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Dopo “Le case dei gelsi” (2016) e “Ritratti documentati di una città invisibile” (2019), nasce, da un nuovo appassionato laboratorio, un libro corale: “L’anima dei luoghi risuona al plurale” (Incontri Edizioni), con racconti di 34 donne e uomini di Misterbianco e Motta S. Anastasia e ulteriori collaborazioni tra fotografi e disegnatrici.

In 192 eleganti pagine, il volume sarà presentato nella prestigiosa cornice del Castello Ursino sabato 04 maggio dalle ore 16,00, con la collaborazione del Comune di Catania, del Fai CT, delle librerie Cavallotto, del Liceo Coreutico “A. Musco” di Catania, del Teatro Siderurgico nell’ambito delle manifestazioni del Maggio dei Libri e del Festival della Complessità alla sua XIV Edizione.

Il laboratorio è ideato e curato da Josè Calabrò, già docente, scrittrice impegnata nel sociale ed è promosso dall’ETS Fare Stormo – Il Cerchio delle donne”.

Il progetto – già praticato nei fatti – muove da Misterbianco e da Motta e si sofferma sulla loro terra di mezzo, ricca di storie, di lotte, di progetti: i Sieli.  Lì si incontrano anche altri luoghi, verso Catania e verso Paternò, in un continuum che rappresenta già un grande polmone verde metropolitano non valorizzato.

E’ stato un fare insieme libero e “plurale”. Il plurale dei due comuni, dei narratori, dei liberi tagli narrativi, dei luoghi narrati.  Il plurale della complessità, che cerca di smontare stereotipi.

E viene detto – nei fatti – che è possibile amare i propri luoghi, come Il Piccolo Principe ama la sua rosa, che considera unica; ma, al tempo stesso, tendere l’orecchio, a sentire l’altro, mentre narra del suo diverso unico fiore. Non si nasconde che mentre si amano i propri luoghi, a volte se ne voglia fuggire, verso l’altrove. Come tanti sono fuggiti e tantissimi fuggono.

Siamo in un momento duro, molto duro, di guerre, genocidi, violenze ripetute sulle donne. E invochiamo la Pace. Il laboratorio muove da storie e luoghi vicini, di cui decide semplicemente di narrare, ma la cornice pone un nodo centrale: la necessità di tenere insieme identità e condivisione; di darsi valore, dare valore, intrecciare, venirsi incontro.

Tutto inizia con una richiesta: “Raccontiamo storie, in luoghi del cuore” e ha risposto chi scrive da sempre e chi non ha scritto mai; chi disegna, chi fotografa; chi fa percorsi naturalistici. Si è cercato, insomma, di “fare mente locale”, orientare la mente, associandola a luoghi. Orientarsi, il contrario di smarrirsi; orientarsi sull’incontro, che non ignora l’identità, anzi muove da lì. Si sono fatte: passeggiate con guida; un corso di scrittura creativa in presenza; tanti momenti partecipativi.

La visione del Genius Loci è stato un motore del progetto, in un intreccio di locale e globale; nessun luogo, nell’antica idea romana, era senza un’anima, in un mondo permeato di sacralità. In un torrente, in un fiume, in un bosco si percepiva un genio a tutela, come i Lari del focolare. Perché i “Luoghi”, dove vivendo si agisce, sono cosa diversa dagli “spazi”, considerati vuoti, privi di identità, tanto da essere sventrati, avvelenati.

Ne è nato un “quaderno di doglianze e contentezze”, in tre parti, con il focus centrale sui Sieli, che sono stati luoghi di coltivazioni, di giochi e di sogni e sono oggi scenario di abbandono e della brutta vicenda di enormi discariche che li hanno sventrati, a ridosso dei due abitati. Ma i Sieli hanno anche una storia parallela da narrare, essendo crogiolo di una pagina epica di comunità – di nonviolenza, per l’ambiente, i diritti, la salute – raccontata senza enfasi, con l’eco di parole tante volte gridate: «Misterbianco e Motta uniti nella lotta», lanciate per anni dal Comitato No discarica, con le sue mille iniziative.

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