Intervista con...

Pieno d’entusiasmo per il suo lavoro, per la sua vita, per la sua famiglia, Sempre pronto ad immergersi, ad iniziare nuovi progetti con la grinta, la serietà e la consapevolezza di sempre. Attore, regista, autore di teatro civile, ma anche appassionato, giocatore di rugby, ora sostenitore dei Briganti Librino. Questo e tanto altro scopriamo, conoscendo e tracciando il profilo artistico di Angelo D’Agosta, catanese del 1985, protagonista questa estate, con Liliana Randi, di “Phaedra” nella versione di Alberto Bassetti e con la regia di Giovanni Anfuso, ma anche di “Mille Miglia Lontano” con Pamela Toscano e di “Settembre 1990-Luglio 1992”. Abbiamo incontrato Angelo D’Agosta a Catania ed approfittando di una pausa nel suo frenetico lavoro, gli abbiamo chiesto di parlarci della sua attività, di se stesso, del teatro, dei suoi trascorsi come rugbysta e dei suoi prossimi impegni.

Angelo D'Agosta (Foto Nadia Avelli)

Angelo D’Agosta (Foto Nadia Avelli/OF)

Attore, autore, regista, amante del teatro di impegno sociale: quando hai sentito il richiamo del teatro, quando è nata in te questa passione?

“I miei genitori mi portavano a teatro sin da bambino, e, in un ricordo che ho, ci sono io che, seduto sulla poltrona, non riuscivo nemmeno a poggiare i piedi sul pavimento, e gli attori sul palco che mi sembravano dei giganti.  Quel giorno desiderai di diventare un gigante anche io. Mi piace pensare che tutto sia iniziato lì”.

Parlaci dei tuoi inizi e del tuo percorso artistico…

“Esordisco come regista e autore  teatrale nel 2007, a 22 anni, con lo spettacolo “Il mio nome è Medea”. Dopo la laurea nel 2008,inizio i miei studi presso la Scuola d’Arte Drammatica “U. Spadaro” del Teatro Stabile di Catania e nel luglio del 2011, conseguo il diploma d’attore. Appena uscito da scuola fondo il collettivo artistico “Officine Alijoscia” e indirizzo il mio percorso verso il teatro civile di narrazione. Grazie al lavoro fatto con Officine Alijoscia ricevo due premi: nel 2013 il premio come “Miglior drammaturgia – sezione libero adattamento” al Festival Nazionale di corti teatrali “Teatri Riflessi” e nel 2014 il premio nazionale “La Gorgone d’oro per il teatro”.

Perseguo anche un altro percorso, la costruzione ad hoc di progetti teatrali volti alla valorizzazione dei beni architettonici. Questo impegno ha prodotto due spettacoli per il Monastero dei Benedettini di Catania (Mille Miglia Lontano) e il Castello Ursino (La notte dei quadri viventi), entrambi frutto della collaborazione con Pamela Toscano e Officine Culturali. Ho intrapreso poi un cammino di crescita affiancando Giovanni Anfuso, di cui sono stato attore, aiuto alla regia (prosa e lirica), e assistente in direzione artistica per il Festival Europeo  “I-ART: Il polo diffuso per l’arte contemporanea”.

Con Pamela Toscano in "Mille Miglia Lontano"

Con Pamela Toscano in “Mille Miglia Lontano”

Qual è il genere di teatro che prediligi e di cosa si occupano i tuoi testi, cosa vogliono raccontare e comunicare a chi li legge o li vede rappresentati?

“Mi piace fare begli spettacoli, cerco di evitare quelli brutti… È una cosa impegnativa, però, si può fare. Vorrei raccontare che malgrado siamo bombardati da informazioni di ogni genere e ovunque, c’è sempre un motivo per andare a teatro”.

Quali sono oggi le difficoltà, i limiti del teatro e dell’offerta lavorativa per chi vuole fare l’attore, per chi vuole produrre un nuovo spettacolo, a Catania ed in Sicilia?

“Le difficoltà, pressappoco sono le stesse in tutti i campi. Viviamo una situazione economica difficile. Per cui, io credo, che bisogna azzerare tutto e ripartire da capo. Fare come i nostri “antenati”, i commedianti. Ripartire dal pubblico, rimettersi nel mercato, ragionare sul biglietto e da quello detrarre le spese per avere il guadagno. Chiaramente alla base di tutto ci vuole una bella idea, una bella storia da raccontare. Perché un bello spettacolo non costa più di uno brutto”.

La locandina di "Settembre 1990-Luglio 1992"

La locandina di “Settembre 1990-Luglio 1992”

Cosa prova in scena e cosa vuole oggi, secondo te, lo spettatore dall’attore o dall’autore?

“Uno spettacolo è un pò come avere ospiti a cena. Il padrone di casa deve curare tutto nel dettaglio, dalla tovaglia fino al dolce, tutto deve essere perfetto. Quindi c’è una grande preparazione prima, molto più lunga di quanto non lo sia la cena stessa. Lo spettatore è l’invitato, vuol sentirsi coccolato dal padrone di casa e alla fine della cena, vorrebbe alzarsi da tavola con la “pancia piena”; e, se l’invitato vuol ritornare, vuol dire che il padrone di casa ha fatto un buon lavoro. Ecco, credo che la soddisfazione che gli attori e gli spettatori  provano nel fare o nell’assistere a un bello spettacolo, sia paragonabile a quella di una bella cena. Anche lo spettatore vuole alzarsi dalla poltrona sazio”.

Il futuro del teatro e della nuova drammaturgia…

“Il teatro deve parlare agli uomini del suo tempo e la cosa più importante è che deve farsi capire da loro…Il futuro può avvenire solo se ci si parla”.

La locandina di "Phaedra"

La locandina di “Phaedra”

Nonostante il tuo aspetto giovanile hai alle spalle parecchia esperienza, hai esordito giovanissimo nel mondo teatrale. Cosa o quale personaggio o spettacolo ricordi con particolare piacere in questi anni d’attività?

“Da attore, per il momento il mio personaggio “speciale” è l’Ippolito che ho interpretato nella Phaedra di Alberto Bassetti per la regia di Giovanni Anfuso. Un testo scritto apposta per noi da un autore raffinato come Bassetti, in cui affiancavo una attrice di grande carisma e sensibilità quale è Liliana Randi e diretto da Giovanni Anfuso che considero il mio maestro. Poi amo tutti i miei spettacoli nei quali sono presente da autore, regista e attore, anche quelli meno fortunati. Però c’è uno spettacolo che… Nel 2012 debuttò un mio lavoro che racconta la vita di Iqbal Masih, questo spettacolo continua a girare tuttora. Ogni tanto, quando qualcuno mi riconosce per strada, mi chiede:-“Ma tu non sei Iqbal?”. Ed è bello…”.

Chi è Angelo D’Agosta nella vita di tutti i giorni, cosa fai nel tempo libero, quali i suoi hobbies?

“Angelo è un ragazzo di 31 anni, innamorato di sua moglie e dei suoi figli, che aveva un sogno da bambino e che, ogni giorno, pur di difendere questo sogno, ha puntato la sveglia alle 6.30 del mattino. Quello che faccio (il marito, il papà, il teatro) mi rende felice, non devo “staccare la spina” con un hobby.  Una volta giocavo a rugby, ma bisogna fare delle scelte e allora adesso lo guardo in tv o allo stadio… e ogni tanto mi permetto una sgambata…”.

Angelo D'Agosta rugbysta con i Briganti Librino

Angelo D’Agosta rugbysta con i Briganti Librino

Oltre attore, regista, autore, sei un appassionato di rugby ed hai giocato con i Briganti Librino che operano in uno dei quartieri più difficili di Catania. Parlaci di questa esperienza e dei tuoi rapporti con i Briganti…

“Ho avuto l’onore di essere tra i primi giocatori dei Briganti, quando ancora non avevamo un campo e capitava di allenarci in strada. Ora il campo c’è ed i Briganti sono una società con più di cento tesserati e tutte le categorie, dalle under alla serie C, la franchigia  femminile e un gruppo di Old che saranno la base per la squadra Old. C’è una parola per definire tutto questo: miracolo”.

Cosa pensi della situazione e del momento delicato dello sport a Catania e soprattutto del rugby che spesso è una opportunità di riscatto per tanti giovani delle periferie?

In campo con i Briganti e con Stefano Curcuruto

In campo con i Briganti e con Stefano Curcuruto

“Lo sport è sempre una occasione di riscatto, perché è portatore sano di valori. Allora la speranza è che progetti che nascono dal basso come quello dei Briganti possano fiorire in ogni quartiere e per ogni sport”.

A cosa stai lavorando al momento? Sogni nel cassetto, desideri ed obiettivi..

“In questo momento sono in prova con uno spettacolo sul Premio Nobel Malala Yousafzai che debutterà verso la fine di Ottobre, è una bella sfida, ma a fianco ho i compagni giusti: Yvonne Guglielmino, che interpreterà Malala e Agnese Failla, la mia fidata regista assistente. Sogni e desideri nel cassetto? Tanti… li farò uscire uno per volta”.

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