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Uno spazio universale, una scena senza tempo e collocazione, due piani uniti da una scala, un luogo di ieri e di oggi in cui si sviluppa, tra oggetti vari (un letto, una statua venerata, una radio, un vecchio grammofono, un tavolinetto, una tv, degli abiti) una vicenda dai contorni grotteschi e drammatici ed in cui a dominare sono l’amore struggente e morboso, il desiderio irrefrenabile di scacciare la solitudine dei giorni e la violenza quasi necessaria che mette fine a tutto. Al Castello Ursino di Catania, nell’ambito di “Estate in città” e come tappa conclusiva di una tournée estiva in Sicilia, è stata proposta da “Produzioni Raffaello” e “APS Muse” con il patrocinio dell’Assessorato regionale Turismo-Sport e Spettacolo, la pièce “Phaedra” di Alberto Bassetti, con la regia di Giovanni Anfuso e con Liliana Randi e Angelo D’Agosta.

La locandina dello spettacolo

La locandina dello spettacolo

L’autore romano Alberto Bassetti ha cucito addosso ai due interpreti, Liliana Randi e Angelo D’Agosta, un testo sicuramente interessante per gli agganci al nostro quotidiano, pur nel pieno rispetto della tradizione di un mito classico come Fedra. Lo spettacolo infatti, con un allestimento intrigante, con la regia moderna ed originale di Giovanni Anfuso, regala al pubblico, in circa 60 minuti, intense emozioni, rileggendo con intelligenza il mito classico della Fedra, sintetizzando la drammaticità, la sensibilità e l’equilibrio precario dei personaggi con dei ritmi serrati.

Grazie all’interpretazione forte, autoritaria di Liliana Randi nei panni della focosa ed insofferente Fedra nel suo status di donna-moglie insoddisfatta e sola e del combattuto e docile Ippolito, reso con padronanza e determinazione da Angelo D’Agosta, lo spettacolo offre persino atmosfere leggere, quasi da commedia e che squarciano la drammaticità della vicenda con pregevoli momenti musicali impreziositi dalla straordinaria voce di Edith Piaf.

In scena, quindi, grazie all’autore, alla messinscena del regista ed alla lineare interpretazione della coppia Randi-D’Agosta una versione della “Fedra” più vicina a noi, con un linguaggio quasi contemporaneo. Liliana Randi, “Phaedra” e Angelo D’Agosta, “Ippolito”, raccontano il dramma di due personaggi complessi, moderni e alle prese con la loro fragilità ed alla fine a dominare, ieri come oggi, sono l’irrazionale e il male, l’amore, il desiderio e la violenza.

La scena finale di "Phaedra"

La scena finale di “Phaedra”

Con l’accattivante impianto scenico, i costumi di Riccardo Cappello e le musiche di Nello Toscano, lo spettacolo vede un giovane Ippolito che subisce il mito del padre Teseo, un condottiero, un generale, sempre in guerra per bramosia di primeggiare e di conquistare e che spesso torna a casa con una nuova schiava. Fedra, la matrigna di Ippolito, subisce la solitudine, la mancanza del marito, dell’amore. Nella donna nasce quindi il desiderio morboso verso Ippolito che, però, non ricambia, la respinge e quindi scatta in lei la voglia di vendetta. Si sparge la voce che Ippolito ha violentato Fedra che, intanto, si suicida e Teseo, avvisato, maledice il figlio che allontanatosi muore tragicamente. Nel finale Fedra e Ippolito, in una scena di grande pathos, si ritrovano e la donna auspica un giorno di potersi ritrovare in pace, in armonia, senza follie o atti violenti, autentico monito per tutti noi, in un momento in cui, in nome dell’amore, spesso si commettono violenze inaudite soprattutto sulle donne.

Alla fine per la pièce, per il regista e per i due interpreti, gli applausi convinti da parte del pubblico che ha potuto così godere una rappresentazione originale e di autentica attualità.  Lo spettacolo “Phaedra” sarà protagonista, dopo le varie tappe estive, di una tournée invernale a Roma, Cagliari, Firenze ed in Piemonte.

Nel video “Phaedra” al Calatafimi Segesta – Festival – Dionisiache 2016

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