santo Calì.

Salvo Nicotra, Santo Calì e Antonio Caruso

In forma di lettura, la pièce riproposta a distanza di 37 anni dall’autore, regista e scenografo catanese Salvo Nicotra, è un profondo viaggio tra i versi e le prose, in lingua ed in dialetto, una sorta di ritratto, del poliedrico autore, dell’intellettuale ed attivista che riuscì ad infiammare gli animi e le vicende politiche, culturali ed umane del versante jonico-etneo. Il docente – agitatore Santo Calì è stato, con un dialetto siciliano autentico, autore di spiazzante attualità e schiettezza. “Nello spettacolo – come sottolinea lo stesso regista Salvo Nicotrasi vogliono usare le parole di Santo Calì per un grande recupero della speranza, dell’amore e degli altri valori attivi, come provocazione, come sfida davanti al generale torpore, all’abulia, all’apatia..”.

“Ho conosciuto Santo Calì – spiega Antonio Carusoattraverso i suoi scritti quarant’anni fa a Riposto e l’ho ritrovato poi qualche anno dopo grazie al Centro Magma e Salvo Nicotra che nei primi anni Ottanta aveva avuto la felicissima intuizione di creare su quegli scritti un momento di teatro di grandissima forza. Da allora, puntualmente, ho avuto il privilegio negli anni di masticare quei suoni, di bere quelle emozioni, di abbracciare con forza quelle suggestioni. Santo Calì andrebbe ascoltato sempre e a maggior ragione in tempi di magra come quelli di oggi”.

Una scena della performance – Foto Simone Nicotra

Durante lo spettacolo si possono apprezzare la commovente “Quannu iu moru venici a Schisò”, i Canti per la pace, “Non scrivu pi vujautri burghisi”, la lettera al Provveditore agli Studi con la critica nei confronti della scuola di quegli anni e tanto altro che rende assolutamente merito ad un gigante quale fu Santo Calì, doverosamente omaggiato con la ripresa di “Nel silenzio lungo della notte” dal regista Salvo Nicotra e dai quattro intensi interpreti Antonio Caruso , Donatella Marù, Antonio Starrantino e Marilena Spartà.

Applausi finali da parte di un attento e coinvolto pubblico  per una proposta che, oltre a ricordare o a far conoscere meglio l’autore e poeta Santo Calì, consente di riflettere su problemi e sentimenti di ieri sui quali ci ritroviamo a discutere nel nostro caotico presente.

Quando io muoio, vienici a Schisò
una notte d’agosto come questa,
quando, gli stridi acuti del gabbiano
trafiggono la luna fino al cuore.

Il mare viene da lontano, esala
gemiti lunghi d’amanti nascosti
sotto lenzuola di seriche alghe
e mentre li ascoltiamo, ahiahi, il piede
affonda nella rena
e non possiamo,
più fuggire per questo ci abbracciamo,
ci stringiamo impazziti, trasfusi,
stanchi ci incantiamo sulla riva
ad ascoltare la storia del mare.

E lampare che abbagliano tonnina.

(Santo Calì da “La notti longa”, 1972 – Traduzione di Lucio Zinna)

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