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Nutrimenti Terrestri di Maurizio Puglisi ha proposto lo scorso 1 e 2 marzo al “Piccolo Teatro della Città“ di Catania, nell’ambito del cartellone “Nuovoteatro” del Teatro della Città lo spettacolo socio-politico “La grande menzogna”, scritto e diretto da Claudio Fava e che vede, in circa 55 minuti, assoluto protagonista su una scena essenziale, con un tavolo, una sedia e dei manichini, un profondo e convincente David Coco che, sigaretta in mano, sguardo fiero, tra luci e ombre, veste i panni del giudice Paolo Borsellino, dialogando con il pubblico, con tutti noi e dando voce non alla solita storia della ricostruzione della morte del magistrato ma bensì – con un intenso monologo drammatizzato – ad un’invettiva, ad una tirata d’orecchie generale, ad una richiesta di verità su come e perché si è arrivati alla strage di via D’Amelio, su chi ha tramato, ha tirato le fila.

David Coco in scena – Foto Dino Stornello

David Coco, capelli brizzolati, abito scuro, cammina nervoso sulla scena continuando a fumare le “Nazionali senza filtro” (quelle con il pacchetto verde e la nave con le vele al contrario) riflettendo con rabbia, scherzando, sul fatto che lui tanto non è morto di cancro per i due pacchetti fumati ogni giorno, ma – come tutti sanno – per i 70 kg di tritolo che i mafiosi hanno piazzato in una Fia126 t rossa sotto casa di sua madre, in via D’Amelio. E’ un Paolo Borsellino, sfrontato, rabbioso, lucido, che non si arrende mai e che, dall’inizio alla fine,  parla e riflette del più grande depistaggio giudiziario della storia della Repubblica. Coco/Borsellino non racconta, come accade sempre, la storia del giudice-eroe ucciso dalla mafia assieme alla sua scorta, ma con tori rabbiosi ed ironici, sotto forma di domande e spiegazioni, da nome e cognome a quei manichini che gli fanno compagnia, che lo circondano e che sono riconoscibili per le facce che vi sono incollate (il falso pentito Vincenzo Scarantino, ladruncolo analfabeta, il procuratore di Caltanissetta Giovanni Tinebra, il capo della Squadra Mobile di Palermo Arnaldo La Barbera, ex informatore del Sisde, l’uomo forte del corpo militare, il poliziotto esperto Bruno Contrada).

Nel suo ragionamento, che scorre lineare e tagliente come la verità, Borsellino/Coco, richiama anche per svariate sfumature,  Pirandello, Sciascia e pure la dolcezza, la profondità, del maestro Franco Battiato con il suo “Summer on a solitary beach”, canticchiata in scena al ritmo di danza attorno ai manichini, ricordando proprio quel mare in cui ognuno di noi è annegato o ha desiderato farlo.

Una scena dello spettacolo “La grande menzogna”

Nel monologo si parla anche del misterioso funzionario del Sisde apparso subito dopo la strage di via D’Amelio, ancor prima delle Forze dell’ordine; della scomparsa dalla scrivania del giudice, al Tribunale di Palermo, dei suoi documenti compresa la famosa agenda rossa; della visita alla sua casa al mare con la pulizia del portacenere da tutti i mozziconi di sigarette. E si parla ancora della telefonata-confessione registrata del pentito Scarantino al giornalista Angelo Mangano e che sarebbe dovuta andare in onda su Italia Uno il 26 luglio 1995, ma che venne bloccata e sequestrata per “urgenti ragioni di giustizia” ed infine si riflette su quel processo farsa, durato cinque anni, indetto da una Corte che ha confermato l’esistenza del depistaggio e che ha visto sfilare 120 testimoni assolti tutti per prescrizione. Una vicenda, una storia, un copione senza una verità, ma con una sola certezza: quella di vedere, ad ogni fine luglio, la solita gente in lacrime che ricorda la strage di via D’Amelio, porta fiori e organizza cortei e fiaccolate in memoria del giudice-eroe Borsellino.

Un testo impreziosito dalla grande prova d’attore dall’applauditissimo David Coco e che rifiuta l’operazione di teatro pedagogico della memoria, imboccando invece la strada dell’invettiva non contro mafie e manovali mafiosi, ma bensì contro il pubblico dei vivi, dei giusti, degli addolorati, dei falsi penitenti, degli immancabili distratti. Le parole del giudice sono chiare ed alla ricerca della verità, sono rivolte a chi inventa eroi ed eroismi per non accorgersi della verità. Nel suo dialogo immaginario con lo spettatore, con tutti noi e con sua figlia Fiammetta, Borsellino/Coco tra le sue ultime battute dice che: “In questo paese fa comodo a tutti pensare che dietro la mafia ci sia solo mafia. Che le ombre sono solo macchie di luce. Che dopo ogni notte ritorna il giorno, e si porta via i pensieri storti, i sospetti, i silenzi..”.

Spettacolo che fa riflettere sulle grandi menzogne che ci hanno propinato in tutti questi anni sul rapporto Stato-Mafia, grazie al testo scomodo e necessario ed alla regia asciutta di Claudio Fava ed all’interpretazione rigorosa, sentita, di David Coco con le sue parole che pesano e che segnano le coscienze di tutti noi.

Scheda

La Grande Menzogna

testo e regia di Claudio Fava

con David Coco

Assistente alla regia Massimo Blandini

Disegno luci Antonino Caci

Scene e costumi Lydia Giordano, Iolanda Mariella

Prodotto da Maurizio Puglisi per Nutrimenti Terrestri

Piccolo Teatro della Città- Catania – Stagione Nuovoteatro -1 e 2 marzo 2024

Foto Dino Stornello

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